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D'Amico Giovanna - Mantelli Brunello - Villari Giovanni

i ribelli della Benedicta. Percorsi, profili, biografie dei caduti e dei deportati

Archetipo Libri 2011

 

 

 

 

154 fucilati, 187 deportati a Mauthausen,interi paesi drammaticamente colpiti e privati di quasi tutti i giovani: 33 i deportati originari di San Martino Paravanico, 29 di Voltaggio, 12 ciascuno da Masone e Mornese, 8 di Rossiglione, borghi tutti di modeste, in qualche caso minime, dimensioni. Ed ancora: tra i fucilati 14 di Gavi, altrettanti di Serravalle Scrivia, 8 di Bosio, 6 di Parodi Ligure. È questo il bilancio del rastrellamento operato dalla 356ª Divisione di fanteria della Wehrmacht tra il 6 e l'11 aprile 1944 nella zona attorno al monte Tobbio e passato alla storia con il nome della cascina Benedetta, la "Benedicta", in cui un gruppo di partigiani tentò una disperata resistenza. Per la prima volta sono rese disponibile le biografie degli uni e degli altri, frutto di una lunga ed approfondita ricerca condotta attraverso molteplici archivi, italiani e stranieri, con l'obiettivo dichiarato di restituire a ciascuno di loro un frammento, il più grande possibile, della propria vicenda umana.

 

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Dawan Daniela

Non dite che col tempo si dimentica

Marsilio  (collana Romanzi e racconti) 2010)

 

 

Milano, 2008. L'inquieta pianista Anna Orvieto ha un'appassionata relazione col giovane fotografo francese Philippe. Alla vigilia di un importante debutto alla Scala decide di seguirlo a Tunisi, un breve viaggio che toglierà inaspettatamente il velo su oscure vicende del passato riconciliandola con se stessa. Tunisi, 1938. Nella Tunisia amministrata dai francesi i fascisti italiani rivendicano con forza il dominio del paese. All'emanazione delle leggi razziali il mondo di Cesare Orvieto, illustre medico ebreo e autorevole esponente della comunità italiana, fascista convinto, va in pezzi. Diviso tra l'affetto per la moglie di cui rimpiange la grazia ormai sbiadita di ballerina e la travolgente passione per l'affascinante pianista Augusta Levi, incapace di rinunciare a un'appartenenza italiana che gli viene brutalmente negata, Cesare va incontro al proprio tragico, ineluttabile destino. Daniela Dawan, avvocato, è nata a Tripoli dove ha vissuto la sua prima infanzia. È rientrata in Italia nel 1967, con la famiglia, in seguito alla Guerra dei sei giorni. È vissuta a Roma, a Bruxelles e negli Stati Uniti.

14 / 06 / 2010 - Milano, 2008. L’inquieta pianista Anna Orvieto ha un’appassionata relazione col giovane fotografo francese Philippe. Alla vigilia di un importante debutto alla Scala decide di seguirlo a Tunisi, un breve viaggio che toglierà inaspettatamente il velo su oscure vicende del passato riconciliandola con se stessa.

Tunisi, 1938. Nella Tunisia amministrata dai francesi i fascisti italiani rivendicano con forza il dominio del paese. All’emanazione delle leggi razziali il mondo di Cesare Orvieto, illustre medico ebreo e autorevole esponente della comunità italiana, fascista convinto, va in pezzi. Diviso tra l’affetto per la moglie di cui rimpiange la grazia ormai sbiadita di ballerina e la travolgente passione per l’affascinante pianista Augusta Levi, incapace di rinunciare a un’appartenenza italiana che gli viene brutalmente negata, Cesare va incontro al proprio tragico, ineluttabile destino.

Con una scrittura calda ed elegante, capace di evocare davanti agli occhi del lettore la vita colorata e tumultuosa della Tunisi degli anni Trenta, così come di restituire tutta l’intensità delle emozioni e dei sentimenti dei suoi personaggi, Daniela Dawan racconta due storie d’amore e di identità divise e sradicate incastonate l’una dentro l’altra, dando corpo a un romanzo che conquista e incanta.

