Klaus Voigt: I profughi ebrei nell’talia fascista: il caso dei “ragazzi di Villa Emma” a Nonantola

 

            Durante la dittatura nazista in Germania e nei paesi annessi o occupati circa 18.000 ebrei hanno trovato rifugio in Italia. La loro situazione si presenta piena di contraddizioni. Alla persecuzione fascista nel quadro della politica razziale si contrapponevano la generosità e il coraggio diffusi soprattutto nella parte più povera della popolazione e nel basso clero. Malgrado ciò l’Italia fu in primo luogo un paese di transito verso altre mete, spesso non meno insicure.

            Il caso dei 73 ragazzi ebrei accolti nel luglio 1942 a Villa Emma a Nonantola dopo soggiorni precedenti a Zagabria e in Slovenia ha molti tratti particolari ed è significativo soprattutto per l’aiuto da parte di molti abitanti che li nascosero nelle prime settimane dell’occupazione tedesca, sicchè tutti, tranne un ragazzo che si trovava in un sanatorio nell’Appennino, si sono salvati raggiungendo la Svizzera o gli alleati nell’Italia del Sud.

            Oggi si commemorano i profughi ebrei nell’Italia fascista soprattutto in tre luoghi particolarmente importanti per la loro storia: a Ferramonti-Tarsia, dove dall’entrata in guerra dell’Italia fino alla liberazione da parte degli alleati era situato il più grande campo d’internamento per profughi ebrei e dove, nel 1989, nacque la Fondazione Ferramonti per l’amicizia tra i popoli; a Borgo San Dalmazzo, dove nel 2005 fu eretto un monumento nella stazione che ricorda la deportazione di 350 ebrei giunti dopo l’8 settembre 1943 in Italia dalla Francia attraverso le Alpi; a Nonantola, dove dopo una lunga preparazione da parte del Comune nel 2004 fu creata la Fondazione Villa Emma. Ragazzi Ebrei salvati.