Cappa e spada

Genere cinematografico incentrato sulle avventure di un protagonista particolarmente abile nel destreggiarsi con la spada e quindi in grado di imporre i principi della giustizia e della morale trasgrediti dal cattivo di turno. Il Cappa e spada abbraccia un periodo storico assai vasto, che solitamente va dal Medioevo al Settecento, ma si distingue dal genere storico perché tende apertamente a privilegiare l'immaginazione e l'invenzione rispetto alla ricostruzione storica. Lo sfondo e gli avvenimenti storici, che possono essere presenti, diventano un puro pretesto narrativo, un semplice supporto su cui inserire gesta e imprese che non hanno nulla di verosimile. I riferimenti letterari più evidenti del Cappa e spada sono essenzialmente due: come ispirazione lontana il poema epico dell'Antichità, del Medioevo e del Rinascimento, come referente esplicito la letteratura d'appendice e il romanzo storico dell'Ottocento.

Sin dall'epoca del muto Hollywood ha ampiamente sfruttato questo genere. Citiamo Il segno di Zorro di F. Niblo (1920), Robin Hood (1926) e La maschera di ferro (1929), entrambi di A. Dwan.

Coll'avvento del sonoro il genere continua a prosperare con successo. Citiamo Capitan Blood (1935) e La leggenda di Robin Hood (1938), entrambi di M. Curtiz, Il segno di Zorro di R. Mamoulian (1940) (dai quali si coglie la tendenza tipica del Cappa e spada a riproporre gli stessi personaggi), La rosa nera di H. Hathaway (1950), Scaramouche di G. Sidney (1952), Il prigioniero di Zenda di R. Thorpe (1952).

A cominciare dagli anni sessanta il genere va incontro ad una crisi che negli anni ottanta lo porta praticamente all'estinzione (non si può però non ricordare l'ironica versione di R. Lester della saga dumasiana: I tre moschettieri, 1973, e Milady, 1975). Solo nel decennio Novanta si assiste ad una parziale ripresa, più episodica che legata ad una vera e propria rinascita del genere: Corsari di R. Harlin (1994), La maschera di ferro di R. Wallace (1998).