Insegnare la Shoah: una sfida possibile - seminario Rimini 2007
IN QUESTA SEZIONE:
PROGRAMMA DEL CONVEGNO DI RIMINI
PROGRAMMA
Domenica 30 settembre
omenica 30 settembre
16.30 Apertura dei lavori
Il progetto Educazione alla Memoria del Comune di Rimini
Stefano Pivato, Assessore alla Cultura del Comune di Rimini
Presentazione del seminario
Giuseppe Strada, Dirigente Scolastico ITCG “Luca Pacioli” di Crema
Shoah: formare i formatori. Il progetto della Direzione
Scolastica per la Lombardia
Giuliana Pupazzoni, Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia
Il ruolo dello Yad Vashem Educational
Shira Maghen, Yad Vashem
Il progetto dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento
di Liberazione in Italia per la formazione insegnanti
Alessandra Chiappano, Responsabile Didattica INSMLI -
Fondazione Memoria della Deportazione
17.00 -18.00
Il nuovo Museo della Shoah di Roma: un percorso da costruire
Marcello Pezzetti, Umberto Gentiloni, Emanuele Di Porto,
Luca Zevi, Maurizio Di Puolo, Giorgio Tamburini
Museo della Shoah Roma
18.00 - 19.00
Antigiudaismo, antisemitismo. La situazione contemporanea
Gadi Luzzatto Voghera, Boston University
19.00 - 19.15
Gadi Luzzatto Voghera: confronto con il pubblico
Lunedì 1 ottobre
Coordina Fabio Maria Pace, insegnante, autore di numerose
pubblicazioni sulla Shoah
8.30 - 9.15
I modelli educativi e di formazione per una educazione
alla Shoah
David Meghnagi, Università di Roma Tre
9.15 - 9.30
David Meghnagi: confronto con il pubblico
9.30 - 10.15
Insegnare La Shoah attraverso la letteratura
Alberto Cavaglion, Istituto piemontese per la Storia della Resistenza
e dell’Italia contemporanea
10.15 -10.30
Alberto Cavaglion: confronto con il pubblico
10.30 - 11.00 Pausa, coffee break
11.00 - 12.45
PERCORSI DIDATTICI / LABORATORI
(in piccoli gruppi, uno dei seguenti percorsi a scelta)
It was ‘them’, not ‘us’
(E’ successo “a loro” e non “a noi” - unità didattica sull’antisemitismo)
Shira Magen
Coordina Alessandra Chiappano
(la frequenza a questa unità è riservata prioritariamente ai docenti
“graduates” che hanno già frequentato un primo seminario a Yad
Vashem)
Totalitarismo e pensiero democratico. Dai diritti negati
alla scoperta dei diritti fondamentali della persona
Unità didattica a cura dell’Istituto per la Storia della Resistenza
di Rimini, con Paola Pruccoli, docente di scuola media a Rimini.
Coordina Lidia Gualtiero, responsabile sezione didattica Istituto per la
Storia della Resistenza di Rimini
Due percorsi scolastici:
Cinema e Shoah - Insegnare la Shoah attraverso le immagini
Gianlorenzo Maccalli e Andrea Portanti, insegnanti scuola superiore,
ITCG “Luca Pacioli” Crema, e
Polifonie di sguardi. Un percorso didattico tra memorie e
teatro Per la scuola elementare e media
Pierluigi Castelli, Dino Chiappino, insegnanti Istituto Comprensivo
di Calcinate (BG)
Coordina Fabio Maria Pace
13.00 -14.30 Pausa pranzo
14.30 - 15.30
A Strategy for Combating the Phenomena of Holocaust Denial
(Una strategia per combattere il fenomeno del negazionismo)
Ephraim Kaye, Yad Vashem
Coordina Alessandra Chiappano
Maria Teresa Brancaccio, Fondazione Anne Frank
con Roberta Gibertoni, Studio Proforma
Coordina Cati Benelli, insegnante ITCG “Luca Pacioli”, Crema
Between the Universal and the Unique aspect of the Holocaust
(L’Olocausto tra aspetto universale e aspetto unico)
Ephraim Kaye
Coordina Alessandra Chiappano
(la frequenza a questa unità è riservata prioritariamente ai docenti
“graduates”, che hanno già frequentato un primo seminario a Yad
Vashem)
12.45 -14.30 Pausa pranzo
14.30 -16.30
Come organizzare lo spazio didattico all’interno del museo
Marcello Pezzetti, direttore del nuovo Museo della Shoah di Roma
Presentazione del progetto scientifico e, a seguire, attività
laboratoriale per l’ideazione di spazi didattici all’interno di un
museo della Shoah.
I docenti lavoreranno divisi in due gruppi:
- per la scuola elementare e scuola media coordina Fabio Maria Pace
con Michela Zanon, responsabile del Museo Ebraico di Venezia
- per la scuola superiore coordina Alessandra Chiappano con Francesca
Panozzo, studiosa della Shoah.
16.30 -17.00
Marcello Pezzetti, Raccolta dei lavori dei gruppi, discussione
17.00 Chiusura dei lavori e consegna degli attestati di frequenza
15.30 - 16.00
Ephraim Kaye: confronto con il pubblico
15.45 - 17.00
PERCORSI DIDATTICI / LABORATORI
(in piccoli gruppi, uno dei seguenti percorsi a scelta)
Sport e diritti umani. Storie di uomini e donne alle Olimpiadi
di Berlino 1936
Unità didattica a cura di Laura Fontana, Responsabile Progetti
Educazione alla Memoria del Comune di Rimini
Coordina Paola Severgnini, insegnante ITCG “Luca Pacioli”, Crema
Laboratorio sulle fonti iconografiche. Donne e fascismo nei
manifesti di propaganda
Lidia Gualtiero con Eva Balducci, studiosa di storia contemporanea
Coordina Gianlorenzo Maccalli, insegnante ITCG “Luca Pacioli”, Crema
How was it Humanly Possible?
(Come è stato umanamente possibile?)
