Susan Zuccotti, United States Holocaust Museum, Washinghton
La Persecuzione degli ebrei in Italia
La persecuzione degli ebrei in Italia fu ufficialmente annunciata dal Manifesto degli scienziati razzisti il 14 luglio del 1938. Fino a quel momento, gli ebrei erano stati pienamente integrati nella società, e l’anti-semitismo in Italia era poco percepibile. Anzi, molti ebrei erano membri del partito fascista, nelle stesse proporzioni e per le stesse ragioni per cui lo erano gli italiani non ebrei. Il Manifesto colse di sorpresa molti ebrei quando dichiarò, tra le altre cose, che la popolazione dell’Italia attuale è di origini ariane [e] esiste ormai una pura razza italiana, [ma] gli ebrei non appartengono alla razza italiana. Gli studiosi contemporanei scoprono sempre più segni che l’idea della persecuzione ha cominciato molto prima del 1938. Durante gli anni 20, per esempio, Mussolini si lasciò andare a qualche occasionale dichiarazione antisemita. Durante lo stesso periodo, l’ex sacerdote Giovanni Preziosi, nazionalista e fervente fascista, pubblicò il suo giornale antisemita, La Vita Italiana, senza avere però un grande seguito. Recentemente lo storico italiano Giorgio Fabre ha sostenuto che quando Mussolini si avvicinò sempre più a Hitler nel 1934 , non solo egli (Mussolini) aveva già fatto tradurre e pubblicare il Mein Kampf in Italia ma addirittura aveva dato inizio a un segreto programma antisemita. Michele Sarfatti si è imbattuto in altri segni di un crescente razzismo italiano al tempo dell=invasione dell=Abissinia da parte delle truppe italiane nel 1935. Non bisogna dimenticare che ci furono in Italia altre importanti pubblicazioni antisemite tra il 1936 e il 1937. Malgrado tutto questo, le testimonianze di molti ebrei italiani esprimono la grande sorpresa e lo shock che il Manifesto degli scienziati italiani del luglio 1938 causò loro. Forse essi avrebbero dovuto avere una premonizione, ma molti non la ebbero. La prima serie di leggi antiebraiche uscì [no italics] in settembre. Proprio prima dell’arrivo dell’autunno, il governo annunciò che nessun ebreo avrebbe potuto insegnare nelle scuole statali o frequentare queste scuole come studente (ad eccezione degli ebrei già iscritti nelle università, a cui era stato concesso di finire i corsi di studio). Sempre in settembre fu decretato che tutti gli ebrei stranieri che erano diventati cittadini italiani dopo il 1 gennaio del 1919 avrebbero perso la loro cittadinanza, e che quei 10.000 ebrei stranieri presenti nella nazione avrebbero dovuto andarsene entro i successivi sei mesi. Due mesi dopo, i matrimoni tra ebrei e non ebrei venivano proibiti. Allo stesso tempo veniva anche proibito agli ebrei di coprire incarichi amministrativi nelle società, di possedere terreni sopra un certo valore, di servire nell=esercito, di assumere domestici italiani non ebrei, e di far parte del partito fascista. Agli ebrei fu anche proibito il lavoro nelle banche, nelle società assicurative, e nella pubblica amministrazione sia statale che comunale. Per legge furono definiti ebrei tutti i figli di due genitori ebrei, anche se i loro genitori si erano convertiti, oppure i figli di un genitore ebreo e di un genitore non ebreo che non fossero stati battezzati sin dalla nascita o prima del 1 ottobre del 1938 . Una politica di esenzione da alcune ma non da tutte queste leggi antiebraiche fu stabilita per certe categorie di eroi di guerra e per individui che avevano servito lo Stato oppure la causa fascista. Coloro che volevano essere esentati dovevano subire una umiliante procedura di richiesta di esonero. Se esentati (in questo caso venivano chiamati Adiscriminati), potevano allora tenere le loro proprietà anche se comunque,. non potevano lavorare più né nelle banche né nella pubblica amministrazione, né tanto meno potevano insegnare o mandare i loro figli alle scuole pubbliche. [I think this is correct. The sense is: AIf exempted (in that case they were called Adiscriminati@), they could keep their property, although they still could not work in banks or in public administration or teach or send their children to the public schools.@
Nei mesi successivi, molte altre misure antiebraiche furono decretate sia a livello nazionale che locale. Il 29 giugno del 1939, per esempio, a tutti gli ebrei dell’intera nazione fu proibito esercitare il notariato, e solo i Adiscriminati potevano lavorare come giornalisti, medici, farmacisti, veterinari, avvocati, ingegneri, architetti, chimici, agronomi e matematici. Quelli che non erano Adiscriminati potevano esercitare la legge o la medicina solo per clienti ebrei. Per di più, gli ebrei non potevano né possedere una loro propria radio, né pubblicare libri o necrologi sui giornali, né tenere pubbliche conferenze, né far mettere il loro nome sugli elenchi telefonici, né andare in vacanza in luoghi popolari. A Roma, un decreto locale aveva persino revocato la licenza ai robivecchi e ai venditori di vestiti usati.
