Susan 
	Zuccotti, 
	
	Nei mesi successivi, molte altre misure 
	antiebraiche furono decretate sia a 
  	livello nazionale che locale. Il 29 giugno del 1939, per esempio, a 
	tutti gli ebrei dell’intera nazione fu proibito esercitare il notariato, e 
	solo i 
	
	Adiscriminati 
	potevano lavorare come giornalisti, medici, farmacisti, veterinari, 
	avvocati, ingegneri, architetti, chimici, agronomi  
	e matematici. Quelli che non erano 
	
	Adiscriminati 
	potevano esercitare la legge o la medicina solo per clienti ebrei. 
	Per di più, gli ebrei non potevano né possedere una loro propria radio, né 
	pubblicare libri o  necrologi sui 
	giornali, né tenere pubbliche conferenze, né far mettere il loro nome sugli 
	elenchi telefonici, né andare in vacanza in luoghi popolari. A Roma, un 
	decreto locale aveva persino revocato la licenza 
  	ai  robivecchi e ai 
	venditori di vestiti usati.
	È importante capire che, contrariamente a quanto è 
	stato scritto, le leggi antiebraiche furono estremamente dure, 
	e che, col passare del tempo, molte, se non tutte, vennero rigorosamente 
  applicate. Ancora oggi si può leggere, invece, che non furono 
  dure, e che furono  ignorate 
	da quasi tutti.  Esaminiamo 
	entrambe queste dichiarazioni. 
	A proposito della durezza, può essere utile 
	comparare le leggi antiebraiche italiane con quelle imposte dal regime di 
	Vichy in Francia nell’ottobre del 1940 e nel giugno del 1941. Le leggi 
	francesi non proibirono mai i matrimoni misti contrariamente a quanto 
	accadde in Italia. Le leggi francesi non proibirono agli studenti ebrei 
	di frequentare le scuole primarie e secondarie; 
  imposero un numero chiuso ma mai proibirono a tutti gli ebrei di 
	frequentare le università. Mai con un unico provvedimento le leggi francesi 
	privarono  della cittadinanza 
	tutti gli ebrei che la avevano acquistata dopo 
	Riguardo al secondo punto, si sbagliano anche molti 
	testimoni e molti storici che sostengono 
  che le leggi antiebraiche italiane non furono applicate. Alcune 
	affermazioni relative a una non applicazione  
  possono essere condivise.[does this mean accepted, or agreed upon?] Per 
	esempio, Klaus Voigt ha fatto notare l’incoerente 
  politica di un governo che aveva richiesto che circa 6.500 ebrei 
	stranieri lasciassero il paese ma che allo stesso tempo aveva permesso ad un 
	consistente numero di  altri 
	rifugiati ebrei di transitare sul territorio o di entrare in possesso di un 
	visto turistico. Anche, alcuni avvocati ebrei italiani e altri 
	professionisti hanno scritto che essi continuavano a praticare le loro 
	professioni di nascosto, usando i nomi dei loro colleghi non ebrei 
  Ma per la maggior parte, le leggi vennero 
	 applicate
  fino in fondo. Solo poche settimane dopo l’emanazione delle leggi del 1938, 
	per esempio, quasi 200 insegnanti ebrei, 400 impiegati pubblici [, 
	500 impiegati privati, 150 militari e 2.500  
	lavoratori avevano perso il loro lavoro.  
	Circa 1.000 studenti ebrei  nelle 
	scuole secondarie e 4.400  nelle 
	scuole elementari furono obbligati a lasciare la scuola, per frequentare 
	altrove scuole per soli ebrei.  Ci 
	sono molti altri esempi della rigida applicazione delle leggi antiebraiche. 
  Nella provincia di Cuneo, come dimostra Adriana Muncinelli nel suo 
	studio, c’erano molti amministratori sia nel campo della pubblica istruzione 
	sia in altri settori che si impegnarono  
	con 
  grande zelo  per 
	snidare chiunque potesse essere considerato ebreo. 
