Insegnare la Shoah: una sfida possibile - seminario Rimini 2007 

 

 

 

IN QUESTA SEZIONE:

 

PROGRAMMA

Domenica 30 settembre

omenica 30 settembre

16.30 Apertura dei lavori

Il progetto Educazione alla Memoria del Comune di Rimini

Stefano Pivato, Assessore alla Cultura del Comune di Rimini

Presentazione del seminario

Giuseppe Strada, Dirigente Scolastico ITCG “Luca Pacioli” di Crema

Shoah: formare i formatori. Il progetto della Direzione

Scolastica per la Lombardia

Giuliana Pupazzoni, Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia

Il ruolo dello Yad Vashem Educational

Shira Maghen, Yad Vashem

Il progetto dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento

di Liberazione in Italia per la formazione insegnanti

Alessandra Chiappano, Responsabile Didattica INSMLI -

Fondazione Memoria della Deportazione

17.00 -18.00

Il nuovo Museo della Shoah di Roma: un percorso da costruire

Marcello Pezzetti, Umberto Gentiloni, Emanuele Di Porto,

Luca Zevi, Maurizio Di Puolo, Giorgio Tamburini

Museo della Shoah Roma

18.00 - 19.00

Antigiudaismo, antisemitismo. La situazione contemporanea

Gadi Luzzatto Voghera, Boston University

19.00 - 19.15

Gadi Luzzatto Voghera: confronto con il pubblico

Lunedì 1 ottobre

Coordina Fabio Maria Pace, insegnante, autore di numerose

pubblicazioni sulla Shoah

8.30 - 9.15

I modelli educativi e di formazione per una educazione

alla Shoah

David Meghnagi, Università di Roma Tre

9.15 - 9.30

David Meghnagi: confronto con il pubblico

9.30 - 10.15

Insegnare La Shoah attraverso la letteratura

Alberto Cavaglion, Istituto piemontese per la Storia della Resistenza

e dell’Italia contemporanea

10.15 -10.30

Alberto Cavaglion: confronto con il pubblico

10.30 - 11.00 Pausa, coffee break

11.00 - 12.45

PERCORSI DIDATTICI / LABORATORI

(in piccoli gruppi, uno dei seguenti percorsi a scelta)

It was ‘them’, not ‘us’

(E’ successo “a loro” e non “a noi” - unità didattica sull’antisemitismo)

Shira Magen

Coordina Alessandra Chiappano

(la frequenza a questa unità è riservata prioritariamente ai docenti

“graduates” che hanno già frequentato un primo seminario a Yad

Vashem)

Totalitarismo e pensiero democratico. Dai diritti negati

alla scoperta dei diritti fondamentali della persona

Unità didattica a cura dell’Istituto per la Storia della Resistenza

di Rimini, con Paola Pruccoli, docente di scuola media a Rimini.

Coordina Lidia Gualtiero, responsabile sezione didattica Istituto per la

Storia della Resistenza di Rimini

Due percorsi scolastici:

Cinema e Shoah - Insegnare la Shoah attraverso le immagini

Gianlorenzo Maccalli e Andrea Portanti, insegnanti scuola superiore,

ITCG “Luca Pacioli” Crema, e

Polifonie di sguardi. Un percorso didattico tra memorie e

teatro Per la scuola elementare e media

Pierluigi Castelli, Dino Chiappino, insegnanti Istituto Comprensivo

di Calcinate (BG)

Coordina Fabio Maria Pace

13.00 -14.30 Pausa pranzo

14.30 - 15.30

A Strategy for Combating the Phenomena of Holocaust Denial

(Una strategia per combattere il fenomeno del negazionismo)

Ephraim Kaye, Yad Vashem

Coordina Alessandra Chiappano

Maria Teresa Brancaccio, Fondazione Anne Frank

con Roberta Gibertoni, Studio Proforma

Coordina Cati Benelli, insegnante ITCG “Luca Pacioli”, Crema

Between the Universal and the Unique aspect of the Holocaust

(L’Olocausto tra aspetto universale e aspetto unico)

Ephraim Kaye

Coordina Alessandra Chiappano

(la frequenza a questa unità è riservata prioritariamente ai docenti

“graduates”, che hanno già frequentato un primo seminario a Yad

Vashem)

12.45 -14.30 Pausa pranzo

14.30 -16.30

Come organizzare lo spazio didattico all’interno del museo

Marcello Pezzetti, direttore del nuovo Museo della Shoah di Roma

Presentazione del progetto scientifico e, a seguire, attività

laboratoriale per l’ideazione di spazi didattici all’interno di un

museo della Shoah.

I docenti lavoreranno divisi in due gruppi:

- per la scuola elementare e scuola media coordina Fabio Maria Pace

con Michela Zanon, responsabile del Museo Ebraico di Venezia

- per la scuola superiore coordina Alessandra Chiappano con Francesca

Panozzo, studiosa della Shoah.

16.30 -17.00

Marcello Pezzetti, Raccolta dei lavori dei gruppi, discussione

17.00 Chiusura dei lavori e consegna degli attestati di frequenza

15.30 - 16.00

Ephraim Kaye: confronto con il pubblico

15.45 - 17.00

PERCORSI DIDATTICI / LABORATORI

(in piccoli gruppi, uno dei seguenti percorsi a scelta)

Sport e diritti umani. Storie di uomini e donne alle Olimpiadi

di Berlino 1936

Unità didattica a cura di Laura Fontana, Responsabile Progetti

Educazione alla Memoria del Comune di Rimini

Coordina Paola Severgnini, insegnante ITCG “Luca Pacioli”, Crema

Laboratorio sulle fonti iconografiche. Donne e fascismo nei

manifesti di propaganda

Lidia Gualtiero con Eva Balducci, studiosa di storia contemporanea

Coordina Gianlorenzo Maccalli, insegnante ITCG “Luca Pacioli”, Crema

How was it Humanly Possible?

(Come è stato umanamente possibile?)

Shira Magen

Coordina Alessandra Chiappano

Martedì 2 ottobre

Coordina Laura Fontana

8.30 - 9.45

La Shoah, léçon d’histoire, question politique, enjeu de mémoire

(La Shoah, lezione di storia, questione politica, sfida della memoria)

Georges Bensoussan, Mémorial de la Shoah, Parigi

9.45 - 10.15

Georges Bensoussan: confronto con il pubblico

10.15 - 10.45 Pausa, coffee break

10.45 - 12.30

PERCORSI DIDATTICI / LABORATORI

(in piccoli gruppi, uno dei seguenti percorsi a scelta)

Such a daughter we wanted

(Proprio la figlia che volevamo - Raccontare una storia individuale

per insegnare la Shoah)

Shira Magen

Coordina Paola Severgnini

Free2 choose: i confini della libertà. Anne Frank, una storia

attuale - Programma educativo realizzato dalla Casa Anne Frank

di Amsterdam,

 

E' on line sul sito    http://memoria.comune.rimini.it/

 

INTERVENTI A SEGUITO DEL CONVEGNO

Laboratorio sulle fonti iconografiche.