Daniela Dawan, avvocato, è nata a Tripoli dove ha vissuto la sua prima infanzia. E’ rientrata in Italia nel 1967, con la famiglia, in seguito alla “guerra dei sei giorni”. E’ vissuta a Roma, a Bruxelles e negli Stati Uniti. Attualmente vive e lavora a Milano. Non dite che col tempo si dimentica è il suo primo romanzo.

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erminia dell'oro

BUONA FORTUNA, RAGAZZI
Cefalonia, 1943 una storia vera

bruno mondadori 2008

 

 

Di che cosa parla

Dopo l’8 settembre 1943 i militari italiani di stanza nell’isola greca di Cefalonia persero ogni contatto con la madrepatria e furono abbandonati nelle mani dell’esercito tedesco, che ne trucidò la maggior parte. Questo triste episodio di storia italiana rivive attraverso la narrazione della vicenda realmente vissuta dal capitano Francesco De Negri e della sua famiglia, che ci conduce attraverso le suggestive vicende di tre generazioni dall’inizio del secolo ai giorni nostri.
L’autrice ha ricostruito un episodio storico facendo ricorso a documenti e testimonianze di persone che vi furono coinvolte.

Apparato didattico

Il testo è arricchito da Approfondimenti che aiutano a contestualizzare gli avvenimenti e il periodo storico in cui si svolge la vicenda narrata. In Appendice Il tuo vocabolario, le parole indicate nel testo con un asterisco, spiegate o raccontate come una piccola voce di enciclopedia. Per i capitoli del testo Sai usare queste parole?, Il filo della storia e E ora racconta tu. E da ultimo le attività più creative: l gioco delle parole, Il gioco dei luoghi, Il gioco dei personaggi.

L’autrice

Erminia Dell’Oro è nata all’Asmara, dove ha vissuto per vent’anni. Ha seguito da vicino le sorti del popolo eritreo durante la lunga guerra di liberazione: sull’Eritrea ha scritto articoli e reportage. Per 15 anni ha lavorato alla libreria Einaudi di Milano – che ha anche diretto – poi ha svolto la professione di lettrice, per la casa editrice Einaudi, di romanzi e saggi inediti in lingua italiana, ed inediti in lingua inglese e francese. Ha scritto anche diversi libri per bambini.

 

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De Rosa G., Lomastro F

La morte  della terra. La grande «carestia» in Ucraina nel 1932-33. Atti del Convegno (Vicenza, 16-18 ottobre 2003)

Viella, Roma 2005

 

  

Durante gli anni 1932-33 milioni di contadini ucraini morirono a causa della mancanza di viveri, dello sfinimento fisico, del tifo, delle deportazioni, dei suicidi provocati dallo squilibrio psichico e dal collasso sociale. È quella che viene ricordata come la grande "carestia" in Ucraina e nel Caucaso del nord. Una carestia molto particolare, non dovuta a condizioni naturali avverse, ma alle scelte staliniane nella politica di collettivizzazione delle campagne e di industrializzazione dell'Unione Sovietica. Studiosi italiani e stranieri riesaminano in questo libro le vicende di quegli anni terribili, l'eco che ebbero nel mondo, i riflessi nella letteratura, le conseguenze sulla società ucraina che arrivano fino ai nostri giorni.