  Enormi proprietà,  
	imprese, e negozi di ebrei furono  
	confiscate o assegnate a responsabili non ebrei. Gli autori ebrei si 
	accorsero che le loro pubblicazioni erano state rimosse dagli scaffali delle 
	librerie a causa dell’intervento di coscienziosi censori. 
	In verità, tutte le misure antiebraiche 
	 che riguardavano la vita pubblica furono  
	applicate 
  con zelante rigore da meschini burocrati. 
  Una discreta evasione era possibile solo di nascosto. Anche 
  la politica di esenzione era gestita in maniera restrittiva . Verso il 
	15 di gennaio 1943, l’Ufficio Demografico e della Razza del Ministero degli 
	Interni aveva esaminato 5.870  
	proposte. Di queste, ne furono approvate 2.486 e rifiutate 3.384.  
  
	Una nuova fase 
  nelle persecuzioni degli ebrei in Italia arrivò nel giugno del 1940, 
	quando Mussolini entrò in guerra a fianco dei tedeschi. A questo punto, la 
	polizia italiana prese ad arrestare migliaia di ebrei stranieri, all’inizio 
	[omit comma after inizio] soprattutto uomini. Nei mesi successivi, la 
	polizia inviò ai campi di internamento o alla residenza forzata anche 
	numerose donne e bambini.   
	Solo a Ferramonti, nella provincia di Cosenza, circa 2.016  
	persone furono internate nell=
  agosto del 1943. 
	Un altro esempio della persecuzione degli ebrei in 
	Italia fu il decreto del 
  6 maggio del 1942 secondo il quale tutti gli ebrei italiani di età 
	compresa tra i 18  e i 55 anni 
	dovevano registrarsi per il lavoro forzato, anche se erano discriminati. 
	Abbiamo qui finalmente una misura che non venne 
  applicata troppo seriamente. Delle 15.517 
  persone registrate, solo 2.038, ossia il 13%, lavorò effettivamente. 
  Per la prima volta nella storia della persecuzione fascista degli 
	ebrei, si è cominciato a vedere una palese simpatia per gli ebrei da parte 
	della popolazione non ebrea
Il comportamento del personale diplomatico e 
	militare nei territori occupati dagli italiani nella Croazia, nel sud della 
	Grecia, e nel sud-est della Francia è così complesso e ambiguo che qui posso 
	trattare il soggetto solo brevemente. Però devo menzionarlo, 
  solo per mostrare quanto complicata sia questa questione della 
	persecuzione degli ebrei in Italia. Come ben si sa, le autorità italiane, 
	nei territori occupati,  
	protessero gli ebrei B
  addirittura quelli che non erano nemmeno cittadini italiani B dalle continue richieste tedesche per la loro 
	deportazione (e nel caso della Francia del sud, le richieste venivano anche 
	dagli ufficiali di Vichy). Inoltre, sempre nei territori occupati, queste 
	stesse autorità italiane erano perfettamente a conoscenza che Mussolini 
	aveva dichiarato di essere d’accordo con le richieste tedesche. E ancora, si 
	dovrebbe  sottolineare che le 
	autorità italiane in Croazia, in Francia, in Grecia, erano i rappresentanti 
  di uno Stato ufficialmente antisemita. In Italia, essi avevano visto i 
	loro amici ebrei italiani, i colleghi dell’esercito e dei corpi diplomatici, 
	essere letteralmente cacciati dai loro impieghi, e non avevano potuto fare 
	niente, per lo meno in pubblico, per aiutarli. Anche in Croazia le autorità 
	italiane erano state spesso coinvolte in terribili azioni contro i 
	partigiani antifascisti. Perché dunque agirono così diversamente 
	nell’aiutare gli ebrei, che non erano nemmeno italiani, e certamente non 
	erano né amici né colleghi? 
Ci sono sicuramente differenti spiegazioni per 
	questo tipo di comportamento. Dopo la seconda metà del 1942, il personale 
	militare e diplomatico italiano  
	aveva senza dubbio capito che gli ebrei deportati ad est venivano trucidati. 
