Tutto l’amore che c’è

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Sergio Rubini

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Domenico Starnone, Sergio Rubini

FOTOGRAFIA

Paolo Carnera (colori)

MUSICA

Michele Fazio

MONTAGGIO

Angelo Nicolini

INTERPRETI

Sergio Rubini, Margherita Buy, Damiano Russo, Michele Venitucci, Francesco Cannito, Pierluigi Ferrandini, Marcello Introna, Antonio Lanera, Vittoria Puccini, Alessandra Riveda, Teresa Saponangelo, Gérard Depardieu

PRODUZIONE

Vittorio Cecchi Gori per CGG

DURATA

95’

ORIGINE

Italia, 2000

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE Triennio

PERCORSI

Come eravamo/Linea d’ombra

Momenti di gioventù/Condizione adolescenziale e giovanile/Individuo e Società

 

Primi amori

Amore/Condizione adolescenziale e giovanile/Individuo e Società

TRAMA

Provincia pugliese, metà anni Settanta. Un gruppo di giovani vive le esperienze tipiche dell’età e di quegli anni: la musica rock, la radio libera, gli studi universitari, la passione politica, gli amori e soprattutto tanto tempo al bar e tante vasche nelle vie del paese. Tra di essi assume un ruolo particolare Carlo, ancora sedicenne e studente al liceo, alle prese con la prima grande cotta e con un padre che lo coinvolge in dilettantesche rappresentazioni teatrali. La tranquillità di questo angolo di provincia viene rotta dall’arrivo delle tre figlie disinibite e anticonformiste di un ingegnere milanese, dipendente di un’impresa che dovrebbe aprire una nuova fabbrica nella zona. Le tre ragazze sono destinate a sconvolgere l’esistenza dei giovani del paese.     

 

TRACCIA TEMATICA

Il film affronta molteplici tematiche. Quella ambientale-sociologica, incentrata sulla dimensione di un microcosmo provinciale meridionale ripiegato in se stesso. Quella epocale, che rievoca gli anni Settanta, segnati da atteggiamenti anticonformisti nel costume e nella morale (incarnati soprattutto nelle tre ragazze venute dal nord). Quella della condizione giovanile, proposta  in quel groviglio di insoddisfazione, inquietudine e voglia di nuove esperienze che la caratterizza. Quella del conflitto genitori-figli, improntato ad una radicale mancanza di dialogo e comunicazione. Quella politica, resa attraverso la patetica figura del vecchio comunista Molotov e il riferimento al mancato decollo industriale del sud.

Ciò su cui, però, il film insiste in modo particolare è nella delineazione dell’universo mentale e comportamentale dei protagonisti (improntato al maschilismo e ad una sostanziale arretratezza culturale) sconvolto dall’apertura su nuovi orizzonti di libertà e sessualità imposta dall’arrivo delle ragazze settentrionali.

Carlo (attraverso il cui sguardo viviamo quasi tutta la vicenda) è l’unico personaggio positivo che, nel candore della propria adolescenza, non vive le laceranti contraddizioni degli amici più grandi, stretti fra l’aspirazione a sottrarsi ad un’esistenza falsa e già programmata e la difficoltà a farlo. Alla sua fuga dal paese con Lena, il film sembra affidare il proprio messaggio di speranza e di ottimismo.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Ciò che impedisce a Tutto l’amore che c’è di essere un bel film, o anche soltanto un film discreto o piacevole, è l’ambizione del progetto, che insegue troppe strade nel tentativo di offrire un quadro il più possibile onnicomprensivo di un contesto sociale ed umano che appartiene al passato prossimo. Di qui il mettere troppa carne al fuoco, appesantendo il nucleo narrativo centrale (lo sconvolgimento determinato dall’arrivo delle ragazze del nord) con troppe deviazioni, quasi a voler abbracciare tutta la realtà che c’era attorno ai giovani protagonisti. Il personaggio del padre di Carlo con la sua passione teatrale e i suoi conflitti con la moglie non riesce a inserirsi in modo convincente nella storia, così come alcuni dei componenti del gruppo di giovani amici e Molotov, sbozzati con troppa superficialità e gusto macchiettistico. I riferimenti politici e alle mode giovanili degli anni Settanta risultano, poi, superficiali e affrettati, destinati rimanere un elemento di sfondo incapace di inserirsi in modo efficace nella dinamica del racconto. Ne esce una sensazione di discontinuità narrativa e di giustapposizione di elementi che non si integrano fra di loro.     

Rimane la lodevole intenzione di affrontare un tema (la condizione giovanile nella realtà depressa del nostro meridione) in genere poco esplorato dal nostro Cinema.  

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia                                               Gli anni Settanta in Italia

Educazione musicale                     La musica pop degli anni Settanta