 Donne e fascismo nei manifesti di propaganda.

A cura di Lidia Gualtiero responsabile sezione didattica Istituto Storico Rimini e di

Eva Balducci, studiosa di Storia contemporanea

 

Presentazione del laboratorio con proposta di lettura tematica di articoli della Costituzione ad esso correlati.

 

Abstract: Mettere in campo metodologie alternative al semplice uso del manuale diventa sempre più urgente, se consideriamo che viviamo in un’epoca in cui strumenti accattivanti come cinema, radio, fotografie, video, registratori permettono di fissare il passato, di custodirlo e riaccedervi in modi mai prima conosciuti.

Ecco perché questo laboratorio sull’uso dei documenti, che nasce dalla rielaborazione di un percorso laboratoriale  dal titolo “ Nuova immagine della donna nella stampa popolare degli anni 20 condotto da Eva Balducci in collaborazione con Lidia Gualtiero in una classe 3a della scuola media Franchini di Santarcangelo di Romagna durante l’anno scolastico 2006/2007.

L’archivio del lavoro che verrà presentato (una copia del quale verrà inserita nella cartellina dei partecipanti) è composto da fotocopie di documenti iconografici che, nella maggior parte, presentano anche parti scritte. Si tratta essenzialmente di manifesti di propaganda e pubblicitari relativi al periodo che intercorre tra il 1920 e il 1945, ma sono presenti anche alcune cartoline e fotografie della stessa epoca. Attraverso la loro interrogazione ed interpretazione gli allievi e le allieve, preferibilmente di 3a media, possono compiere con sufficiente autonomia le operazioni dello storico, consolidare conoscenze note, ricavare informazioni nuove e desumere un’immagine della donna, della società e degli strumenti utilizzati per la costruzione del consenso in epoca fascista.

Preme sottolineare che  analizzare manifesti di propaganda del regime fascista dà una notevole ricchezza di informazioni sul periodo storico esaminato, ma permette al contempo di riflettere sull’importanza e sugli effetti della comunicazione anche ai nostri giorni.

 

Analisi dei bisogni e delle motivazioni:

 - Rendere attivo e motivante lo studio della storia;

- Arricchire e completare la programmazione di storia con attività di uso delle fonti (laboratorio).

 

Finalità generali

Principali intenti e scopi dell’esperienza:

- Avvicinare gli/le allievi/e alla storia, restituendo allo studio di questa disciplina la curiosità e il  

  desiderio di scoprire, capire e interpretare che le sono propri;

- guidare gli/le allievi/e a utilizzare fonti, sviluppando la loro capacità di leggere e saper interrogare 

  i documenti per produrre informazioni;

- utilizzare il laboratorio come modalità di lavoro per rendere più autonoma e gratificante la propria  

  costruzione del sapere;

- creare una stretta correlazione tra obiettivi cognitivi e socio-affettivi;

- agevolare la comprensione di aspetti di un passato abbastanza recente creando un rapporto di 

  continuità tra storia e memoria;

- avviare al lavoro di ricerca storica esercitando le abilità in modo graduale, differenziato, con varietà di 

  strumenti e di metodi.

 

Il laboratorio verrà analiticamente illustrato nelle sue diverse fasi:

 

1)      CLASSIFICAZIONE DELLE FONTI

2)      ATTIVAZIONE: presentazione dei documenti con proposta di  una prima attività, di tipo generale: quale immagine della donna al tempo del fascismo emerge dalla lettura e dall’analisi di tali documenti?

3)      DISTRIBUZIONE E OSSERVAZIONE DIRETTA dei documenti (“Che cosa si può ricavare dai documenti?”) attraverso una scheda di rilevazione predisposta e /o delle domande.

4)      INTERROGAZIONE dettagliata delle fonti in tutte le loro parti con l’ausilio di una traccia

5)      INTERPRETAZIONE, anche con domande-guida (che dovranno emergere dalla discussione  in classe).

6)      SCRIttura di un testo di tipo storiografico (o completamento) sulla condizione della donna durante il fascismo.

7)      ATTIVITA’ DI SVILUPPO: interpretazione più approfondita dei documenti e impostazione di attività di educazione civica o legate alla creatività

 

Riferimenti storici e metodologici

Corsi di formazione per l’insegnamento della storia realizzati da MEMO di Modena, da Clio 92 Associazione di insegnanti e ricercatori sulla Didattica della Storia e dal LANDIS Laboratorio nazionale di didattica della storia.

Gli autori di riferimento sono i principali conduttori di tali corsi: A. Brusa, I. Mattozzi e i loro collaboratori.

Testi che hanno creato stimoli e punti di riferimento:

-         L. Bresil, A. Brusa, Laboratorio, voll. 1-3, Ed. Scol. Bruno Mondadori, Milano, 1994-1996;

-         A. Brusa, Guida al manuale di storia, Ed. Riuniti, Roma, 1985;

-         A. Brusa, A. Brusa, M. Cecalupo, La terra abitata dagli uomini, IRRSAE Puglia/Progedit, Bari, 2000;

-         Brusa et alii., Il racconto delle grandi trasformazioni, Ed. Scolastiche B. Mondadori, 2001;

-         Brusa et alii., Il nuovo racconto delle grandi trasformazioni, Ed. Scolastiche B. Mondadori, 2004;

-         A. Brusa et alii., L’Officina della storia, voll. 3 - L’età contemporanea. Laboratorio, Ed. Scolastiche B. Mondatori 2007

-         Riviste: I viaggi di Erodoto, Rassegna, articoli di A.  Brusa e I. Mattozzi.

