Intervento di Nedo Fiano
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Un filmato dell'intervento con due passaggi significativi (formato WMV, 14.9Mb):

- Nedo Fiano.wmv


I commenti di alcuni ragazzi dopo l'intervento:


La conferenza di Nedo Fiano è stata senza dubbio uno dei momenti più toccanti e costruttivi tra tutte le attività nell’ambito della Memoria. Il giudizio estremamente positivo riguarda parallelamente scelta di contenuti e modo di proporli. Il relatore ha infatti scelto di offrire i tratti più significativi e -perché no- più provocatori della sua esperienza, senza mai tediare tristemente né inorridire la platea, rischio altissimo e comprensibilissimo viste e considerate la tragicità e la bestialità che costituiscono lo sfondo costante di tutto il dramma dell’olocausto.
A tutto ciò il testimone ha aggiunto personali spunti di riflessione emblematici e profondi (si pensi al rifiuto di ospitalità ricevuto da coloro che credeva amici) e particolari privati estremamente emozionanti (il ricordo della figura materna), ed ha spesso insistito sulla forza di determinate impressioni sensoriali persistenti nella sua memoria. Il tutto mantenendo sempre coinvolto ed attento (se non, spesso, attonito) il pubblico, con l’intento dichiarato di non porsi su un piedistallo, ma di instaurare una conversazione aperta e costruttiva.
Mai artificioso, mai retorico; concreto, sincero ed efficace nei contenuti, il relatore si è infine distinto per la forza e la positività del messaggio tratto dalla drammatica esperienza vissuta e comunicato ai ragazzi che aveva di fronte: il dovere di un impegno profondo e costante per raggiungere mete importanti nella vita e collaborare ad un mondo migliore. Per tutto questo la conferenza di Nedo Fiano è stata forse l’esperienza più commovente ed edificante tra le attività della Memoria.

Simone Gentili


Si distingue ed è da considerarsi una vera perla rara questa testimonianza così appassionata e coinvolgente sul piano emozionale (anche grazie alle immagini ed ai ricordi della madre e del nipotino). Una seppur disincantata vitalità e un gran desiderio di riaffermazione sono i caratteri che meglio descrivono ciò che dall’intervento il dott. Fiano tradisce di sé. Egli con una straordinaria e paterna bonomia ci consegna un grande messaggio: l’odio razziale, sebbene sia riuscito ad distruggere le persone, mai potrà cancellare l’inclinazione alla vita del loro spirito.

Luca Moroni


La testimonianza di Nedo Fiano è senza dubbio insolita per la nitida immagine dell’inferno vissuto nei campi di concentramento che riesce a creare nella mente di chi ascolta; è un viaggio virtuale attraverso la tragica esperienza di chi ad Auschwitz è stato privato non solo dei propri cari, massacrati crudelmente, ma anche della sua dignità umana, e che, nonostante ciò, ha avuto la forza di continuare a vivere e di portare avanti una missione, quella di perpetuare la memoria di quelle atrocità. La sua particolarità sta nel fatto che il discorso non procede cronologicamente, ma per giustapposizioni di immagini di forte impatto emotivo, con particolare insistenza anche su particolari fisici e materiali che lo rendono ancora più realistico, alternate alle riflessioni e alle agghiaccianti frasi in tedesco pronunciate ad alta voce per ricreare l’atmosfera paralizzante e angosciante di quegli attimi terribili. La cosa che più mi ha colpito è stato l’onnipresente ricordo della madre, figura centrale nella vita di Fiano, e del nipotino di 18 mesi, presentati come vittime innocenti di una barbarie inaudita che si accaniva sugli inermi.
Infine lancia un messaggio alle giovani generazioni: è importante creare un sentimento di solidarietà tra gli uomini, perché il silenzio è stato complice inconsapevole di coloro che hanno materialmente attuato la strage.

Simona Zanchi


Tra gli interventi a cui ho assistito durante la "giornata della memoria", uno mi ha particolarmente impressionato: quello del dottor Fiano, deportato ad Auschwitz.
Le sue parole mi hanno fatto riflettere sul mio modo di vedere la vita. Ascoltando infatti la testimonianza di una persona che ha vissuto sulla propria pelle quelle esperienze traumatiche che inevitabilmente hanno segnato la sua vita, mi sono reso conto di quanto sia importante sfruttare le proprie capacità ed apprezzare il valore delle piccole cose per vivere pienamente la propria vita. Spesso noi giovani le sottovalutiamo forse perché le diamo per scontate ed attribuiamo invece troppa importanza al superfluo.
Ho capito l’importanza di imparare a valutare le mie possibilità e le mie opportunità in modo che non vadano sprecate e mi sono reso conto che, pur essendo giusto che io abbia queste opportunità, devo ritenermi fortunato di averne avute e di averne.
Mi sono inoltre rafforzato nella mia convinzione che la vita vada vissuta con ottimismo soprattutto quando si è giovani e si ha una vita davanti a sé.

Marcello Giannini


La casacca a righe bianche e blu. La sua voce. Il silenzio.
Non tarda a mantenere la sua promessa Nedo Fiano, che, con la coperta del suo narrare, mi prende per mano e accompagna i miei pensieri in una realtà che, insieme a lui, mi appare più vera. Non che i film, i documentari e le letture non avessero reso tale la trattazione della Shoa, ma quelle urla, quelle grida disumane in tedesco che con un’improvvisa e cruenta forza scardinano il suo discorso…fanno vacillare la mia mente.
A volte la coperta ti appare corta e stretta quasi quasi a sentir il freddo dell’inverno di Auschwitz-Birkenau e il gelo della mancata solidarietà dei compagni di classe, a tratti invece percepisci il tepore grazie alla mamma, quella mamma così dolce, così saggia, così bella, così prematuramente strappata al suo bambino.
La coperta a momenti emana un odore fetido, acre, nauseabondo dopo il lungo viaggio nei convogli ferroviari paradossalmente utilizzati per portar gli ebrei allo sterminio, ma ecco che sa di libertà, di luminosità, di speranza quando, dopo interminabili sofferenze, umiliazioni e dolore c’è la stretta profumata di un soldato americano. Perché? Com’è possibile? Chi ha potuto permettere che avvenisse tutto ciò? Dentro, questa domanda prevarica, vuole uscire e trasformarsi in una forza vendicatrice. La sua voce dà una risposta. Il colpevole di tutto ciò è l’uomo. Noi siamo liberi e doverosamente capaci di assumerci le nostre responsabilità. Ed è proprio questa smisurata fiducia nelle capacità umane, nelle nostre capacità, che rende quest’incontro tanto eccezionale quanto prezioso.
La casacca a righe bianche e blu. La sua voce. Il silenzio. La volontà e la coscienza di dover agire. Di voler agire.

Erica Cerea


Possiamo considerare Nedo Fiano un “teatro vivente” di emozioni. La sua retorica schietta, il suo parlare misurato e il suo intreccio di ricordi precisi e incredibilmente vivi ci hanno condotto per mano in un luogo senza tempo, o meglio un non luogo: il campo di concentramento. Grida, rumori odori ed orrori hanno profondamente cambiato l’animo di quest’uomo senza però intaccare il suo estremo senso di attaccamento alla vita. A coloro che hanno il piacere di ascoltarlo egli lancia un messaggio forte, una viva emozione ed una tenace speranza.

Oscar Zirafi

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