Tiro al piccione
TITOLO ORIGINALE |
Idem |
REGIA |
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SOGGETTO |
Dal romanzo di Gioise Rimanelli |
SCENEGGIATURA |
Ennio De Concini, Fabrizio Onofri, Luciano Martino, Giuliano Montaldo |
FOTOGRAFIA |
Carlo Di Palma (bianconero) |
MUSICA |
Carlo Rustichelli |
MONTAGGIO |
Nono Baragli |
INTERPRETI |
Jacques Charrier, Sergio Fantoni, Eleonora Rossi Drago, Gastone Moschin, Francisco Rabal |
PRODUZIONE |
Ajace-Euro Int. |
DURATA |
114’ |
ORIGINE |
Italia, 1961 |
REPERIBILITA' |
Homevideo/Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE | Triennio |
PERCORSI |
Fascismo Novecento/Cinema e Storia |
Settembre 1943.Il giovane Marco Laudato si arruola nelle forze armate della Repubblica Sociale Italiana. Insieme ai commilitoni partecipa ad un’operazione bellica nel corso della quale rimane ferito. Trattato come un eroe, trascorre un periodo di convalescenza in ospedale, dove conosce Anna, una signora della quale s’innamora. La parentesi sentimentale è, però, breve, perché Marco torna al suo reparto. Per la Repubblica di Salò la situazione è diventata ormai insostenibile e il crollo del fascismo e del suo alleato nazista è prossimo. Dopo aver visto i suoi commilitoni morire uno dopo l’altro oppure disertare ignominiosamente, Marco perde ogni speranza e il desiderio di combattere.
Le motivazioni che spingono Marco ad arruolarsi nelle Brigate Nere della Repubblica di Salò appaiono esili e confuse (un istintivo patriottismo, uno slancio di generoso combattentismo, un desiderio di un gruppo in grado di fornire un forte senso di appartenenza piuttosto che una convinta adesione all’ideologia fascista). In questo senso il film offre una sua risposta al perché molti giovani abbiano aderito nel 1943 ad un progetto politico sin dall’inizio votato al fallimento come quello della Repubblica Sociale Italiana, propaggine collaborazionista e subalterna del nazismo agonizzante.
L’ingenuo entusiasmo di Marco e il suo temperamento franco e spontaneo contrastano con l’ambiente squadristico in cui è inserito, segnato da un militarismo velleitario e fanatico, dietro cui spesso si nascondono ipocrisia e cinismo (l’eterna contrapposizione fra l’idealismo dei giovani e il vile opportunismo degli adulti).
Nella materna Anna e nell’amicizia virile con il vissuto Elia il giovane soldato trova forse un surrogato di figure familiari assenti. L’amara constatazione del tradimento proprio da parte di coloro nei quali aveva riposto il maggior investimento affettivo provoca in Marco una traumatica disillusione che lo lascia in una disperata solitudine.
Opera prima di Montaldo, Tiro al piccione propone un’ottica per l’epoca (siamo all’inizio degli anni Sessanta) decisamente inedita e indubbiamente anticonformista, e cioè quella della guerra civile 1943-45 vissuta dal punto di vista di un fascista repubblichino (e non, com’era allora consueto e prevedibile, di un combattente antifascista).
b) L’Italia nella Seconda Guerra Mondiale
c) La Repubblica Sociale Italiana
d) Il dibattito storiografico sui Ragazzi di Salò negli anni Novanta