-         P.Bernardi (a cura di), Insegnare storia. Guida alla didattica del laboratorio storico. Ed. UTET Università, 2006

-         E. Perillo, C. Santini (a cura di), Il fare e il far vedere nella storia insegnata. Didattica laboratoriale e nuove risorse per la formazione storica e l’educazione ai beni culturali. Scuola estiva di Arcevia giugno 2002 –giugno 2003, Ed. Polaris

-         G. Deiana, La scuola come laboratorio. La ricerca storica, Ed. Polaris,1999

-         P. Angelini (a cura di), Condividere il sapere. I laboratori di storia di Gianna Di Caro,  Stampa: Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna, 2006

-         F. Thebaud (a cura di) Storia delle donne in Occidente. Il Novecento, Ed. Laterza 1992

-         V. De Grazia , Le donne nel regime fascista, Ed. Marsilio 2001

-         G. Pasquino, Corso di Scienza politica, Ed. Il Mulino, 2000

 

ISTITUTO PER LA STORIA DELLA RESISTENZA E DELL’ITALIA  CONTEMPORANEA DELLA PROVINCIA DI RIMINI , Via Gamblaunga 27, 47900 Rimini

Tel. 0541/24730   -   E-mail: iststor.rn@libero.it

http://www.istitutostoricorimini.it

 

Lidia Gualtiero

E’ docente di materie letterarie nella scuola secondaria di primo grado. Da anni impegnata sul fronte della ricerca e dell’innovazione educativa, ha iniziato nel 1994 la collaborazione con Duccio Demetrio, Presidente della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari, Docente di Filosofia  dell’Educazione e di Educazione degli adulti presso l’Università di Milano Bicocca, partecipando a un corso di formazione biennale sulla didattica della mente e sulle  metodologie autobiografiche.

La collaborazione è continuata nel tempo, sia per la formazione personale, sia per l’applicazione delle metodologie autobiografiche nelle classi.

In quest’ambito, all’interno del CET (Centro Educativo Territoriale “Bruno Ciari), ha organizzato e condotto (in equipe con altre colleghe) corsi di aggiornamento per docenti avvalendosi del monitoraggio della Libera Università di Anghiari.

Ha inoltre partecipato al Progetto di Ricerca/Azione (2001 – 2004) promosso dal MIUR denominato “Educazione alla cittadinanza e alla solidarietà. Cultura dei diritti umani”, assumendo l’incarico di “tutor provinciale” .

Dall’anno scolastico 2005/2006 è utilizzata a titolo di comando presso la sede INSMLI di Rimini, (Istituto la Storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea), in  qualità di responsabile della didattica e coordinatrice delle attività dell’Istituto.

Si occupa attualmente di ricerca didattica e storica costruendo dei percorsi progettuali con le scuole della provincia, organizza eventi culturali, predispone e coordina corsi di formazione per docenti e progetti legati alle memorie territoriali (è in fase diattuazione: Il lavoro che trasforma, le trasformazioni del lavoro a Santarcangelo di Romagna), collabora con il Comune di Rimini per la realizzazione delle attività inerenti alla Giornata della memoria.

 

Eva Balducci

giovane studiosa laureata in Storia contemporanea, collabora con l’Istituto Storico di Rimini nel campo della didattica laboratoriale.

Tra i lavori che ha  curato e realizzato in quest’ambito  segnaliamo il laboratorio dal titolo Nuova immagine femminile nella stampa popolare degli anni venti, condotto nell’anno scolastico 2006/2007 in una classe terza media quasi esclusivamente femminile della S.M.S  T. Franchini di Santarcangelo di Romagna.

Il lavoro è nato da una ricerca approfondita sulle donne degli anni ’20, un periodo particolare e cruciale da analizzare per la sua forte dose di contraddizioni,  cruciale per capire le trasformazione della donne e il loro processo di emancipazione.

Attualmente insegna nella scuola primaria ed è iscritta al terzo anno della facoltà di Scienze di Formazione primaria per l’abilitazione all’insegnamento.

  

  Lo sport: un diritto dell’uomo?

Le Olimpiadi di Berlino (1936) : storie di uomini e donne durante il nazismo.

 

Rimini, 18 gennaio 2007 ore 15, Cineteca Comunale.

 

Laboratorio per gli studenti nell’ambito del seminario di formazione Razzisti si diventa? La costruzione del nemico nella Germania nazista e nell’Italia fascista

di Laura Fontana,

Responsabile Progetti Educazione alla Memoria del Comune di Rimini

 

Lo sport può essere considerato un diritto fondamentale dell’uomo?

Considerando il diritto in senso stretto, forse dovremmo dare una risposta negativa. In effetti nessun testo fondamentale (Dichiarazione o Convenzione) relativo ai diritti dell’uomo contiene disposizioni specifiche sulla pratica di uno sport o l’accesso alla pratica sportiva. Tuttavia lo sport può essere considerato come una componente essenziale di due diritti : il diritto all’istruzione e all’educazione e il diritto alla cultura.

In particolare, entrambi questi diritti sono contenuti nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, rispettivamente all’art. 26 e art. 27:

 

Articolo 26

− Ogni individuo ha diritto all' istruzione. (…/..)L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le

Nazioni., i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni Unite

per il mantenimento della pace. (..)

Articolo 27

• Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità(…).

 

Lo sport, quindi, può essere considerato come un mezzo importante per contribuire alla formazione armonica ed equilibrata della personalità che può porre le basi per un’apertura a valori più alti quali la cultura, la partecipazione sociale e la ricerca di significati che vanno oltre il semplice risultato agonistico. L’attività sportiva permette a ognuno di noi di avere una migliore opinione di sé e consente anche di realizzare le nostre aspirazioni e le nostre ambizioni.

In un’epoca come quella contemporanea, contrassegnata da uno svilimento e da una mercificazione desolante dello sport – sempre più dominato dalla ricerca ossessiva della vittoria a tutti i costi, dal non rispetto per i tempi e i limiti del corpo umano ( i casi di doping, gli atleti bambini,…), dal denaro che prevale su tutto – potrebbe essere utile ed interessante proporre agli studenti un lavoro didattico che riconsideri lo sport, valorizzandolo come mezzo di formazione dell’ essere umano.

 

Diversi sono i punti di forza dello sport sotto il profilo educativo:

a)     lo sport esalta i valori della correttezza, della lealtà, del rispetto reciproco;

b)    lo sport può avere una funzione educativa importante per tanti ragazzi, perché può abituarli a rispettare regole e comportamenti precisi. Nel mondo di oggi sembra trionfare il “Fai ciò che vuoi”, la libertà di fare tutto senza pensare troppo agli altri.

c)     Nella società contemporanea i giovani sembrano poco disposti a fare fatica per raggiungere un obiettivo, tanto che la parola “sacrificio” non è affatto considerata un valore.  Lo sport, invece, può rappresentare una tendenza opposta: il richiamo a regole, schemi, confini morali da non oltrepassare, proponendo la cultura dell’impegno. Per conquistare un trofeo, sono necessarie ore di sudore e di allenamento. Questo può aiutare i giovani a valorizzare sempre di più lo spirito di sacrificio, anche nella vita quotidiana. Di conseguenza, può rappresentare una valida alternativa al “Voglio tutto e subito, senza alcuno sforzo.

d)    un ulteriore aspetto educativo importante sta nella cultura dell’incontro con gli altri. Oggi, purtroppo, i ragazzi sono sempre più intrappolati nei videogiochi e nelle navigazioni di Internet. Trascorrono giornate intere immersi in realtà virtuali, che impediscono un vero rapporto con il mondo. Lo sport, invece, abitua ad un vero, sincero e genuino contatto con gli altri. In un mondo spesso dominato dagli incontri virtuali, può aiutare a costruire una migliore cultura del rispetto e dell’amicizia.