È importante capire che, contrariamente a quanto è stato scritto, le leggi antiebraiche furono estremamente dure, e che, col passare del tempo, molte, se non tutte, vennero rigorosamente applicate. Ancora oggi si può leggere, invece, che non furono dure, e che furono ignorate da quasi tutti. Esaminiamo entrambe queste dichiarazioni.
New Para. A proposito della durezza, può essere utile comparare le leggi antiebraiche italiane con quelle imposte dal regime di Vichy in Francia nell’ottobre del 1940 e nel giugno del 1941. Le leggi francesi non proibirono mai i matrimoni misti contrariamente a quanto accadde in Italia. Le leggi francesi non proibirono agli studenti ebrei di frequentare le scuole primarie e secondarie; imposero un numero chiuso ma mai proibirono a tutti gli ebrei di frequentare le università. Mai con un unico provvedimento le leggi francesi privarono della cittadinanza tutti gli ebrei che la avevano acquistata dopo la Prima Guerra Mondiale. (Venne creato un comitato per rivedere alcuni stati di cittadinanza, e ad alcuni stranieri ebrei e non ebrei, ma non a tutti, la cittadinanza venne revocata). Infine, le leggi antiebraiche francesi inizialmente non pretendevano che tutti gli ebrei stranieri lasciassero il paese (sebbene nell’ agosto 1942 il comportamento francese fosse diventato molto più duro di quello italiano, quando circa 11.000 recenti? [yes, since 1936] rifugiati ebrei furono arrestati nel territorio non-occupato, consegnati ai tedeschi nel nord, e deportati ad AuschwitzN Riguardo al secondo punto, si sbagliano anche molti testimoni e molti storici che sostengono che le leggi antiebraiche italiane non furono applicate. Alcune affermazioni relative a una non applicazione possono essere condivise.[does this mean accepted, or agreed upon?] Per esempio, Klaus Voigt ha fatto notare l’incoerente politica di un governo che aveva richiesto che circa 6.500 ebrei stranieri lasciassero il paese ma che allo stesso tempo aveva permesso ad un consistente numero di altri rifugiati ebrei di transitare sul territorio o di entrare in possesso di un visto turistico. Anche, alcuni avvocati ebrei italiani e altri professionisti hanno scritto che essi continuavano a praticare le loro professioni di nascosto, usando i nomi dei loro colleghi non ebrei Ma per la maggior parte, le leggi vennero applicate fino in fondo. Solo poche settimane dopo l’emanazione delle leggi del 1938, per esempio, quasi 200 insegnanti ebrei, 400 impiegati pubblici [, 500 impiegati privati, 150 militari e 2.500 lavoratori avevano perso il loro lavoro. Circa 1.000 studenti ebrei nelle scuole secondarie e 4.400 nelle scuole elementari furono obbligati a lasciare la scuola, per frequentare altrove scuole per soli ebrei. Ci sono molti altri esempi della rigida applicazione delle leggi antiebraiche. Nella provincia di Cuneo, come dimostra Adriana Muncinelli nel suo studio, c’erano molti amministratori sia nel campo della pubblica istruzione sia in altri settori che si impegnarono con grande zelo per snidare chiunque potesse essere considerato ebreo. Enormi proprietà, imprese, e negozi di ebrei furono confiscate o assegnate a responsabili non ebrei. Gli autori ebrei si accorsero che le loro pubblicazioni erano state rimosse dagli scaffali delle librerie a causa dell’intervento di coscienziosi censori.