Shira Magen
Coordina Alessandra Chiappano
Martedì 2 ottobre
Coordina Laura Fontana
8.30 - 9.45
La Shoah, léçon d’histoire, question politique, enjeu de mémoire
(La Shoah, lezione di storia, questione politica, sfida della memoria)
Georges Bensoussan, Mémorial de la Shoah, Parigi
9.45 - 10.15
Georges Bensoussan: confronto con il pubblico
10.15 - 10.45 Pausa, coffee break
10.45 - 12.30
PERCORSI DIDATTICI / LABORATORI
(in piccoli gruppi, uno dei seguenti percorsi a scelta)
Such a daughter we wanted
(Proprio la figlia che volevamo - Raccontare una storia individuale
per insegnare la Shoah)
Shira Magen
Coordina Paola Severgnini
Free2 choose: i confini della libertà. Anne Frank, una storia
attuale - Programma educativo realizzato dalla Casa Anne Frank
di Amsterdam,
E' on line sul sito http://memoria.comune.rimini.it/
INTERVENTI A SEGUITO DEL CONVEGNO
Laboratorio sulle
fonti iconografiche.
Donne e fascismo nei
manifesti di propaganda.
A cura di Lidia Gualtiero
responsabile sezione didattica Istituto Storico Rimini e di
Eva Balducci,
studiosa di Storia contemporanea
Presentazione del laboratorio con proposta di lettura
tematica di articoli della Costituzione ad esso correlati.
Abstract: Mettere in campo metodologie
alternative al semplice uso del manuale diventa sempre più urgente, se
consideriamo che viviamo in un’epoca in cui strumenti accattivanti come cinema,
radio, fotografie, video, registratori permettono di fissare il passato, di
custodirlo e riaccedervi in modi mai prima conosciuti.
Ecco
perché questo laboratorio sull’uso dei documenti, che nasce dalla
rielaborazione di un percorso laboratoriale dal titolo “ Nuova immagine
della donna nella stampa popolare degli anni
L’archivio del lavoro che verrà
presentato (una copia del quale verrà inserita nella cartellina dei
partecipanti) è composto da fotocopie di documenti iconografici che, nella
maggior parte, presentano anche parti scritte. Si tratta essenzialmente di
manifesti di propaganda e pubblicitari relativi al periodo che intercorre
tra il 1920 e il 1945, ma sono presenti anche alcune cartoline e
fotografie della stessa epoca. Attraverso la loro interrogazione ed
interpretazione gli allievi e le allieve, preferibilmente di 3a
media, possono compiere con sufficiente autonomia le operazioni dello storico,
consolidare conoscenze note, ricavare informazioni nuove e desumere
un’immagine della donna, della società e degli strumenti utilizzati per la
costruzione del consenso in epoca fascista.
Preme
sottolineare che analizzare manifesti di propaganda del regime fascista dà una
notevole ricchezza di informazioni sul periodo storico esaminato, ma permette al
contempo di riflettere sull’importanza e sugli effetti della comunicazione anche
ai nostri giorni.
Analisi dei bisogni e delle motivazioni:
-
Rendere attivo e motivante lo studio della storia;
-
Arricchire e completare la programmazione di storia con attività di uso delle
fonti (laboratorio).
Finalità generali
Principali intenti e scopi dell’esperienza:
-
Avvicinare gli/le allievi/e alla storia, restituendo allo studio di questa
disciplina la curiosità e il
desiderio di scoprire, capire e interpretare che le sono propri;
- guidare
gli/le allievi/e a utilizzare fonti, sviluppando la loro capacità di leggere e
saper interrogare
i
documenti per produrre informazioni;
-
utilizzare il laboratorio come modalità di lavoro per rendere più autonoma e
gratificante la propria
costruzione del sapere;
- creare
una stretta correlazione tra obiettivi cognitivi e socio-affettivi;
-
agevolare la comprensione di aspetti di un passato abbastanza recente creando un
rapporto di
continuità tra storia e memoria;
- avviare
al lavoro di ricerca storica esercitando le abilità in modo graduale,
differenziato, con varietà di
strumenti e di metodi.
Il
laboratorio verrà analiticamente illustrato nelle sue diverse fasi:
1)
CLASSIFICAZIONE DELLE FONTI
2)
ATTIVAZIONE: presentazione dei documenti con proposta di una
prima attività, di tipo generale: quale immagine della donna al tempo del
fascismo emerge dalla lettura e dall’analisi di tali documenti?
3)
DISTRIBUZIONE E OSSERVAZIONE DIRETTA dei documenti (“Che cosa si
può ricavare dai documenti?”) attraverso una scheda di rilevazione predisposta e
/o delle domande.
4)
INTERROGAZIONE dettagliata delle fonti in tutte le loro parti con
l’ausilio di una traccia
5)
INTERPRETAZIONE, anche con domande-guida (che dovranno emergere
dalla discussione in classe).
6)
SCRIttura di un
testo di tipo storiografico (o completamento) sulla condizione della donna
durante il fascismo.
7)
ATTIVITA’ DI SVILUPPO: interpretazione più approfondita dei
documenti e impostazione di attività di educazione civica o legate alla
creatività
Riferimenti storici e metodologici
Corsi di
formazione per l’insegnamento della storia realizzati da MEMO di Modena,
da Clio 92 Associazione di
insegnanti e ricercatori sulla Didattica della Storia e dal LANDIS
Laboratorio nazionale di didattica della storia.
Gli
autori di riferimento sono i principali conduttori di tali corsi: A. Brusa, I.
Mattozzi e i loro collaboratori.
Testi che
hanno creato stimoli e punti di riferimento:
-
L. Bresil, A. Brusa, Laboratorio, voll. 1-3, Ed. Scol. Bruno
Mondadori, Milano, 1994-1996;
-
A. Brusa, Guida al manuale di storia, Ed. Riuniti, Roma, 1985;
-
A. Brusa, A. Brusa, M. Cecalupo, La terra abitata dagli uomini,
IRRSAE Puglia/Progedit, Bari, 2000;
-
Brusa et alii., Il racconto delle grandi trasformazioni, Ed.
Scolastiche B. Mondadori, 2001;
-
Brusa et alii., Il nuovo racconto delle grandi trasformazioni, Ed.