 

In sostanza lo sport promuove la vita socioculturale, avvicinando le persone e le comunità. Le squadre sportive sono molto spesso formate da persone di origine diversa, per provenienza geografica e culturale, per lingua e religione, così come il pubblico degli spettatori dello sport è multietnico ed estremamente eterogeneo. Di conseguenza lo sport contribuisce idealmente al superamento delle differenze e incoraggia il dialogo, l’eliminazione dei pregiudizi, degli stereotipi, dell’ignoranza e dell’intolleranza.

D’altro canto, è pur vero che lo sport non sempre si mostra un veicolo di integrazione e di dialogo, perché purtroppo nel corso della storia abbiamo assistito (e assistiamo tutt’oggi!) a numerosi episodi di discriminazione nei confronti di sportivi appartenenti a minoranze religiose o culturali, oppure nei confronti degli atleti africani. In particolare il mondo del calcio è spesso contrassegnato da gravi episodi di razzismo e di antisemitismo, come dimostrano ad esempio gli striscioni negli stadi.

 

Parlare della convivenza e del suo contrario, la discriminazione, proprio attraverso lo sport è, dunque, un tema quanto mai attuale e famigliare ai nostri ragazzi. Il fatto di collegarlo alla storia del Terzo Reich e di contestualizzare l’avvenimento delle Olimpiadi di Berlino non potrà che far emergere questo binomio “rispetto/disprezzo per l’avversario sportivo, per l’Altro” in maniera semplice e convincente.

Ma soprattutto l’abbinamento di questo tema al nostro percorso educativo sul nazismo, ci consentirà di sviluppare un argomento pochissimo studiato a scuola e pressoché sconosciuto alla maggior parte di noi, cioè di raccontare non la grande storia dei fatti più eclatanti e delle grandi azioni o dei grandi crimini, ma, al contrario, di raccontare storie meno note di uomini e di donne che proprio attraverso lo sport e durante la loro carriera sportiva hanno saputo compiere delle scelte, assumendosene responsabilità e conseguenze.

 

Le Olimpiadi di Berlino del 1936- evento cruciale nella storia dello sport - ci permettono di rievocare la grande macchina propagandistica messa in funzione dal regime nazionalsocialista: esaltazione della forza fisica tedesca, dell’amor patrio, comunicazione al mondo intero che la Germania distrutta e umiliata dalla sconfitta della prima guerra mondiale aveva ritrovato la sua naturale grandezza. I nazisti mettono in atto un piano radicale per trasformare un’occasione sportiva in un gigantesco spettacolo di massa per impressionare gli altri Paesi, ma soprattutto in uno strumento di battaglia ideologica.

Come insegnanti abbiamo a disposizione una grande quantità di immagini (oltre al filmato di Leni Riefenstahl, Olympia, disponibile in moltissime Cineteche) per mostrare agli studenti cosa intendiamo per “costruzione del consenso” e per sottolineare una serie di aspetti importanti, sui quali intrecciare una discussione in aula:

-gigantismo architettonico delle strutture sportive che si richiamano all’idea classica dell’antica Grecia, suggerendo allo spettatore l’identificazione con la Germania nazista;

-manifestazioni sportive che sembrano parate militari;

-abbinamento della bandiera nazista con la svastica alla bandiera olimpica (commistione sport e politica);

-propaganda dell’immagine ideale dell’atleta tedesco, che deve corrispondere perfettamente all’ideale ariano: biondo, alto, prestante, carnagione chiara e occhi azzurri (sia per i maschi che per le femmine).

Ci si potrebbe interrogare sulla cecità dell’opinione pubblica internazionale che prima protesta, qua e là sull’opportunità di confermare la Germania nazista come sede dei Giochi Olimpici e poi partecipa in massa all’evento (49 Paesi aderiscono, più di tutte le edizioni precedenti).

 

Tutto questo non potrà che far emergere con forza il contrasto tra propaganda e l’altra immagine della Germania di Hitler: la feroce repressione del dissenso e il radicale antisemitismo che sembra solo allentarsi durante i Giochi Olimpici per non attirare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale (ad esempio verranno rimossi tutti i cartelli “Juden raus”).

Andranno spiegati ai ragazzi gli episodi di grave discriminazione e persecuzione che si verificarono proprio parallelamente alla preparazione delle Olimpiadi (o che erano già avvenuti, quali ad esempio le Leggi di Norimberga del 1935 con le sue gravi conseguenze per l’isolamento degli ebrei tedeschi, non più considerati cittadini, ma sudditi non ariani):

-         l’arresto e la detenzione di 800 zingari  nella regione di Berlino che vengono rinchiusi nel campo di Marzahn per sottrarli alla vista degli stranieri; altri 170 zingari vengono deportati a Dachau presso Monaco di Baviera.

-         la creazione dell’immenso campo di concentramento di Sachsenhausen, che si aggiunge ai campi precedentemente istituiti nel Reich per tutti gli oppositori e i nemici.

 

E’ anche importante sottolineare come le Olimpiadi, gara sportiva internazionale per eccellenza, coincide con la discriminazione degli atleti ebrei tedeschi, espulsi da tutte le discipline sportive e non ammessi a gareggiare per la Germania ma solo per gli altri Paesi.

Anche gli atleti afroamericani, tuttavia, sebbene ammessi a partecipare nella squadra statunitense per ragioni di opportunità di gara (in misura di 18 su 312 atleti), sono soggetti in patria a pesantissime discriminazioni (es. autobus separati per bianchi e neri, scuole divise, ecc.)

 

L’argomento andrà discusso e trattato in base al tempo a disposizione, ma è possibile lavorarci anche successivamente, per esempio incaricando gli studenti di cercare le biografie di atleti famosi (un esempio per tutti: cosa divenne Jesse Owens, pluricampione alle Olimpiadi di Berlino, una volta rientrato in patria?), da ricostruire rispondendo ad un paio di domande date: esempio “fu testimone o protagonista in patria di episodi di discriminazione? come reagì? Fu protagonista di gesti di solidarietà e di responsabilità?”.