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jacques derrida
ebraismo questione aperta.
conversazioni con jacques derrida
medusa 2014

 



A dieci anni dalla morte del grande filosofo francese, questo volume tocca una delle questioni che più hanno occupato la sua riflessione negli ultimi anni di vita: l'eredità culturale ebraica nel rapporto con l'Occidente. Nelle tre interviste qui pubblicate, Derrida prende posizione nei grandi dibattiti del nostro tempo indagando temi specifici: la sfida della giustizia, il dovere del perdono e quello della memoria, l'ordine mondiale e le superpotenze, il confronto inquietante con l'Altro. A partire dalla circoncisione (patto di alleanza, marchio degli eletti, ma anche incisione, segno, separazione, e in quanto tale atto linguistico) Derrida riflette sull'essenza conoscitiva dell'ebraismo e sulle questioni che l'eredità culturale ebraica pone a tutto l'Occidente. Nelle pieghe di un discorso sottile ma sempre vivacemente militante, le parole-chiave della riflessione civile e morale vengono ricondotte da Derrida alla loro radice storica. Liberate dalle secche della banalità attraverso il loro potenziale di polisemia, di ambiguità e di mistero, le grandi parole d'ordine tornano qui a offrire conoscenza e risposte che stimolano a pensare fuori dai luoghi comuni.

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Di Castro Raffaella

 Testimoni del non-provato». La terza generazione della Shoah

 Carocci

 

Raccontare Auschwitz senza descriverne l’orrore e l’assurdità è un compito piuttosto arduo, ma il libro “Nel ventre di Babele: Il linguaggio dei Lager nazisti” prova a districarsi tra le difficoltà esclusivamente linguistiche incontrate dai detenuti nei campi di sterminio nazisti e analizza i gerghi che nacquero nel periodo di detenzione.

Interesse dell’autrice, Daniela Testa - giovanissima scrittrice e giornalista della redazione de- Il Mattino di Caserta - non è infatti quello di fornire un quadro storico di quanto accaduto, perché molti testi sono già stati scritti a riguardo; preferisce piuttosto un taglio diverso, da linguista studiosa di lingua tedesca, mettendo così a frutto la sua specializzazione in Germanistica che sta conseguendo presso l’Università degli Studi di Napoli, “L’Orientale”.

Per sua stessa ammissione si legge infatti nel libro: “Questo testo non vuole essere un altro racconto di quanto è accaduto nei Lager nazisti, sia perché molto è già stato scritto in merito, sia perché le parole non bastano mai in certi casi a descrivere l’orrore. Questo libro è piuttosto un saggio sulla lingua tedesca nei Lager, per analizzare come anche una lingua possa essere affetta dall’infezione latente dell’odio e quanto sia difficile sopravvivere senza comunicare”.

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Dogliani Monica - Ronchetti Andrea

 OLTRE LA CENERE

 Paoletti D’Isidori Capponi Editori  2009

 

Ultimi mesi del 1944 Auschwitz-Birkenau; un luogo d’orrore, una macchina di morte. Ma la luce della speranza e della vita torna risplendere nel cuore dei prigionieri, grazie a un uomo speciale: l’orologiaio di Łodz, un ebreo in lotta con se stesso e i dubbi crescenti della propria fede. Così alcuni di loro, spinti da una forza disperata, lotteranno e supereranno l’infame cancello. E allora comincerà per tutti i protagonisti una nuova imprevedibile partita con il destino, con la giustizia, con la vendetta, con la redenzione e con l’amore. Una partita in cui ognuno sarà finalmente libero di giocare le proprie carte.

Un libro drammatico ma mai angosciante, romantico ma mai patetico, semplice ma mai banale, duro ma mai gelido, sempre intenso e appassionante. Una storia in cui si incontrano tutte le emozioni umane e le loro degenerazioni, intrecciate a volte nello stesso personaggio, con evoluzioni assolutamente sorprendenti.

"in pieno inverno, tra la neve e il gelo, alcune farfalle uscirono dal camino e volarono verso l’infinito. Una danza di ali variopinte vibrò per sempre nel cielo dei vivi”Con queste parole si conclude il romanzo

 Una storia vera? Sicuramente verosimile.