Scolastiche B. Mondadori, 2004;
-
A. Brusa et alii., L’Officina della storia, voll. 3 - L’età
contemporanea. Laboratorio, Ed. Scolastiche B. Mondatori 2007
-
Riviste: I viaggi di Erodoto, Rassegna, articoli di A.
Brusa e I. Mattozzi.
-
P.Bernardi (a cura di), Insegnare storia. Guida alla didattica del
laboratorio storico. Ed. UTET Università, 2006
-
E. Perillo, C. Santini (a cura di), Il fare e il far vedere nella
storia insegnata. Didattica laboratoriale e nuove risorse per la formazione
storica e l’educazione ai beni culturali. Scuola estiva di Arcevia giugno
2002 –giugno 2003, Ed. Polaris
-
G. Deiana, La scuola come laboratorio. La ricerca storica, Ed.
Polaris,1999
-
P. Angelini (a cura di),
Condividere il sapere. I laboratori di storia di Gianna Di Caro, Stampa:
Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna, 2006
-
F. Thebaud (a cura di) Storia delle donne in Occidente. Il Novecento,
Ed. Laterza 1992
-
V. De Grazia , Le donne nel regime fascista, Ed. Marsilio 2001
-
G. Pasquino, Corso di Scienza politica, Ed. Il Mulino, 2000
ISTITUTO PER
Tel. 0541/24730 -
E-mail: iststor.rn@libero.it
http://www.istitutostoricorimini.it
La
collaborazione è continuata nel tempo, sia per la formazione personale, sia per
l’applicazione delle metodologie autobiografiche nelle classi.
In
quest’ambito, all’interno del CET (Centro Educativo Territoriale “Bruno Ciari),
ha organizzato e condotto (in equipe con altre colleghe) corsi di aggiornamento
per docenti avvalendosi del monitoraggio della Libera Università di Anghiari.
Ha
inoltre partecipato al Progetto di Ricerca/Azione (2001 – 2004) promosso dal
MIUR denominato “Educazione alla cittadinanza e alla solidarietà. Cultura
dei diritti umani”, assumendo l’incarico di “tutor provinciale” .
Dall’anno
scolastico 2005/2006 è utilizzata a titolo di comando presso la sede INSMLI di
Rimini, (Istituto
Si occupa attualmente di ricerca didattica e storica
costruendo dei percorsi progettuali con le scuole della provincia, organizza
eventi culturali, predispone e coordina corsi di formazione per docenti e
progetti legati alle memorie territoriali (è in fase diattuazione: Il lavoro
che trasforma, le trasformazioni del lavoro a Santarcangelo di Romagna),
collabora con il Comune di Rimini per la realizzazione delle attività inerenti
alla Giornata della memoria.
Eva Balducci
giovane
studiosa laureata in Storia contemporanea, collabora con l’Istituto Storico di
Rimini nel campo della didattica laboratoriale.
Tra i
lavori che ha curato e realizzato in quest’ambito segnaliamo il laboratorio
dal titolo Nuova immagine femminile nella stampa popolare degli anni venti,
condotto nell’anno scolastico 2006/2007 in una classe terza media quasi
esclusivamente femminile della S.M.S T. Franchini di Santarcangelo di Romagna.
Il lavoro
è nato da una ricerca approfondita sulle donne degli anni ’20, un periodo
particolare e cruciale da analizzare per la sua forte dose di contraddizioni,
cruciale per capire le trasformazione della donne e il loro processo di
emancipazione.
Attualmente insegna nella scuola primaria ed è iscritta al terzo anno della facoltà di Scienze di Formazione primaria per l’abilitazione all’insegnamento.
Rimini, 18 gennaio 2007 ore 15, Cineteca Comunale.
Laboratorio per gli studenti nell’ambito del seminario di
formazione Razzisti si diventa? La
costruzione del nemico nella Germania nazista e nell’Italia fascista
di Laura Fontana,
Responsabile Progetti Educazione alla Memoria del Comune
di Rimini
Lo sport può essere considerato un diritto
fondamentale dell’uomo?
Considerando il diritto in senso stretto, forse dovremmo
dare una risposta negativa. In effetti nessun testo fondamentale (Dichiarazione
o Convenzione) relativo ai diritti dell’uomo contiene disposizioni specifiche
sulla pratica di uno sport o l’accesso alla pratica sportiva. Tuttavia lo sport
può essere considerato come una componente essenziale di due diritti : il
diritto all’istruzione e all’educazione e il diritto alla cultura.
In particolare, entrambi questi diritti sono contenuti nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, rispettivamente all’art. 26 e art. 27:
−
Ogni individuo ha diritto all' istruzione. (…/..)L'istruzione deve essere
indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del
rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve
promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le
Nazioni., i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni
Unite
per
il mantenimento della pace. (..)
•
Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale
della comunità(…).
Lo sport, quindi, può essere
considerato come un mezzo importante per contribuire alla formazione armonica ed
equilibrata della personalità che può porre le basi per un’apertura a valori più
alti quali la cultura, la partecipazione sociale e la ricerca di significati che
vanno oltre il semplice risultato agonistico. L’attività sportiva permette a
ognuno di noi di avere una migliore opinione di sé e consente anche di
realizzare le nostre aspirazioni e le nostre ambizioni.
In un’epoca come quella contemporanea, contrassegnata da
uno svilimento e da una mercificazione desolante dello sport – sempre più
dominato dalla ricerca ossessiva della vittoria a tutti i costi, dal non
rispetto per i tempi e i limiti del corpo umano ( i casi di doping, gli atleti
bambini,…), dal denaro che prevale su tutto – potrebbe essere utile ed
interessante proporre agli studenti un lavoro didattico che riconsideri lo
sport, valorizzandolo come mezzo di formazione dell’ essere umano.