 

Infine, proprio attraverso la rievocazione della storia dei Giochi Olimpici del 1936 sarà possibile raccontare la storia di alcuni uomini e donne che seppero essere prima che atleti degli esseri umani:

1)     il tedesco Carl Ludwig, detto Lutz Long che divenne l’amico di tutta la vita per il nero Jesse Owens, suo avversario nelle gare,

2)      Albert Richter, grande ciclista tedesco che rifiutò di adeguarsi al modello nazista e rimase solidale al suo allenatore Ernst Berliner, discriminato e perseguitato in quanto ebreo,

3)     Max Schmeling, pugile, un altro ariano disubbidiente al Führer che non esiterà a rischiare la propria vita per salvare degli ebrei dalla deportazione e aiuterà persino l’avversario sul ring, l’ afroamericano Joe Louis, una volta caduto in disgrazia.

 

e altre storie ancora, purtroppo sconosciute. Tanti furono anche gli atleti ebrei, campioni nello sport e alle Olimpiadi, che subirono la deportazione nei lager e furono travolti dalla Shoah.

Il CD presenta solo alcune di queste storie di uomini e donne che anche nei momenti più bui e difficili, hanno saputo compiere piccoli e grandi gesti di amicizia, di coraggio, di solidarietà.

 

Al termine del percorso non sarà forse inutile leggere con i ragazzi l’articolo 4 della Carta Europea dello Sport, redatta a Rodi nel maggio 1992 che così stabilisce:

L’accesso agli impianti o alle attività sportive sarà garantito senza alcuna distinzione di sesso, razza, colore, lingua, religione, opinioni politiche o qualsiasi altra opinione, origine nazionale o sociale, appartenenza ad una minoranza nazionale, ricchezza, nascita o qualsiasi altro status.”

 

Perché lo sport è prima di tutto rispetto per se stessi e per gli altri, è capacità di riconoscere i propri limiti e imparare a superarli con il lavoro e l'impegno, è incontro e relazione con gli altri al di là di qualsiasi differenza o discriminazione. E' amicizia e solidarietà.

 

Questo lavoro si ispira alla filosofia educativa di Yad Vashem di Gerusalemme, il più importante Museo dell’Olocausto al mondo e dal 1993 anche Scuola Internazionale di Studi sulla Shoah, che promuove la conoscenza della storia dello sterminio come storia innanzitutto di vite umane, di persone, uomini e donne, che hanno in una situazione drammatica come quella della seconda guerra mondiale, hanno saputo compiere delle scelte e si sono trovati confrontati a numerosi interrogativi di ordine etico.

Ogni uomo, vittima, carnefice o spettatore, per riprendere la celebre distinzione operata dagli storici della Shoah, può trovarsi nella situazione di  compiere delle scelte, assumersi delle responsabilità, risolvere dei dilemmi morali: vivere o non vivere, adeguarsi o opporsi, resistere o lasciarsi andare, uccidere o salvare, approvare o dissentire, guardare gli eventi o parteciparvi, aiutare o non aiutare, provare emozioni o non provarle, usare la propria coscienza morale o decidere di anestetizzarla, ecc.

Come educatori, siamo chiamati a ricostruire la dimensione profondamente umana della Shoah, chiedendoci quale significato può avere per i nostri giovani, oltre che per noi stessi, 60 anni dopo, la storia dello sterminio.

 

Spunti bibliografici:

 

in italiano Storia culturale dello sport, Richard D.Mandell, Laterza 1989

il sito (in inglese) del Museo dell’Olocausto di Washington www.ushmm.org che contiene una mostra multimediale e spunti didattici

il sito ufficiale delle Olimpiadi, www.olimpiadi.it e www.olympic.org

ancora in inglese www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/Holocaust/olympics.html

 

 

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Totalitarismo e pensiero democratico.

Dai diritti negati alla scoperta dei diritti fondamentali della “persona”

Istituto Storico Rimini con Paola Pruccoli,

docente di Scuola Secondaria di primo grado a Rimini

 

Il progetto Totalitarismo e pensiero democratico. Dai diritti negati alla scoperta dei diritti fondamentali della persona  vuole dimostrare come sia possibile affrontare questi temi in modo attivo e responsabile con alunni ed alunne di scuola media per assicurare loro la capacità di misurarsi con le trasformazioni in atto nella nostra società attraverso conoscenze adeguate e criticità, da protagonisti consapevoli.

La parte centrale del lavoro si snoda in due moduli: il primo riguarda la lettura di alcune parti della Costituzione e in particolare di quegli articoli che salvaguardano contro ogni forma di totalitarismo e sono  una garanzia di difesa dei diritti; il secondo, invece, affronta il tema della negazione dei diritti rispetto alla shoah.

Il percorso del lavoro, fissato per argomenti su power point, vuole essere la sintesi dell’attività svolta in classe ed illustra l’itinerario seguito. Il progetto è stato realizzato durante l’anno scolastico 2006/07 presso la S.M .S “Alighieri” nella classe 3°H con il supporto dell’Istituto Storico Rimini  e del Comune di Rimini Assessorato alla cultura Progetto Educazione alla memoria.

L’U.d.A. si inserisce nella programmazione annuale del Consiglio di Classe, all’interno del Progetto triennale di Educazione alla cittadinanza.

In particolare, per affrontare lo studio dei totalitarismi e approfondire lo studio della Costituzione, si è partecipato al corso di formazione per docenti dal titolo: “ La Costituzione in classe”  organizzato dall’Istituto Storico in collaborazione con il LANDIS (Laboratorio nazionale di didattica della storia).

 

Testi che nel tempo hanno creato stimoli e punti di riferimento

Brusa et alii, L’officina della storia, voll.  3 – L’età contemporanea. Laboratorio, Ed. Scolastiche Bruno Mondatori, 2007

P. Bernardi (a cura di ), Insegnare storia. Guida alla didattica del laboratorio storico, Ed. UTET Università, 2006

G. Pasquino, Corso di scienza politica,Ed. Il Mulino, 2000

R. Mantegazza, Sana e robusta Costituzione. Percorsi educativi nella Costituzione italiana, La Meridiana Molfetta (Ba), 2005

A. Sarfatti, La Costituzione spiegata  ai bambini, Ed. Mondatori, 2006

 

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “ALIGHIERI FERMI”

Via Coletti 102  47900 S.Giuliano (RN)

Tel. 0541 52082  E- mail sm2rimini@rimini.com

 

ISTITUTO PER LA STORIA DELLA RESISTENZA E DELL’ITALIA  CONTEMPORANEA DELLA PROVINCIA DI RIMINI , Via Gamblaunga 27, 47900 Rimini

Tel. 0541/24730   -   E-mail: iststor.rn@libero.it

http://www.istitutostoricorimini.it

 

Paola Pruccoli

E’ docente di Lettere, presso la S.M .S. “Alighieri-Fermi” di Rimini. Si è sempre occupata di progettualità nella scuola al fine di rendere le attività efficaci e flessibili per promuovere e sviluppare conoscenze e competenze.