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Epstein Denise

 Sopravvivere e vivere

 Adelphi 2010

 

 

 

Quando Irène Némirovsky viene arrestata, il 13 luglio 1942, la maggiore delle sue due figlie, Denise, ha tredici anni; la minore, Élisabeth, soltanto cinque. Tre mesi dopo anche il padre sarà deportato. Per le due bambine – vissute fino a quel giorno al riparo da ogni minaccia, da ogni bruttura, grazie alla barriera di amorosa felicità domestica che i genitori avevano costruito loro attorno – cominciano gli anni atroci della fuga: braccate dalla polizia francese e dalla Gestapo, passano da un nascondiglio all’altro, spostandosi di notte, prendendo treni da cui bisogna saltare giù prima che entrino nelle stazioni per evitare i poliziotti e i loro cani, trovando rifugio in un convitto di suore, in cantine umide, in sottoscala. Alla Liberazione, Denise ed Élisabeth si recheranno, insieme a molti altri, alla Gare de l’Est, dove assisteranno sgomente all’arrivo dei treni che riportano a casa quei fantasmi macilenti che sono i sopravvissuti dei campi: ma da quei treni non vedranno scendere né l’uno né l’altro dei genitori. Di loro resta soltanto la valigia che Michel Epstein ha affidato alla figlia maggiore – quella valigia dentro la quale, molti anni dopo (quando finalmente avrà il coraggio di aprirla), Denise troverà il manoscritto di Suite francese, che ricopierà con straziata pietas filiale, per poi darlo alle stampe nel 2004. In queste pagine, dense di emozione e non prive di punte polemiche, Denise ripercorre, con la limpida chiarezza del suo spirito indomabile ma anche con l’arguzia e l’ironia che le sono proprie, un’esistenza in cui le assenze hanno pesato più delle presenze, e la memoria (e la difesa della memoria stessa) ha svolto un ruolo determinante.

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Hillesum Etty

 DIARIO

 1941-1942 
 EDIZIONE INTEGRALE
 

  A cura di Klaas A.D. Smelik

 Traduzione di Chiara Passanti, Tina Montone

 Adelphi  La collana dei casi 2012, 2ª ediz.

All’inizio di questo Diario, Etty è una giovane donna di Amsterdam, intensa e passionale. Legge Rilke, Dostoevskij, Jung. È ebrea, ma non osservante. I temi religiosi la attirano, e talvolta ne parla. Poi, a poco a poco, la realtà della persecuzione comincia a infiltrarsi fra le righe del diario. Etty registra le voci su amici scomparsi nei campi di concentramento, uccisi o imprigionati. Un giorno, davanti a un gruppo sparuto di alberi, trova il cartello: «Vietato agli ebrei».Un altro giorno, certi negozi vengono proibiti agli ebrei. Un altro giorno, gli ebrei non possono più usare la bicicletta. Etty annota: «La nostra distruzione si avvicina furtivamente da ogni parte, presto il cerchio sarà chiuso intorno a noi e nessuna persona buona che vorrà darci aiuto lo potrà oltrepassare». Ma, quanto più il cerchio si stringe, tanto più Etty sembra acquistare una straordinaria forza dell’anima. Non pensa un solo momento, anche se ne avrebbe  l’occasione, a salvarsi. Pensa a come potrà essere d’aiuto ai tanti che stanno per condividere con lei il «destino di massa» della morte amministrata dalle autorità tedesche. Confinata a Westerbork, campo di transito da cui sarà mandata ad Auschwitz, Etty esalta persino in quel «pezzetto di brughiera recintato dal filo spinato» la sua capacità di essere un «cuore pensante». Se la tecnica nazista consisteva innanzitutto nel provocare l’avvilimento fisico e psichico delle vittime, si può dire che su Etty abbia provocato l’effetto contrario. A mano a mano che si avvicina la fine, la sua voce diventa sempre più limpida e sicura, senza incrinature. Anche nel pieno dell’orrore, riesce a respingere ogni atomo di odio, perché renderebbe il mondo ancor più «inospitale». La disposizione che ha Etty ad amare è invincibile. Sul diario aveva annotato: «“Temprato”: distinguerlo da “indurito”». E proprio la sua vita sta a mostrare quella differenza. 