Diversi sono i punti di forza dello sport sotto il profilo
educativo:
a)
lo sport esalta i valori della correttezza, della lealtà, del rispetto
reciproco;
b)
lo sport può avere una funzione educativa importante per tanti ragazzi,
perché può abituarli a rispettare regole e comportamenti precisi. Nel mondo di
oggi sembra trionfare il “Fai ciò che vuoi”, la libertà di fare tutto senza
pensare troppo agli altri.
c)
Nella società contemporanea i giovani sembrano poco disposti a fare
fatica per raggiungere un obiettivo, tanto che la parola “sacrificio” non è
affatto considerata un valore. Lo sport, invece, può rappresentare una tendenza
opposta: il richiamo a regole, schemi, confini morali da non oltrepassare,
proponendo la cultura dell’impegno. Per conquistare un trofeo, sono necessarie
ore di sudore e di allenamento. Questo può aiutare i giovani a valorizzare
sempre di più lo spirito di sacrificio, anche nella vita quotidiana. Di
conseguenza, può rappresentare una valida alternativa al “Voglio tutto e subito,
senza alcuno sforzo.
d)
un ulteriore aspetto educativo importante sta nella cultura dell’incontro
con gli altri. Oggi, purtroppo, i ragazzi sono sempre più intrappolati nei
videogiochi e nelle navigazioni di Internet. Trascorrono giornate intere immersi
in realtà virtuali, che impediscono un vero rapporto con il mondo. Lo sport,
invece, abitua ad un vero, sincero e genuino contatto con gli altri. In un mondo
spesso dominato dagli incontri virtuali, può aiutare a costruire una migliore
cultura del rispetto e dell’amicizia.
In sostanza lo sport promuove la vita socioculturale, avvicinando le persone e le comunità. Le squadre sportive sono molto spesso formate da persone di origine diversa, per provenienza geografica e culturale, per lingua e religione, così come il pubblico degli spettatori dello sport è multietnico ed estremamente eterogeneo. Di conseguenza lo sport contribuisce idealmente al superamento delle differenze e incoraggia il dialogo, l’eliminazione dei pregiudizi, degli stereotipi, dell’ignoranza e dell’intolleranza.
D’altro canto, è pur vero che lo
sport non sempre si mostra un veicolo di integrazione e di dialogo, perché
purtroppo nel corso della storia abbiamo assistito (e assistiamo tutt’oggi!) a
numerosi episodi di discriminazione nei confronti di sportivi appartenenti a
minoranze religiose o culturali, oppure nei confronti degli atleti africani. In
particolare il mondo del calcio è spesso contrassegnato da gravi episodi di
razzismo e di antisemitismo, come dimostrano ad esempio gli striscioni negli
stadi.
Parlare della convivenza e del suo contrario, la
discriminazione, proprio attraverso lo sport è, dunque, un tema quanto mai
attuale e famigliare ai nostri ragazzi. Il fatto di collegarlo alla storia del
Terzo Reich e di contestualizzare l’avvenimento delle Olimpiadi di Berlino non
potrà che far emergere questo binomio “rispetto/disprezzo per l’avversario
sportivo, per l’Altro” in maniera semplice e convincente.
Ma soprattutto l’abbinamento di questo tema al nostro
percorso educativo sul nazismo, ci consentirà di sviluppare un argomento
pochissimo studiato a scuola e pressoché sconosciuto alla maggior parte di noi,
cioè di raccontare non la grande storia dei fatti più eclatanti e delle grandi
azioni o dei grandi crimini, ma, al contrario, di raccontare storie meno note di
uomini e di donne che proprio attraverso lo sport e durante la loro carriera
sportiva hanno saputo compiere delle scelte, assumendosene responsabilità e
conseguenze.
Le Olimpiadi di Berlino del 1936- evento cruciale nella
storia dello sport - ci permettono di rievocare la grande macchina
propagandistica messa in funzione dal regime nazionalsocialista: esaltazione
della forza fisica tedesca, dell’amor patrio, comunicazione al mondo intero che
Come insegnanti abbiamo a disposizione una grande quantità
di immagini (oltre al filmato di Leni Riefenstahl, Olympia, disponibile
in moltissime Cineteche) per mostrare agli studenti cosa intendiamo per
“costruzione del consenso” e per sottolineare una serie di aspetti importanti,
sui quali intrecciare una discussione in aula:
-gigantismo architettonico delle strutture sportive che si
richiamano all’idea classica dell’antica Grecia, suggerendo allo spettatore
l’identificazione con
-manifestazioni sportive che sembrano parate militari;
-abbinamento della bandiera nazista con la svastica alla
bandiera olimpica (commistione sport e politica);
-propaganda dell’immagine ideale dell’atleta tedesco, che
deve corrispondere perfettamente all’ideale ariano: biondo, alto, prestante,
carnagione chiara e occhi azzurri (sia per i maschi che per le femmine).
Ci si potrebbe interrogare sulla cecità dell’opinione
pubblica internazionale che prima protesta, qua e là sull’opportunità di
confermare
Tutto questo non potrà che far emergere con forza il
contrasto tra propaganda e l’altra immagine della Germania di Hitler: la feroce
repressione del dissenso e il radicale antisemitismo che sembra solo allentarsi
durante i Giochi Olimpici per non attirare l’attenzione dell’opinione pubblica
internazionale (ad esempio verranno rimossi tutti i cartelli “Juden raus”).
Andranno spiegati ai ragazzi gli episodi di grave
discriminazione e persecuzione che si verificarono proprio parallelamente alla
preparazione delle Olimpiadi (o che erano già avvenuti, quali ad esempio le
Leggi di Norimberga del 1935 con le sue gravi conseguenze per l’isolamento degli
ebrei tedeschi, non più considerati cittadini, ma sudditi non ariani):
-
l’arresto e la detenzione di 800 zingari nella regione di Berlino che
vengono rinchiusi nel campo di Marzahn per sottrarli alla vista degli stranieri;
altri 170 zingari vengono deportati a Dachau presso Monaco di Baviera.
-
la creazione dell’immenso campo di concentramento di Sachsenhausen, che
si aggiunge ai campi precedentemente istituiti nel Reich per tutti gli
oppositori e i nemici.