Ha svolto il ruolo di commissaria per i concorsi riservati all’abilitazione  per l’insegnamento nella scuola elementare. Ha condotto corsi di formazione per docenti sul linguaggio poetico e partecipato a diversi progetti fra cui il progetto europeo triennale “Comenius”.

 

Lidia Gualtiero

E’ docente di materie letterarie nella scuola secondaria di primo grado. Da anni impegnata sul fronte della ricerca e dell’innovazione educativa, ha iniziato nel 1994 la collaborazione con Duccio Demetrio, Presidente della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari, Docente di Filosofia  dell’Educazione e di Educazione degli adulti presso l’Università di Milano Bicocca, partecipando a un corso di formazione biennale sulla didattica della mente e sulle  metodologie autobiografiche.

La collaborazione è continuata nel tempo, sia per la formazione personale, sia per l’applicazione delle metodologie autobiografiche nelle classi.

In quest’ambito, all’interno del CET (Centro Educativo Territoriale “Bruno Ciari), ha organizzato e condotto (in equipe con altre colleghe) corsi di aggiornamento per docenti avvalendosi del monitoraggio della Libera Università di Anghiari.

Ha inoltre partecipato al Progetto di Ricerca/Azione (2001 – 2004) promosso dal MIUR denominato “Educazione alla cittadinanza e alla solidarietà. Cultura dei diritti umani”, assumendo l’incarico di “tutor provinciale” .

Dall’anno scolastico 2005/2006 è utilizzata a titolo di comando presso la sede INSMLI di Rimini, (Istituto la Storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea), in  qualità di responsabile della didattica e coordinatrice delle attività dell’Istituto.

Si occupa attualmente di ricerca didattica e storica costruendo dei percorsi progettuali con le scuole della provincia, organizza eventi culturali, predispone e coordina corsi di formazione per docenti e progetti legati alle memorie territoriali (è in fase diattuazione: Il lavoro che trasforma, le trasformazioni del lavoro a Santarcangelo di Romagna), collabora con il Comune di Rimini per la realizzazione delle attività inerenti alla Giornata della memoria.

 

Sport e diritti umani.

Storie di uomini e donne alle Olimpiadi di Berlino (1936)

unità didattica di Laura Fontana, Responsabile del Progetto Educazione alla Memoria per il Comune di Rimini

 

La storia dei Giochi Olimpici del 1936 è particolarmente interessante per un’unità didattica legata alla Shoah, adatta anche a situazioni scolastiche in cui il periodo del nazionalsocialismo non è ancora stato affrontato, poiché il percorso non prevede come pre-condizione la conoscenza storica di questi eventi da parte degli studenti. Le Olimpiadi di Berlino hanno, in primo luogo, il vantaggio di costituire un argomento di forte interesse per la maggior parte dei giovani, oggi piuttosto coinvolti nelle vicende del mondo dello sport. Intanto va detto che i Giochi del 1936 rappresentano un evento cruciale nella storia dello sport, quale esempio concreto di intreccio tra sport e politica, con tutto quello che ne consegue per una riflessione e un dibattito collettivo sul significato originario dello sport, sui suoi valori, le sue regole, ma anche sulle sue contraddizioni e ipocrisie, sul razzismo che impera in certi ambienti come il calcio, nonché per una comparazione con altri grandi appuntamenti sportivi. La storia insegna, a tal proposito, che nemmeno gli eventi più drammatici e violenti, seppur capaci di scuotere profondamente le coscienze e l’opinione pubblica, hanno mai fermato il mondo dello sport; basterebbe citare solo due esempi: Monaco nel 1972 o la dittatura militare argentina del 1976, ma anche accennare alle attuali, vivacissime polemiche in merito alle Olimpiadi di Pechino del 2008, cioé all’incompatibilità denunciata da molti fra la politica di un Paese che non tutela i diritti umani e che da tempo opprime il popolo tibetano e i principi democratici ai quali dichiara di ispirarsi il Comitato Olimpico Internazionale.

Ma soprattutto l’abbinamento di questo tema ad un percorso educativo sul nazismo, consente di trattare il tema della Shoah in maniera forse meno tradizionale e più coinvolgente per il giovane studente, poiché viene adottato il punto di vista non della Grande Storia (l’avvento del nazionalsocialismo), ma, al contrario, della microstoria, per raccontare i destini individuali di alcuni uomini e di donne che proprio attraverso lo sport e durante la loro carriera sportiva hanno saputo compiere delle scelte, assumendosene responsabilità e conseguenze.

L’unità didattica è in effetti centrata sul racconto delle storie di grandi atleti del mondo dello sport degli anni Trenta, campioni di livello internazionale nella propria disciplina, che furono non solo stelle del firmamento sportivo, ma innanzitutto esseri umani, capaci di compiere delle scelte di responsabilità, di amicizia e di coraggio, in un periodo in cui la massa sembrava invece lasciarsi travolgere dagli eventi e assuefare al Male. Molti di questi atleti erano ebrei. Il successo straordinario delle loro prestazioni sportive a Berlino è stata a lungo misconosciuta e merita di essere portata alla luce, anche per ridimensionare l’immagine diffusa e ben radicata nell’opinione comune secondo la quale gli ebrei vengono identificati unicamente in un popolo di vittime inermi. L’accento troppo spesso posto solo sugli aspetti più tragici della Shoah ha fatto sì che vi fosse ben poca attenzione per gli aspetti vitali e, in un certo senso, più “vincente” del mondo ebraico, quale appunto lo sport.