	Essi capirono anche che Italia e Germania avevano ormai perduto la guerra, e 
	non volevano condividere  con i 
	tedeschi dopo la guerra la terribile responsabilità del genocidio. Per di 
	più, gli ufficiali italiani nei territori occupati non vedevano di buon 
	occhio gli abusi di potere da parte dei tedeschi e dei francesi e per 
	questo, molto spesso, erano disgustati dei loro opprimenti alleati: erano 
	pertanto decisamente poco propensi a  
	farsi comandare dai tedeschi e dai francesi di Vichy. Ma in ultima analisi, 
	bisogna riconoscere un forte elemento morale nel loro comportamento. È vero 
	che questi ufficiali italiani avevano accettato la politica antisemita del 
	loro stesso governo. Ma dobbiamo riconoscere che c’è 
  una grossa differenza tra assistere impassibili quando uomini innocenti 
	perdono il loro impiego, e non intervenire quando gli stessi innocenti 
	uomini, donne e bambini stanno per essere massacrati. È ipotizzabile che 
	l’impassibilità di fronte alla persecuzione meno grave abbia contribuito a 
	un livello maggiore di persecuzione, ma ciò non significa che coloro che 
	assistevano alla persecuzione iniziale non potessero 
  dire di no quando la persecuzione voleva dire la morte.
Giungiamo ora al momento cruciale nella storia 
	della persecuzione degli ebrei in Italia [no comma after Italia] tra il 1938 
	e il 1945. Il 25  luglio del 
	1943, il Re Vittorio Emanuele III  
	destituì Mussolini dalla carica di Primo Ministro e lo sostituì con il 
	maresciallo Pietro Badoglio. Badoglio annunciò immediatamente alla nazione 
	che la guerra sarebbe continuata, ma di nascosto cominciò a negoziare un 
	armistizio con gli Alleati. L’8 settembre 1943  
	il generale Dwight David Eisenhower e Badoglio annunciarono che l’armistizio 
	era stato firmato: i tedeschi invasero immediatamente l=Italia. 
	Iniziarono così in una sola volta le atrocità e le deportazioni degli ebrei. 
	Il primo treno carico di deportati lasciò Merano il 16 settembre, portando 
	35 ebrei prima a  Reichnau in 
	Austria e poi ad Auschwitz. Di questi una sola persona ritornò a casa. Il 
	giorno precedente le SS avevano invaso hotel, pensioni e case private in 
	bellissimi luoghi di soggiorno lungo il Lago Maggiore, alla ricerca di 
	ebrei. Nei giorni che seguirono, 54 di questi vennero uccisi sul 
  posto, tra cui molti bambini e anziani. Alcune delle vittime furono 
	uccise con un colpo di pistola e gettate nel lago. Altre invece furono 
	direttamente annegate. A Novara, il 17 settembre altri due ebrei furono 
	assassinati. Il 18 settembre, 349 rifugiati ebrei che avevano attraversato 
	le Alpi dal sud est della Francia verso la provincia di Cuneo, appena dietro 
	l’esercito italiano che si stava ritirando, furono arrestati dalle SS e 
	trasportati in carcere.  
	Successivamente, 
  il 21  di novembre, furono 
	deportati di nuovo in Francia e infine spediti ad Auschwitz.
In ottobre e novembre si ripeterono altre atrocità 
	e retate B un’azione contro gli ebrei a Trieste il 9 ottobre, 
	una retata di 1.200 ebrei a Roma il 16 ottobre, irruzioni e arresti a 
	Firenze, Milano e Genova in novembre, solo per menzionare alcuni casi. 