E’ anche importante sottolineare come le Olimpiadi, gara
sportiva internazionale per eccellenza, coincide con la discriminazione degli
atleti ebrei tedeschi, espulsi da tutte le discipline sportive e non ammessi a
gareggiare per
Anche gli atleti afroamericani, tuttavia, sebbene ammessi
a partecipare nella squadra statunitense per ragioni di opportunità di gara (in
misura di 18 su 312 atleti), sono soggetti in patria a pesantissime
discriminazioni (es. autobus separati per bianchi e neri, scuole divise, ecc.)
L’argomento andrà discusso e trattato in base al tempo a
disposizione, ma è possibile lavorarci anche successivamente, per esempio
incaricando gli studenti di cercare le biografie di atleti famosi (un esempio
per tutti: cosa divenne Jesse Owens, pluricampione alle Olimpiadi di
Berlino, una volta rientrato in patria?), da ricostruire rispondendo ad un paio
di domande date: esempio “fu testimone o protagonista in patria di episodi di
discriminazione? come reagì? Fu protagonista di gesti di solidarietà e di
responsabilità?”.
Infine, proprio attraverso la rievocazione della storia
dei Giochi Olimpici del 1936 sarà possibile raccontare la storia di alcuni
uomini e donne che seppero essere prima che atleti degli esseri umani:
1)
il tedesco Carl Ludwig, detto Lutz Long che divenne l’amico di
tutta la vita per il nero Jesse Owens, suo avversario nelle gare,
2)
Albert Richter, grande ciclista tedesco che rifiutò di adeguarsi
al modello nazista e rimase solidale al suo allenatore Ernst Berliner,
discriminato e perseguitato in quanto ebreo,
3)
Max Schmeling,
pugile, un altro ariano disubbidiente al Führer che non esiterà a rischiare la
propria vita per salvare degli ebrei dalla deportazione e aiuterà persino
l’avversario sul ring, l’ afroamericano Joe Louis, una volta caduto in
disgrazia.
e altre storie ancora, purtroppo sconosciute. Tanti furono anche gli atleti ebrei, campioni nello sport e alle Olimpiadi, che subirono la deportazione nei lager e furono travolti dalla Shoah.
Il CD presenta solo alcune di queste storie di uomini e donne che anche nei momenti più bui e difficili, hanno saputo compiere piccoli e grandi gesti di amicizia, di coraggio, di solidarietà.
Al termine del percorso non
sarà forse inutile leggere con i ragazzi l’articolo 4 della Carta Europea dello
Sport, redatta a Rodi nel maggio 1992 che così stabilisce:
“L’accesso
agli impianti o alle attività sportive sarà garantito senza alcuna distinzione
di sesso, razza, colore, lingua, religione, opinioni politiche o qualsiasi altra
opinione, origine nazionale o sociale, appartenenza ad una minoranza nazionale,
ricchezza, nascita o qualsiasi altro status.”
Perché lo sport è prima di tutto rispetto per se
stessi e per gli altri,
è capacità di riconoscere i propri limiti e imparare a superarli con il lavoro e
l'impegno, è incontro e relazione con gli altri al di là di qualsiasi differenza
o discriminazione. E' amicizia e solidarietà.
Questo lavoro si ispira alla filosofia educativa di Yad
Vashem di Gerusalemme, il più importante Museo dell’Olocausto al mondo e dal
1993 anche Scuola Internazionale di Studi sulla Shoah, che promuove la
conoscenza della storia dello sterminio come storia innanzitutto di vite umane,
di persone, uomini e donne, che hanno in una situazione drammatica come quella
della seconda guerra mondiale, hanno saputo compiere delle scelte e si sono
trovati confrontati a numerosi interrogativi di ordine etico.
Ogni uomo, vittima, carnefice o spettatore, per
riprendere la celebre distinzione operata dagli storici della Shoah, può
trovarsi nella situazione di compiere delle scelte, assumersi delle
responsabilità, risolvere dei dilemmi morali: vivere o non vivere, adeguarsi o
opporsi, resistere o lasciarsi andare, uccidere o salvare, approvare o
dissentire, guardare gli eventi o parteciparvi, aiutare o non aiutare, provare
emozioni o non provarle, usare la propria coscienza morale o decidere di
anestetizzarla, ecc.
Come educatori, siamo chiamati a ricostruire la dimensione
profondamente umana della Shoah, chiedendoci quale significato può avere per i
nostri giovani, oltre che per noi stessi, 60 anni dopo, la storia dello
sterminio.
Spunti bibliografici:
in italiano Storia culturale dello sport, Richard
D.Mandell, Laterza 1989
il sito (in inglese) del Museo dell’Olocausto di
Washington www.ushmm.org
che contiene una mostra multimediale e spunti didattici
il sito ufficiale delle Olimpiadi,
www.olimpiadi.it
e
www.olympic.org
ancora in inglese
www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/Holocaust/olympics.html
.
Totalitarismo e pensiero democratico.
Dai diritti negati alla scoperta dei diritti
fondamentali della “persona”
Istituto Storico Rimini con
Paola Pruccoli,
docente di Scuola Secondaria
di primo grado a Rimini
Il
progetto Totalitarismo e pensiero democratico. Dai diritti negati alla
scoperta dei diritti fondamentali della persona vuole dimostrare come sia
possibile affrontare questi temi in modo attivo e responsabile con alunni ed
alunne di scuola media per assicurare loro la capacità di misurarsi con le
trasformazioni in atto nella nostra società attraverso conoscenze adeguate e
criticità, da protagonisti consapevoli.
La parte
centrale del lavoro si snoda in due moduli: il primo riguarda la lettura di
alcune parti della Costituzione e in particolare di quegli articoli che
salvaguardano contro ogni forma di totalitarismo e sono una garanzia di difesa
dei diritti; il secondo, invece, affronta il tema della negazione dei diritti
rispetto alla shoah.
Il
percorso del lavoro, fissato per argomenti su power point, vuole essere la
sintesi dell’attività svolta in classe ed illustra l’itinerario seguito. Il
progetto è stato realizzato durante l’anno scolastico 2006/07 presso
L’U.d.A.
si inserisce nella programmazione annuale del Consiglio di Classe, all’interno
del Progetto triennale di Educazione alla cittadinanza.