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fiano nedo

 Berlino-Auschwitz...........Berlino
 

 Monti Editrice, 2009
 

 

 

In questo libro, Nedo Fiano, Firenze 1925, dirigente d'azienda, deportato a Buchenwld, autore d'un libro di memorie  sulla sua tragica esperienza di condannato allo sterminio - A5405, Il coraggio di vivere - descrive la vita di Albert Hirsch, berlinese, ebreo, ingegnere, uno dei massimi esperti di fisica nucleare, prima deportato ad Auschwitz e poi "recuperato" nel 1944 dal regime hitleriano per collaborare allo sviluppo dell'atomica tedesca. Hirsch sopravvive alla guerra ed alla deportazione, riesce a sabotare con alcuni collaboratori gli sviluppi dell'atomica, viene accolto in America dove - con la moglie - si ricostruisce una vita. Tuttavia resta con il dubbio ed il rimorso d'essere stato, forse, considerato una spia ed un traditore dai suoi concittadini e correligionari dei campi di concentramento. Il libro di Nedo Fiano é stato scritto con lo scopo precipuo di chiarire l'attività di Hirsch ed eliminare qualsiasi dubbio sulla sua condotta e di manifestare riconoscenza per le sue azioni rivolte a ritardare la realizzazione del programma nucleare nazista. 

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Fischer Erica

 La breve vita dell'ebrea Felice Schragenheim Jaguar

 (Berlino 1922-Bergen-Belsen 1945).

 Traduttore: Zuffellato D.

 Editore: Beit  2009

 

Felice Schragenheim (Berlino 1922-Bergen-Belsen 1945), giovane scrittrice e giornalista ebrea, affronta la vita e l'amore con un coraggio e con una lievità che ancora oggi ci sorprendono: si sente protagonista della commedia dell'esistenza e non si lascia intimorire né dalla dittatura nazista né dal pregiudizio benpensante. Sarà proprio questa sua sincerità che la porterà ad affrontare in prima persona, senza risparmiarsi, la tragedia del suo tempo. Questo volume raccoglie, nelle immagini e nelle poesie di Felice e del suo mondo, una testimonianza indimenticabile sulla sua vita e sulla sua vicenda, che ha ispirato il romanzo di Erica Fischer Aimée & Jaguar.

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Flores Marcello (a cura di)

Storia della Shoah in Italia: vicende, memorie, rappresentazioni,

Utet, 2010

“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”. (Primo Levi)
 


I due volumi in cofanetto di Storia della Shoah in Italia sono il naturale completamento dell’opera Storia della Shoah in 5 volumi pubblicata da UTET nel 2005 e nascono con l’obiettivo di approfondire e fare finalmente luce sul fenomeno dell’Olocausto nel nostro Paese, laddove la precedente opera esplorava il fenomeno dell’Olocausto come fenomeno europeo. Dopo un lungo periodo di silenzio, la storiografia ha iniziato a segnalare le concrete responsabilità italiane rispetto alla Shoah. In precedenza si preferiva interpretare l’antisemitismo di Stato del Fascismo come una conseguenza politica dell’alleanza con la Germania hitleriana: da qui discendevano alcuni rassicuranti corollari circa la piena estraneità del nostro Paese alla cultura razzista. Oggi invece man mano che ci si allontana da quel periodo è iniziato il momento di un più onesto confronto su questa difficile pagina della nostra storia. Se è vero infatti che un numero considerevole di italiani rischiò la vita per proteggere e nascondere gli ebrei perseguitati, è anche vero che il nostro popolo è stato anche in parte collaborazionista dei nazisti e spettatore passivo di segregazioni e deportazioni degli ebrei.
Storia della Shoah in Italia nasce anche dalla necessità di eliminare una volta per tutte qualsiasi dubbio sulla reale entità della tragedia dell’Olocausto: il negazionismo (= negazione dell’Olocausto) torna invece ancora spesso a ricomparire nel dibattito culturale del nostro Paese.