In verità, tutte le misure antiebraiche che riguardavano la vita pubblica furono applicate con zelante rigore da meschini burocrati. Una discreta evasione era possibile solo di nascosto. Anche la politica di esenzione era gestita in maniera restrittiva . Verso il 15 di gennaio 1943, l’Ufficio Demografico e della Razza del Ministero degli Interni aveva esaminato 5.870 proposte. Di queste, ne furono approvate 2.486 e rifiutate 3.384.
Una nuova fase nelle persecuzioni degli ebrei in Italia arrivò nel giugno del 1940, quando Mussolini entrò in guerra a fianco dei tedeschi. A questo punto, la polizia italiana prese ad arrestare migliaia di ebrei stranieri, all’inizio [omit comma after inizio] soprattutto uomini. Nei mesi successivi, la polizia inviò ai campi di internamento o alla residenza forzata anche numerose donne e bambini. Solo a Ferramonti, nella provincia di Cosenza, circa 2.016 persone furono internate nell= agosto del 1943.
New Paragraph here: Un altro esempio della persecuzione degli ebrei in Italia fu il decreto del 6 maggio del 1942 secondo il quale tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 55 anni dovevano registrarsi per il lavoro forzato, anche se erano discriminati. Abbiamo qui finalmente una misura che non venne applicata troppo seriamente. Delle 15.517 persone registrate, solo 2.038, ossia il 13%, lavorò effettivamente. Per la prima volta nella storia della persecuzione fascista degli ebrei, si è cominciato a vedere una palese simpatia per gli ebrei da parte della popolazione non ebrea
Il comportamento del personale diplomatico e militare nei territori occupati dagli italiani nella Croazia, nel sud della Grecia, e nel sud-est della Francia è così complesso e ambiguo che qui posso trattare il soggetto solo brevemente. Però devo menzionarlo, solo per mostrare quanto complicata sia questa questione della persecuzione degli ebrei in Italia. Come ben si sa, le autorità italiane, nei territori occupati, protessero gli ebrei B addirittura quelli che non erano nemmeno cittadini italiani B dalle continue richieste tedesche per la loro deportazione (e nel caso della Francia del sud, le richieste venivano anche dagli ufficiali di Vichy). Inoltre, sempre nei territori occupati, queste stesse autorità italiane erano perfettamente a conoscenza che Mussolini aveva dichiarato di essere d’accordo con le richieste tedesche. E ancora, si dovrebbe sottolineare che le autorità italiane in Croazia, in Francia, in Grecia, erano i rappresentanti di uno Stato ufficialmente antisemita. In Italia, essi avevano visto i loro amici ebrei italiani, i colleghi dell’esercito e dei corpi diplomatici, essere letteralmente cacciati dai loro impieghi, e non avevano potuto fare niente, per lo meno in pubblico, per aiutarli. Anche in Croazia le autorità italiane erano state spesso coinvolte in terribili azioni contro i partigiani antifascisti. Perché dunque agirono così diversamente nell’aiutare gli ebrei, che non erano nemmeno italiani, e certamente non erano né amici né colleghi?