 Dopo aver tracciato per grandi linee il panorama storico degli anni 1933-1936, il percorso affronterà in maniera più specifica il rapporto tra sport e nazismo, confrontando documenti e immagini d’epoca, soprattutto il celebre film di Leni Riefenstahl, Olympia, al fine di inquadrare le esigenze politiche legate all’organizzazione dei Giochi e per focalizzare la situazione degli ebrei tedeschi alle soglie dell’inaugurazione delle gare. Per il regime nazista lo sport aveva come scopo il rafforzamento della “razza ariana” e la preparazione della gioventù tedesca, mediante l’esercizio fisico, alla guerra. Di conseguenza, tutti gli atleti considerati “non Ariani” vennero pesantemente discriminati e sistematicamente espulsi, fin dalla primavera 1933, dalle federazioni e associazioni sportive, nonché dalle competizioni nazionali.

Tuttavia non furono solo gli ebrei tedeschi a subire le conseguenze di questa politica discriminatoria, come dimostrano, ad esempio, le storie emblematiche del pugile Johann Trollmann, detto Rukelie, campione dei pesi medi e amatissimo dal pubblico, discriminato come zingaro Sinti, privato del titolo, in seguito sottoposto a sterilizzazione, deportato e ucciso nel lager di Neuengamme, oppure di tre grandi sportivi considerati perfettamente Ariani, coccolati dal regime, ma poco inclini all’adulazione e al saluto nazista: Albert Richter, ciclista famosissimo che venne ucciso dalla Gestapo quale sospetto traditore del Reich, in realtà per colpa della sua lunga e manifesta amicizia nei confronti dell’allenatore ebreo Ernst Berliner, Max Schmeling, pugile di fama mondiale, pure lui disubbidiente al Führer, in quanto non aderì mai al partito nazista e non esitò a rischiare la propria vita per salvare alcuni ebrei dalla deportazione, o ancora Carl Ludwig, detto Lutz Long, stella dell’atletica tedesca, che passò alla storia per il gesto di grande lealtà sportiva compiuto alle Olimpiadi di Berlino nei confronti di Jesse Owens, suo avversario nella gara di salto in alto, nonché simbolo, secondo la propaganda di regime, della razza negra, giudicata infinitamente inferiore a quella “ariana”. Anche Lutz Long pagherà cara la sua scelta. Solo la storia della lunga amicizia durante la seconda guerra mondiale tra il biondo Carl e il nero Jesse vale un’ora di lezione in classe, perché ci permette di riflettere sui pregiudizi razziali e sulla potenza dei sentimenti e dei valori umani anche in situazioni estreme.

A Berlino gareggiarono ebrei di altri Paesi, ottenendo spesso risultati straordinari, così come medaglie d’oro vennero assegnate a diversi atleti afroamericani della squadra statunitense, osannati a Berlino ma emarginati e discriminati in patria, o ancora gli asiatici come il maratoneta coreano Kee Chung Sohn, costretto a gareggiare per il Giappone, Paese oppressore della  sua terra, col nome di Kitei Son. Le loro prestazioni nelle gare olimpiche dimostrano quanto il successo nello sport dipenda da qualità individuali come il talento, la tenacia e l’allenamento e non, ovviamente, dalla razza o dalla nazionalità di appartenenza.

 

 

Laura Fontana (Milano, 1965), è Laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne all’Università degli Studi di Bologna, con abilitazione all’insegnamento della Lingua e Letteratura Francese. Dopo aver vissuto alcuni anni in Francia, dal 1990 vive e lavora a Rimini, alle dipendenze dell’Amministrazione Comunale, con il ruolo di Coordinatrice delle Attività Teatrali e di Responsabile dei Progetti di Educazione alla Memoria.

Oltre a occuparsi della formazione degli studenti, cura e realizza ogni anno corsi di aggiornamento e dispense didattiche per le scuole e per gli insegnanti, anche per altri Comuni e altre Istituzioni, su vari argomenti legati alla storia e alla memoria della Shoah. Ha collaborato alla realizzazione di un seminario per docenti italiani in collaborazione con Yad Vashem, Israele (gennaio 2007).

Ha guidato numerosi gruppi di alunni e di insegnanti nei diversi viaggi studio ai luoghi della memoria promossi dal Comune, sia in Italia (Carpi,Fossoli, Risiera di San Sabba, ghetti ebraici di Venezia e Trieste) che all’estero (Mauthausen, Gusen, Ebensee, Hartheim, Auschwitz, Sachsenhausen, ecc.).

Molteplici sono le collaborazioni  nel realizzare attività ed eventi di divulgazione e di riflessione sul tema della memoria (realizzazione del convegno I nemici sono gli altri, Teatro Novelli di Rimini febbraio 1999, dove ha presentato una ricerca sulla deportazione dei bambini e per il quale ha curato la pubblicazione degli atti per La Giuntina , del film Shlomo. Un testimone di Giancarlo Sormani, documentario girato nel 2000 in Polonia per il Comune di Rimini e dedicato a Shlomo Venezia, del festival di teatro Vuoti di memoria. Appuntamenti di teatro civile,nell’agosto 2006).

Ha pubblicato Più di un mare di parole (con Giorgio Giovagnoli, Comune di Rimini, 1996, in cui ha firmato la parte sulla storia dell’antisemitismo), Adesso sono nel vento (Comune di Rimini, 2003) dedicato ai 40 anni di attività della città di Rimini in tema di educazione alla memoria e in Francia, Le sport: un droit de l’homme, per Les Cahiers du Judaïsme (Paris, 2007).

Attualmente sta facendo ricerca sul destino degli atleti ebrei durante il Terzo Reich, con particolare riferimento alle Olimpiadi di Berlino.

 

 

 

Sport e diritti umani. Storie di uomini e donne alle Olimpiadi di Berlino

di Laura Fontana, Responsabile Progetto Educazione alla Memoria, Comune di Rimini

 

Di che cosa parliamo

Le Olimpiadi di Berlino del 1936- evento cruciale nella storia dello sport - ci permettono di rievocare la grande macchina propagandistica messa in funzione dal regime nazionalsocialista: esaltazione della forza fisica tedesca, dell’amor patrio, comunicazione al mondo intero che la Germania distrutta e umiliata dalla sconfitta della prima guerra mondiale aveva ritrovato la sua naturale grandezza.


I nazisti mettono in atto un piano radicale per trasformare un’occasione sportiva in un gigantesco spettacolo di massa per impressionare gli altri Paesi, ma soprattutto in uno strumento di battaglia ideologica.