	Fino alla fine di novembre, molte di queste 
	atrocità furono promosse solo dalle SS tedesche, con una 
  scarsa partecipazione da parte italiana. Però, durante lo stesso 
	periodo, i tedeschi (liberarono) [I think this verb is OKBthe 
	idea is that they freed him, but of course he was then in their power, not 
	totally free] Mussolini [maybe add this--from the detention center where 
	Badoglio was holding him] e lo fecero diventare una specie di dittatore 
	fantoccio della nuova Repubblica Sociale Italiana, meglio conosciuta come 
	Repubblica di Salò. Verso la metà di novembre, Mussolini si era organizzato 
	abbastanza bene da poter iniziare una vera e propria partecipazione italiana 
	nella persecuzione degli ebrei. Il 14 di novembre, i delegati del partito 
	fascista che si erano riuniti a Verona approvano un manifesto che, tra le 
	altre cose, dichiarava : gli appartenenti alla 
	razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a 
	nazionalità nemica. Ancora si potrebbe ricordare che il regime francese di 
	Vichy non aveva mai negato la cittadinanza francese a tutti gli ebrei. Poi, 
	la 
  sera del 30  novembre, venne 
	trasmessa alla radio l’ordinanza di polizia numero cinque. La polizia e i 
	carabinieri di tutta Italia avevano lo specifico ordine di arrestare tutti 
	gli ebrei nella nazione, anche quelli che precedentemente erano i nondiscriminati, 
	e di internarli in campi di concentramento in Italia. Le loro proprietà e i 
	loro possedimenti dovevano essere confiscati. Tutte le persone nate da 
	matrimoni misti ma considerate Ariane dalle leggi anti-ebraiche dovevano 
	essere tenute sotto particolare osservazione. Dieci giorni più tardi, 
	l’ordinanza fu leggermente emendata. Gli ebrei che erano gravemente ammalati 
	o sopra i settant’anni o membri di famiglie miste che includevano anche 
	coniugi ebrei, non dovevano essere arrestati. Da questo momento anche le 
	forze della pubblica sicurezza della Repubblica di Salò furono coinvolte non 
	solo nella persecuzione degli ebrei in Italia, ma anche nella Shoah.
È vero che l’ordinanza di polizia numero cinque non 
	aveva specificato che gli ebrei arrestati e internati stavano per essere 
	deportati, ma, diversamente da quello che era successo nei territori 
	italiani occupati, gli ufficiali italiani della Repubblica di Salò 
  non fecero  niente per 
	impedire che questo succedesse. La polizia italiana arrestò ebrei 
	dappertutto nell’Italia occupata, e quasi tutti furono spediti prima a 
	Fossoli, di cui sentirete parlare domani, e poi ad Auschwitz. Durante 
	l’intero periodo di occupazione tedesca in Italia, almeno 6.800 ebrei furono 
	deportati B circa il 15% dela popolazione ebraica che nel 1943 
	contava 37.100 italiani e 8.100  
	stranieri.   
  I responsabili di queste tragedie furono in gran parte la polizia 
	italiana, i carabinieri, e gli attivisti fascisti. 
  Non dobbiamo nemmeno dimenticare le molte atrocità extra-legali 
	perpetrate da fanatici fascisti nei confronti degli ebrei durante 
	l’occupazione tedesca. Vi furono numerosi italiani non ebrei che, a 
	volte per qualche soldo, a volte per convinzione ideologica, diventarono 
	delatori. Altri cittadini invece si unirono ai gruppi paramilitari e furono 
	responsabili di atrocità nei confronti dei partigiani e degli ebrei. Di queste atrocità, mi sia 
	[is this correct?? The idea is that I have in this essay I have time only to 
	cite one example of many] permesso citare solo un esempio. 
	La sera del 25 aprile del 1945, alla vigilia della liberazione dell’Italia, 
	un gruppo di miliziani fascisti che fuggivano verso 
Per concludere: questo mio saggio 
ha cercato di spiegare che il governo fascista, sopratutto, e una piccola 
parte della popolazione italiana, erano attivamente coinvolti nel programma di 
distruzione degli ebrei in Europa. Questo fatto non deve mai essere dimenticato.
Allo stesso tempo, non mi sono occupata dei molti 
italiani che hanno aiutato gli ebrei. Ho infatti affermato 
altrove, e sopratutto nel mio libro sull’Italia, 
che, in Italia, la  
percentuale di popolazione non ebraica disponibile verso gli ebrei è stata molto 
alta. Molti italiani si sono dimostrati non solo indipendenti e scettici nei 
confronti della retorica del governo ma anche coraggiosi e umani. Ma questa non 
è la storia che mi è stato chiesto di raccontare qui oggi; e non è nemmeno 
l’intera  storia.