Ci sono sicuramente differenti spiegazioni per questo tipo di comportamento. Dopo la seconda metà del 1942, il personale militare e diplomatico italiano aveva senza dubbio capito che gli ebrei deportati ad est venivano trucidati. Essi capirono anche che Italia e Germania avevano ormai perduto la guerra, e non volevano condividere con i tedeschi dopo la guerra la terribile responsabilità del genocidio. Per di più, gli ufficiali italiani nei territori occupati non vedevano di buon occhio gli abusi di potere da parte dei tedeschi e dei francesi e per questo, molto spesso, erano disgustati dei loro opprimenti alleati: erano pertanto decisamente poco propensi a farsi comandare dai tedeschi e dai francesi di Vichy. Ma in ultima analisi, bisogna riconoscere un forte elemento morale nel loro comportamento. È vero che questi ufficiali italiani avevano accettato la politica antisemita del loro stesso governo. Ma dobbiamo riconoscere che c’è una grossa differenza tra assistere impassibili quando uomini innocenti perdono il loro impiego, e non intervenire quando gli stessi innocenti uomini, donne e bambini stanno per essere massacrati. È ipotizzabile che l’impassibilità di fronte alla persecuzione meno grave abbia contribuito a un livello maggiore di persecuzione, ma ciò non significa che coloro che assistevano alla persecuzione iniziale non potessero dire di no quando la persecuzione voleva dire la morte.
Giungiamo ora al momento cruciale nella storia della persecuzione degli ebrei in Italia [no comma after Italia] tra il 1938 e il 1945. Il 25 luglio del 1943, il Re Vittorio Emanuele III destituì Mussolini dalla carica di Primo Ministro e lo sostituì con il maresciallo Pietro Badoglio. Badoglio annunciò immediatamente alla nazione che la guerra sarebbe continuata, ma di nascosto cominciò a negoziare un armistizio con gli Alleati. L’8 settembre 1943 il generale Dwight David Eisenhower e Badoglio annunciarono che l’armistizio era stato firmato: i tedeschi invasero immediatamente l=Italia. Iniziarono così in una sola volta le atrocità e le deportazioni degli ebrei. Il primo treno carico di deportati lasciò Merano il 16 settembre, portando 35 ebrei prima a Reichnau in Austria e poi ad Auschwitz. Di questi una sola persona ritornò a casa. Il giorno precedente le SS avevano invaso hotel, pensioni e case private in bellissimi luoghi di soggiorno lungo il Lago Maggiore, alla ricerca di ebrei. Nei giorni che seguirono, 54 di questi vennero uccisi sul posto, tra cui molti bambini e anziani. Alcune delle vittime furono uccise con un colpo di pistola e gettate nel lago. Altre invece furono direttamente annegate. A Novara, il 17 settembre altri due ebrei furono assassinati. Il 18 settembre, 349 rifugiati ebrei che avevano attraversato le Alpi dal sud est della Francia verso la provincia di Cuneo, appena dietro l’esercito italiano che si stava ritirando, furono arrestati dalle SS e trasportati in carcere. Successivamente, il 21 di novembre, furono deportati di nuovo in Francia e infine spediti ad Auschwitz.
In ottobre e novembre si ripeterono altre atrocità e retate B un’azione contro gli ebrei a Trieste il 9 ottobre, una retata di 1.200 ebrei a Roma il 16 ottobre, irruzioni e arresti a Firenze, Milano e Genova in novembre, solo per menzionare alcuni casi.