In
particolare, per affrontare lo studio dei totalitarismi e approfondire lo studio
della Costituzione, si è partecipato al corso di formazione per docenti dal
titolo: “
Testi
che nel tempo hanno creato stimoli e punti di riferimento
Brusa et
alii, L’officina della storia, voll. 3 – L’età contemporanea.
Laboratorio, Ed. Scolastiche Bruno Mondatori, 2007
P.
Bernardi (a cura di ), Insegnare storia. Guida alla didattica del laboratorio
storico, Ed. UTET Università, 2006
G.
Pasquino, Corso di scienza politica,Ed. Il Mulino, 2000
R.
Mantegazza, Sana e robusta Costituzione. Percorsi educativi nella
Costituzione italiana,
A.
Sarfatti,
SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO
“ALIGHIERI FERMI”
Via Coletti 102 47900
S.Giuliano (RN)
Tel. 0541 52082 E- mail
sm2rimini@rimini.com
ISTITUTO PER
Tel. 0541/24730 -
E-mail: iststor.rn@libero.it
http://www.istitutostoricorimini.it
Paola Pruccoli
E’
docente di Lettere, presso
Ha svolto
il ruolo di commissaria per i concorsi riservati all’abilitazione per
l’insegnamento nella scuola elementare. Ha condotto corsi di formazione per
docenti sul linguaggio poetico e partecipato a diversi progetti fra cui il
progetto europeo triennale “Comenius”.
La
collaborazione è continuata nel tempo, sia per la formazione personale, sia per
l’applicazione delle metodologie autobiografiche nelle classi.
In
quest’ambito, all’interno del CET (Centro Educativo Territoriale “Bruno Ciari),
ha organizzato e condotto (in equipe con altre colleghe) corsi di aggiornamento
per docenti avvalendosi del monitoraggio della Libera Università di Anghiari.
Ha
inoltre partecipato al Progetto di Ricerca/Azione (2001 – 2004) promosso dal
MIUR denominato “Educazione alla cittadinanza e alla solidarietà. Cultura
dei diritti umani”, assumendo l’incarico di “tutor provinciale” .
Dall’anno
scolastico 2005/2006 è utilizzata a titolo di comando presso la sede INSMLI di
Rimini, (Istituto
Si occupa attualmente di ricerca didattica e storica
costruendo dei percorsi progettuali con le scuole della provincia, organizza
eventi culturali, predispone e coordina corsi di formazione per docenti e
progetti legati alle memorie territoriali (è in fase diattuazione: Il lavoro
che trasforma, le trasformazioni del lavoro a Santarcangelo di Romagna),
collabora con il Comune di Rimini per la realizzazione delle attività inerenti
alla Giornata della memoria.
Sport e diritti umani.
Storie di uomini e donne alle Olimpiadi di Berlino (1936)
unità
didattica di Laura Fontana,
Responsabile del Progetto Educazione alla Memoria per il Comune di Rimini
La storia dei Giochi
Olimpici del 1936 è particolarmente interessante per un’unità didattica legata
alla Shoah, adatta anche a situazioni scolastiche in cui il periodo del
nazionalsocialismo non è ancora stato affrontato, poiché il percorso non prevede
come pre-condizione la conoscenza storica di questi eventi da parte degli
studenti. Le Olimpiadi di Berlino hanno, in primo luogo, il vantaggio di
costituire un argomento di forte interesse per la maggior parte dei giovani,
oggi piuttosto coinvolti nelle vicende del mondo dello sport. Intanto va detto
che i Giochi del 1936 rappresentano un evento cruciale nella storia dello sport,
quale esempio concreto di intreccio tra sport e politica, con tutto quello che
ne consegue per una riflessione e un dibattito collettivo sul significato
originario dello sport, sui suoi valori, le sue regole, ma anche sulle sue
contraddizioni e ipocrisie, sul razzismo che impera in certi ambienti come il
calcio, nonché per una comparazione con altri grandi appuntamenti sportivi. La
storia insegna, a tal proposito, che nemmeno gli eventi più drammatici e
violenti, seppur capaci di scuotere profondamente le coscienze e l’opinione
pubblica, hanno mai fermato il mondo dello sport; basterebbe citare solo due
esempi: Monaco nel 1972 o la dittatura militare argentina del 1976, ma anche
accennare alle attuali, vivacissime polemiche in merito alle Olimpiadi di
Pechino del 2008, cioé all’incompatibilità denunciata da molti fra la politica
di un Paese che non tutela i diritti umani e che da tempo opprime il popolo
tibetano e i principi democratici ai quali dichiara di ispirarsi il Comitato
Olimpico Internazionale.
Ma soprattutto l’abbinamento
di questo tema ad un percorso educativo sul nazismo, consente di trattare il
tema della Shoah in maniera forse meno tradizionale e più coinvolgente per il
giovane studente, poiché viene adottato il punto di vista non della Grande
Storia (l’avvento del nazionalsocialismo), ma, al contrario, della
microstoria, per raccontare i destini individuali di alcuni uomini e di
donne che proprio attraverso lo sport e durante la loro carriera sportiva hanno
saputo compiere delle scelte, assumendosene responsabilità e conseguenze.
L’unità didattica è in effetti centrata sul racconto delle storie di grandi atleti del mondo dello sport degli anni Trenta, campioni di livello internazionale nella propria disciplina, che furono non solo stelle del firmamento sportivo, ma innanzitutto esseri umani, capaci di compiere delle scelte di responsabilità, di amicizia e di coraggio, in un periodo in cui la massa sembrava invece lasciarsi travolgere dagli eventi e assuefare al Male. Molti di questi atleti erano ebrei. Il successo straordinario delle loro prestazioni sportive a Berlino è stata a lungo misconosciuta e merita di essere portata alla luce, anche per ridimensionare l’immagine diffusa e ben radicata nell’opinione comune secondo la quale gli ebrei vengono identificati unicamente in un popolo di vittime inermi. L’accento troppo spesso posto solo sugli aspetti più tragici della Shoah ha fatto sì che vi fosse ben poca attenzione per gli aspetti vitali e, in un certo senso, più “vincente” del mondo ebraico, quale appunto lo sport.