 

Se vogliamo indagare l’atmosfera di quei giorni, abbiamo a disposizione una grande quantità di immagini e soprattutto il celebre film di Leni Riefenstahl, Olympia, (disponibile anche presso la Cineteca Comunale di Rimini) che mostra chiaramente che cosa si intende per “costruzione del consenso” e per sottolineare una serie di aspetti importanti, sui quali è interessante riflettere:

 

-gigantismo architettonico delle strutture sportive che si richiamano al classicismo dell’antica Grecia, suggerendo allo spettatore l’identificazione con la Germania nazista;

-manifestazioni sportive che sembrano parate militari;

-abbinamento della bandiera nazista con la svastica alla bandiera olimpica (commistione sport e politica);

-propaganda dell’immagine ideale dell’atleta tedesco, che deve corrispondere perfettamente all’ideale ariano: biondo, alto, prestante, carnagione chiara e occhi azzurri (sia per i maschi che per le femmine).

 

Ci si potrebbe interrogare sulla cecità dell’opinione pubblica internazionale che prima protesta, qua e là sull’opportunità di confermare la Germania nazista come sede dei Giochi Olimpici e poi partecipa in massa all’evento (49 Paesi aderiscono, più di tutte le edizioni precedenti).

 

Tutto questo non potrà che far emergere con forza il contrasto tra propaganda e l’altra immagine della Germania di Hitler: la feroce repressione del dissenso e il radicale antisemitismo che sembra solo allentarsi durante i Giochi Olimpici per non attirare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale (ad esempio verranno rimossi tutti i cartelli “Juden raus”).

 

Non si possono ignorare gli episodi di grave discriminazione e persecuzione che si verificano proprio parallelamente alla preparazione delle Olimpiadi (o che erano già avvenuti, quali ad esempio le Leggi di Norimberga del 1935 con le sue gravi conseguenze per l’isolamento degli ebrei tedeschi, non più considerati cittadini, ma sudditi non ariani):

-         l’arresto e la detenzione di 800 zingari  nella regione di Berlino che vengono rinchiusi nel campo di Marzahn per sottrarli alla vista degli stranieri; altri 170 zingari vengono deportati a Dachau presso Monaco di Baviera.

-         la creazione dell’immenso campo di concentramento di Sachsenhausen, che si aggiunge ai campi precedentemente istituiti nel Reich per tutti gli oppositori e i nemici.

 

E’ anche importante sottolineare come le Olimpiadi, gara sportiva internazionale per eccellenza, coincide con la discriminazione degli atleti ebrei tedeschi, espulsi da tutte le discipline sportive e non ammessi a gareggiare per la Germania ma solo per gli altri Paesi.

 

Il destino degli atleti ebrei, fortemente discriminati per motivi razziali, sembra avere diversi punti in comune con la sorte degli atleti afroamericani, i quali, tuttavia, sebbene ammessi a partecipare nella squadra statunitense per ragioni di opportunità di gara (in misura di 18 su 312 atleti), subiscono in patria pesantissime discriminazioni (es. autobus separati per bianchi e neri, scuole divise, ecc.)

 

La storia di Jesse Owens, pluricampione alle Olimpiadi di Berlino,è emblematica. Ancora oggi si ricorda che Hitler, indignato per aver visto infranto il sogno dell’invincibilità tedesca, si rifiutò di stringere la mano al campione africano (anche se in realtà la vicenda è poi stata ricostruita in maniera un po’ diversa anche dallo stesso Owens), mentre nessuno ricorda che il Presidente americano Roosevelt non volle ricevere e onorare pubblicamente l’atleta, una volta rientrato in patria con le 4 medaglie d’oro.

 

La storia dei Giochi Olimpici del 1936 è particolarmente interessante, sia come esempio concreto di intreccio tra sport e politica, sia perché ci permette di raccontare la dimensione umana della grande storia del Terzo Reich, cioè la storia di uomini e donne che seppero comportarsi come degli esseri umani prima che come atleti.

Si tratta di sportivi e sportive, sia ariani che ebrei che furono capaci di compiere delle scelte di responsabilità, di solidarietà, di capacità critica, in un periodo in cui la massa sembrava invece lasciarsi travolgere dagli eventi.

Citiamo solo alcuni esempi che verranno presentati e discussi nel corso della lezione-laboratorio:

1)     il tedesco Carl Ludwig, detto Lutz Long che ebbe un gesto di grande lealtà sportiva nei confronti del suo avversario di gara, l’atleta afroamericano Jesse Owens, con il quale stringerà una forte amicizia nonostante il nazismo predicasse in Germania un disprezzo totale per i neri, considerati di razza inferiore;

   

2)    Albert Richter, grande ciclista tedesco che rifiutò di adeguarsi al modello nazista e rimase solidale al suo allenatore Ernst Berliner, discriminato e perseguitato in quanto ebreo,

  

3) Max Schmeling, pugile, un altro Tedesco Ariano disubbidiente al Führer che non esiterà a rischiare la propria vita per salvare degli ebrei dalla deportazione, oltre ad aiutare economicamente l’afroamericano Joe Louis che solo pochi anni prima era stato suo avversario sul ring.

   

e altre storie, ancora, purtroppo sconosciute.

Dobbiamo anche conoscere la storia dei tanti atleti ebrei provenienti da paesi diversi, che furono grandi campioni nello sport e alle Olimpiadi berlinesi, ma che poi subirono la deportazione nei lager e furono travolti dalla Shoah, quando il loro paese venne occupato dai nazisti.

 

Tanti altri sportivi tedeschi di origini ebraiche, grandi campioni nelle loro discipline, furono invece discriminati per motivi razziali, in quanto considerati non ariani e pertanto espulsi da tutte le associazioni e squadre sportive e non ammessi a gareggiare alle Olimpiadi del 1936.

 

Oggi, la Carta Europea dello Sport, redatta a Rodi nel maggio 1992 stabilisce all’articolo 4 la non discriminazione sportiva, ovvero:

 

L’accesso agli impianti o alle attività sportive sarà garantito senza alcuna distinzione di sesso, razza, colore, lingua, religione, opinioni politiche o qualsiasi altra opinione, origine nazionale o sociale, appartenenza ad una minoranza nazionale, ricchezza, nascita o qualsiasi altro status.”

 

Perché lo sport è prima di tutto rispetto per se stessi e per gli altri, è capacità di riconoscere i propri limiti e imparare a superarli con il lavoro e l'impegno, è incontro e relazione con gli altri al di là di qualsiasi differenza o discriminazione. E' amicizia e solidarietà.

Spunti bibliografici:

 

in italiano Storia culturale dello sport, Richard D.Mandell, Laterza 1989

il sito (in inglese) del Museo dell’Olocausto di Washington www.ushmm.org che contiene una mostra multimediale e spunti didattici

il sito ufficiale delle Olimpiadi, www.olimpiadi.it e www.olympic.org

ancora in inglese www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/Holocaust/olympics.html