Rappresaglia
TITOLO ORIGINALE |
Massacre in Rome |
REGIA |
George P. Cosmatos |
SOGGETTO |
Dal libro Morte a Roma di Robert Katz |
SCENEGGIATURA |
Robert Katz, George P. Cosmatos, Lucio De Caro |
FOTOGRAFIA |
Marcello Gatti (colori) |
MONTAGGIO |
Francois Bonnot, Roberto Silvi |
INTERPRETI |
Richard Burton, Marcello Mastroianni, Leo McKern, Renzo Montagnani |
PRODUZIONE |
Carlo Ponti per Compagnia Cinematografica Champion (Roma), Les Films Concordia (Parigi), Mandala Films |
DURATA |
107’ |
ORIGINE |
Italia, 1973 |
REPERIBILITA' |
Homevideo-Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE |
Triennio |
PERCORSI |
Resistenza/Italia in Guerra Novecento/Cinema e storia |
Roma, marzo 1944, durante l’occupazione tedesca. Una trentina di soldati tedeschi rimane uccisa a causa di un’azione partigiana nella centrale via Rasella. Da Hitler in persona arriva l’ordine al comando tedesco della capitale di attuare una rappresaglia: dieci italiani per ogni tedesco ucciso. L’incarico di eseguire l’ordine viene affidato al tenente colonnello delle SS Herbert Kappler. Più di trecento italiani sono trucidati alle Fosse Ardeatine.
Oltre la denuncia d’obbligo della ferocia nazista, della necessità politico-morale dell’azione dei partigiani e delle responsabilità di Papa Pio XII (questione per altro ancora controversa in sede storiografica) il film concentra l’attenzione sulle due figure centrali di Kappler e di padre Antonelli (personaggio quest’ultimo fittizio, almeno per quel che riguarda il ruolo che assume nella vicenda).
Kappler ci viene presentato come attanagliato da una profonda lacerazione tra ciò che avverte come il dovere d’ufficiale di eseguire gli ordini e un residuo non del tutto spento di ragionevolezza che gli fa vedere tutta la brutalità e inopportunità della strage di cui è stato incaricato (il film ce lo mostra assai preoccupato, insieme al collega Dollmann, di entrare nella lista dei criminali di guerra che gli alleati stanno preparando in vista dell’imminente vittoria).
Padre Antonelli, invece, vive il dramma di un sacerdote obbligato ad assistere impotente agli orrori della guerra e all’atteggiamento di passività del Pontefice che non esperisce alcun tentativo per fermare il massacro. Alla fine sceglie di condividere il martirio delle vittime alle Fosse Ardeatine, ma il colpo di scena finale sembra funzionale ad un preciso disegno simbolico: sparando al sacerdote (che in più d’una occasione aveva cercato inutilmente di risvegliare il suo senso d’umanità) Kappler sopprime definitivamente la propria coscienza morale.
VALUTAZIONE CRITICA
Il film si trova a gestire in delicato equilibrio ricostruzione storica, dimensione psicologica e valutazione morale. Vengono privilegiati gli ultimi due aspetti, quelli che permettono di lavorare maggiormente sul piano dell’invenzione e dell’immaginazione, addentrandosi in uno scavo interiore dei protagonisti che come tale non può essere altro che ipotetico (che cosa abbia veramente pensato e provato nel profondo del proprio animo Kappler in quei tremendi momenti non è dato sapere). Lo stesso personaggio di padre Antonelli si carica quasi esclusivamente di valenze simboliche (polarità di carità cristiana e di grande senso d’umanità, in contrasto sia con la ferocia nazista, sia con la determinazione partigiana e l’opportunismo papale).
Va detto che l’ottima interpretazione di Burton e Mastroianni (specialmente il primo aderisce con misurata sensibilità ad esprimere tutte le sfumature di un soldato che avrebbe voluto combattere a diretto contatto con il nemico e invece si trova a dover fare il carnefice) rende apprezzabile la parte del film incentrata proprio su questi personaggi e il loro confronto-scontro etico-umano.
Più deludente, invece, il lato più squisitamente storico, risolto in modo piuttosto sbrigativo e schematico.
Storia a) La Seconda Guerra Mondiale
b) Roma sotto l’occupazione tedesca
c) La Resistenza a Roma e le polemiche sull’attentato di via Rasella
d) la fuga di Kappler dall’ospedale del Celio
Diritto Le convenzioni dell’Aja