Dopo aver tracciato per
grandi linee il panorama storico degli anni 1933-1936, il percorso affronterà in
maniera più specifica il rapporto tra sport e nazismo, confrontando documenti e
immagini d’epoca, soprattutto il celebre film di Leni Riefenstahl, Olympia,
al fine di inquadrare le esigenze politiche legate all’organizzazione dei Giochi
e per focalizzare la situazione degli ebrei tedeschi alle soglie
dell’inaugurazione delle gare. Per il regime nazista lo sport aveva come scopo
il rafforzamento della “razza ariana” e la preparazione della gioventù tedesca,
mediante l’esercizio fisico, alla guerra. Di conseguenza, tutti gli atleti
considerati “non Ariani” vennero pesantemente discriminati e sistematicamente
espulsi, fin dalla primavera 1933, dalle federazioni e associazioni sportive,
nonché dalle competizioni nazionali.
Tuttavia non furono solo gli
ebrei tedeschi a subire le conseguenze di questa politica discriminatoria, come
dimostrano, ad esempio, le storie emblematiche del pugile Johann Trollmann,
detto Rukelie, campione dei pesi medi e amatissimo dal pubblico,
discriminato come zingaro Sinti, privato del titolo, in seguito sottoposto a
sterilizzazione, deportato e ucciso nel lager di Neuengamme, oppure di tre
grandi sportivi considerati perfettamente Ariani, coccolati dal regime,
ma poco inclini all’adulazione e al saluto nazista: Albert Richter,
ciclista famosissimo che venne ucciso dalla Gestapo quale sospetto traditore del
Reich, in realtà per colpa della sua lunga e manifesta amicizia nei confronti
dell’allenatore ebreo Ernst Berliner, Max Schmeling, pugile di fama
mondiale, pure lui disubbidiente al Führer, in quanto non aderì mai al partito
nazista e non esitò a rischiare la propria vita per salvare alcuni ebrei dalla
deportazione, o ancora Carl Ludwig, detto Lutz Long, stella
dell’atletica tedesca, che passò alla storia per il gesto di grande lealtà
sportiva compiuto alle Olimpiadi di Berlino nei confronti di Jesse Owens, suo
avversario nella gara di salto in alto, nonché simbolo, secondo la propaganda di
regime, della razza negra, giudicata infinitamente inferiore a quella
“ariana”. Anche Lutz Long pagherà cara la sua scelta. Solo la storia della lunga
amicizia durante la seconda guerra mondiale tra il biondo Carl e il nero Jesse
vale un’ora di lezione in classe, perché ci permette di riflettere sui
pregiudizi razziali e sulla potenza dei sentimenti e dei valori umani anche in
situazioni estreme.
A Berlino gareggiarono ebrei di altri Paesi, ottenendo spesso risultati straordinari, così come medaglie d’oro vennero assegnate a diversi atleti afroamericani della squadra statunitense, osannati a Berlino ma emarginati e discriminati in patria, o ancora gli asiatici come il maratoneta coreano Kee Chung Sohn, costretto a gareggiare per il Giappone, Paese oppressore della sua terra, col nome di Kitei Son. Le loro prestazioni nelle gare olimpiche dimostrano quanto il successo nello sport dipenda da qualità individuali come il talento, la tenacia e l’allenamento e non, ovviamente, dalla razza o dalla nazionalità di appartenenza.
Laura Fontana
(Milano, 1965), è Laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne
all’Università degli Studi di Bologna, con abilitazione all’insegnamento della
Lingua e Letteratura Francese. Dopo aver vissuto alcuni anni in Francia, dal
1990 vive e lavora a Rimini, alle dipendenze dell’Amministrazione Comunale, con
il ruolo di Coordinatrice delle Attività Teatrali e di Responsabile dei Progetti
di Educazione alla Memoria.
Oltre a occuparsi della formazione
degli studenti, cura e realizza ogni anno corsi di aggiornamento e dispense
didattiche per le scuole e per gli insegnanti, anche per altri Comuni e altre
Istituzioni, su vari argomenti legati alla storia e alla memoria della Shoah. Ha
collaborato alla realizzazione di un seminario per docenti italiani in
collaborazione con Yad Vashem, Israele (gennaio 2007).
Ha guidato numerosi gruppi di
alunni e di insegnanti nei diversi viaggi studio ai luoghi della memoria
promossi dal Comune, sia in Italia (Carpi,Fossoli, Risiera di San Sabba, ghetti
ebraici di Venezia e Trieste) che all’estero (Mauthausen, Gusen, Ebensee,
Hartheim, Auschwitz, Sachsenhausen, ecc.).
Molteplici sono le collaborazioni nel realizzare attività
ed eventi di divulgazione e di riflessione sul tema della memoria (realizzazione
del convegno I nemici sono gli altri, Teatro Novelli di Rimini febbraio
1999, dove ha presentato una ricerca sulla deportazione dei bambini e per il
quale ha curato la pubblicazione degli atti per
Ha pubblicato Più di un mare di parole (con Giorgio
Giovagnoli, Comune di Rimini,
Attualmente sta facendo ricerca sul destino degli atleti ebrei durante il Terzo Reich, con particolare riferimento alle Olimpiadi di Berlino.
di Laura Fontana, Responsabile Progetto Educazione alla Memoria,
Comune di Rimini
Le
Olimpiadi di Berlino del 1936- evento cruciale nella storia dello sport - ci
permettono di rievocare la grande macchina propagandistica messa in funzione dal
regime nazionalsocialista: esaltazione della forza fisica tedesca, dell’amor
patrio, comunicazione al mondo intero che
Se
vogliamo indagare l’atmosfera di quei giorni, abbiamo a disposizione una
grande quantità di immagini e soprattutto il celebre film di Leni Riefenstahl, Olympia,
(disponibile anche presso
-gigantismo
architettonico delle strutture sportive che si richiamano al classicismo
dell’antica Grecia, suggerendo allo spettatore l’identificazione con
-manifestazioni
sportive che sembrano parate militari;
-abbinamento
della bandiera nazista con la svastica alla bandiera olimpica (commistione sport
e politica);
-propaganda
dell’immagine ideale dell’atleta tedesco, che deve corrispondere
perfettamente all’ideale ariano: biondo, alto, prestante, carnagione chiara e
occhi azzurri (sia per i maschi che per le femmine).