Fino alla fine di novembre, molte di queste atrocità furono promosse solo dalle SS tedesche, con una scarsa partecipazione da parte italiana. Però, durante lo stesso periodo, i tedeschi (liberarono) [I think this verb is OKBthe idea is that they freed him, but of course he was then in their power, not totally free] Mussolini [maybe add this--from the detention center where Badoglio was holding him] e lo fecero diventare una specie di dittatore fantoccio della nuova Repubblica Sociale Italiana, meglio conosciuta come Repubblica di Salò. Verso la metà di novembre, Mussolini si era organizzato abbastanza bene da poter iniziare una vera e propria partecipazione italiana nella persecuzione degli ebrei. Il 14 di novembre, i delegati del partito fascista che si erano riuniti a Verona approvano un manifesto che, tra le altre cose, dichiarava : gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica. Ancora si potrebbe ricordare che il regime francese di Vichy non aveva mai negato la cittadinanza francese a tutti gli ebrei. Poi, la sera del 30 novembre, venne trasmessa alla radio l’ordinanza di polizia numero cinque. La polizia e i carabinieri di tutta Italia avevano lo specifico ordine di arrestare tutti gli ebrei nella nazione, anche quelli che precedentemente erano i nondiscriminati, e di internarli in campi di concentramento in Italia. Le loro proprietà e i loro possedimenti dovevano essere confiscati. Tutte le persone nate da matrimoni misti ma considerate Ariane dalle leggi anti-ebraiche dovevano essere tenute sotto particolare osservazione. Dieci giorni più tardi, l’ordinanza fu leggermente emendata. Gli ebrei che erano gravemente ammalati o sopra i settant’anni o membri di famiglie miste che includevano anche coniugi ebrei, non dovevano essere arrestati. Da questo momento anche le forze della pubblica sicurezza della Repubblica di Salò furono coinvolte non solo nella persecuzione degli ebrei in Italia, ma anche nella Shoah.
È vero che l’ordinanza di polizia numero cinque non aveva specificato che gli ebrei arrestati e internati stavano per essere deportati, ma, diversamente da quello che era successo nei territori italiani occupati, gli ufficiali italiani della Repubblica di Salò non fecero niente per impedire che questo succedesse. La polizia italiana arrestò ebrei dappertutto nell’Italia occupata, e quasi tutti furono spediti prima a Fossoli, di cui sentirete parlare domani, e poi ad Auschwitz. Durante l’intero periodo di occupazione tedesca in Italia, almeno 6.800 ebrei furono deportati B circa il 15% dela popolazione ebraica che nel 1943 contava 37.100 italiani e 8.100 stranieri. I responsabili di queste tragedie furono in gran parte la polizia italiana, i carabinieri, e gli attivisti fascisti. Non dobbiamo nemmeno dimenticare le molte atrocità extra-legali perpetrate da fanatici fascisti nei confronti degli ebrei durante l’occupazione tedesca. Vi furono numerosi italiani non ebrei che, a volte per qualche soldo, a volte per convinzione ideologica, diventarono delatori. Altri cittadini invece si unirono ai gruppi paramilitari e furono responsabili di atrocità nei confronti dei partigiani e degli ebrei. Di queste atrocità, mi sia [is this correct?? The idea is that I have in this essay I have time only to cite one example of many] permesso citare solo un esempio. La sera del 25 aprile del 1945, alla vigilia della liberazione dell’Italia, un gruppo di miliziani fascisti che fuggivano verso la Germania (proprio davanti ai partigiani e alle truppe alleate) si fermarono a Cuneo dove ebbero sufficiente tempo per prelevare sei ebrei dalla prigione locale. In un insensato atto di vendetta, trasportarono i prigionieri con un camion sotto il principale ponte della città dove li massacrarono tutti.
Per concludere: questo mio saggio ha cercato di spiegare che il governo fascista, sopratutto, e una piccola parte della popolazione italiana, erano attivamente coinvolti nel programma di distruzione degli ebrei in Europa. Questo fatto non deve mai essere dimenticato.
Allo stesso tempo, non mi sono occupata dei molti italiani che hanno aiutato gli ebrei. Ho infatti affermato altrove, e sopratutto nel mio libro sull’Italia, che, in Italia, la percentuale di popolazione non ebraica disponibile verso gli ebrei è stata molto alta. Molti italiani si sono dimostrati non solo indipendenti e scettici nei confronti della retorica del governo ma anche coraggiosi e umani. Ma questa non è la storia che mi è stato chiesto di raccontare qui oggi; e non è nemmeno l’intera storia.