Ci
si potrebbe interrogare sulla cecità dell’opinione pubblica internazionale
che prima protesta, qua e là sull’opportunità di confermare
Tutto
questo non potrà che far emergere con forza il contrasto tra propaganda e
l’altra immagine della Germania di Hitler: la feroce repressione del dissenso
e il radicale antisemitismo che sembra solo allentarsi durante i Giochi Olimpici
per non attirare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale (ad
esempio verranno rimossi tutti i cartelli “Juden raus”).
Non
si possono ignorare gli episodi di grave discriminazione e persecuzione che si
verificano proprio parallelamente alla preparazione delle Olimpiadi (o che erano
già avvenuti, quali ad esempio le Leggi di Norimberga del 1935 con le sue gravi
conseguenze per l’isolamento degli ebrei tedeschi, non più considerati
cittadini, ma sudditi non ariani):
-
l’arresto
e la detenzione di 800 zingari nella
regione di Berlino che vengono rinchiusi nel campo di Marzahn per sottrarli alla
vista degli stranieri; altri 170 zingari vengono deportati a Dachau presso
Monaco di Baviera.
-
la
creazione dell’immenso campo di concentramento di Sachsenhausen, che si
aggiunge ai campi precedentemente istituiti nel Reich per tutti gli oppositori e
i nemici.
E’
anche importante sottolineare come le Olimpiadi, gara sportiva internazionale
per eccellenza, coincide con la discriminazione degli atleti ebrei tedeschi,
espulsi da tutte le discipline sportive e non ammessi a gareggiare per
Il destino degli
atleti ebrei, fortemente discriminati per motivi razziali, sembra avere diversi
punti in comune con la sorte degli atleti afroamericani, i quali, tuttavia,
sebbene ammessi a partecipare nella squadra statunitense per ragioni di
opportunità di gara (in misura di 18 su 312 atleti), subiscono in patria
pesantissime discriminazioni (es. autobus separati per bianchi e neri, scuole
divise, ecc.)
La
storia di Jesse Owens, pluricampione
alle Olimpiadi di Berlino,è emblematica. Ancora oggi si ricorda che Hitler,
indignato per aver visto infranto il sogno dell’invincibilità tedesca, si
rifiutò di stringere la mano al campione africano (anche se in realtà la
vicenda è poi stata ricostruita in maniera un po’ diversa anche dallo stesso
Owens), mentre nessuno ricorda che il Presidente americano Roosevelt non volle
ricevere e onorare pubblicamente l’atleta, una volta rientrato in patria con
le 4 medaglie d’oro.
La
storia dei Giochi Olimpici del 1936 è particolarmente interessante, sia come
esempio concreto di intreccio tra sport e politica, sia perché ci permette di
raccontare la dimensione umana della grande storia del Terzo Reich, cioè la
storia di uomini e donne che seppero comportarsi come degli esseri umani prima
che come atleti.
Si
tratta di sportivi e sportive, sia ariani che ebrei che furono capaci di
compiere delle scelte di responsabilità, di solidarietà, di capacità critica,
in un periodo in cui la massa sembrava invece lasciarsi travolgere dagli eventi.
Citiamo
solo alcuni esempi che verranno presentati e discussi nel corso della
lezione-laboratorio:
1)
il tedesco
Carl Ludwig, detto Lutz Long che
ebbe un gesto di grande lealtà sportiva nei confronti del suo avversario di
gara, l’atleta afroamericano Jesse Owens, con il quale stringerà una forte
amicizia nonostante il nazismo predicasse in Germania un disprezzo totale per i
neri, considerati di razza inferiore;
2) Albert
Richter, grande ciclista tedesco che rifiutò di adeguarsi al modello
nazista e rimase solidale al suo allenatore Ernst Berliner, discriminato e
perseguitato in quanto ebreo,
3) Max Schmeling, pugile, un altro Tedesco Ariano disubbidiente al Führer che non esiterà a rischiare la propria vita per salvare degli ebrei dalla deportazione, oltre ad aiutare economicamente l’afroamericano Joe Louis che solo pochi anni prima era stato suo avversario sul ring.
e
altre storie, ancora, purtroppo sconosciute.
Dobbiamo
anche conoscere la storia dei tanti atleti ebrei provenienti da paesi diversi,
che furono grandi campioni nello sport e alle Olimpiadi berlinesi, ma che poi
subirono la deportazione nei lager e furono travolti dalla Shoah, quando il loro
paese venne occupato dai nazisti.
Tanti altri sportivi tedeschi di origini ebraiche, grandi campioni nelle loro discipline, furono invece discriminati per motivi razziali, in quanto considerati non ariani e pertanto espulsi da tutte le associazioni e squadre sportive e non ammessi a gareggiare alle Olimpiadi del 1936.
Oggi,
“L’accesso
agli impianti o alle attività sportive sarà garantito senza alcuna distinzione
di sesso, razza, colore, lingua, religione, opinioni politiche o qualsiasi altra
opinione, origine nazionale o sociale, appartenenza ad una minoranza nazionale,
ricchezza, nascita o qualsiasi altro status.”
Perché
lo sport è prima di tutto rispetto per se stessi e per gli altri,
è capacità di riconoscere i propri limiti e imparare a superarli con il lavoro
e l'impegno, è incontro e relazione con gli altri al di là di qualsiasi
differenza o discriminazione. E' amicizia e solidarietà.
Spunti bibliografici:
in italiano
Storia culturale dello sport, Richard D.Mandell, Laterza 1989
il sito (in inglese)
del Museo dell’Olocausto di Washington
www.ushmm.org
che contiene una mostra
multimediale e spunti didattici
il sito ufficiale
delle Olimpiadi,
www.olimpiadi.it
e
www.olympic.org
ancora in inglese
www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/Holocaust/olympics.html