I CURATORI
L’opera si compone di 50 saggi realizzati e firmati da 50 autori italiani e stranieri. Gli autori si ispirano a varie tendenze e metodologie di indagine storica per offrire al lettore un quadro completo ricco di punti di vista differenti.
Il coordinamento dell’opera è stato affidato a 4 insigni studiosi:
Marcello Flores, Storico e Professore di Storia Contemporanea all’Università di Siena
Simon Levis Sullam, Ricercatore in Storia Europea presso l’Università di Venezia
Marie-Anne Matard-Bonucci, Professore di Storia Contemporanea all’Università di Grenoble
Enzo Traverso, Professore di Scienze Politiche all’Université de Picardie di Amiens

LE CARATTERISTICHE
2 volumi contenuti in un unico cofanetto (formato del volume cm 17 x 23,5)
1.275 pagine complessive
50 saggi d’autore che approfondiscono temi particolari con ricchezza di dati e testimonianze
saggi fotografici a cura dell’Agenzia Contrasto: una raccolta di immagini significative dei momenti salienti della Shoah in Italia

IL PIANO DELL’OPERA
Volume I: Le premesse, le persecuzioni, lo sterminio
Volume II: Memorie, rappresentazioni, eredità

Il primo volume analizza le radici dell’antisemitismo italiano, la svolta del fascismo del 1938, il periodo buio delle deportazioni fino alla fine della guerra.
Il secondo volume prende le mosse dalla fine del conflitto e cerca di esplorare il complesso percorso che ha sottratto la Shoah al silenzio e all’oblio del dopoguerra italiani, facendone a poco a poco un momento centrale della nostra visione del passato.
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foa anna

 Diaspora

 laterza - Collana: I Robinson / Letture

 

 

 

 

Il Novecento che racconto comincia dal 1880 circa e finisce con gli anni Settanta del Novecento. Si apre con l’emigrazione in America e si chiude con la perdita d’importanza dell’Europa e l’affermarsi sempre maggiore del mondo ebraico americano e di Israele. In questo arco di tempo il mondo ebraico muta e la diaspora europea tende a scomparire nei numeri, nella forza culturale, nell’identità, nel progetto. L’emigrazione in America, il sionismo, la rivoluzione russa, la Shoah, la nascita di Israele: le cesure che costellano il Novecento ebraico sono altrettanti passaggi epocali per la storia di tutti. Nel corso del secolo, a partire dalla fine dell’Ottocento, gli ebrei esprimono una forza simbolica travolgente, inedita, alimentata non solo dall’antisemitismo e dalla persecuzione, ma dall’essere stati al tempo stesso artefici di una straordinaria creatività e oggetto del più radicale degli annullamenti. E ancora, dall’essere stati un intreccio tra la volontà di essere uguali agli altri e una durevole percezione di sé come identità sul confine. Nella realtà di oggi, cosa resta di questa storia? Quanto ne è stato distrutto irrimediabilmente dalla violenza, quanto ne è stato logorato poco a poco dal volger del tempo?

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Friedlander Saul

 Aggressore e vittima

 Per una storia integrata dell'Ottocento

 Editore Laterza 2009

 

 

"Mi è chiaro già da molto tempo che si scrivono soltanto storie parziali dell'Olocausto. Ma dobbiamo comprendere l'accaduto nella sua totalità. Non si tratta unicamente di politica e dei provvedimenti di nazionalsocialist collaborazionisti in tutta Europa. Anche le vittime erano parte di questa storia con la loro vita e la loro morte". In queste pagine, la summa degli studi di Saul Friedländer il più importante storico della Shoah, premio Pulitzer 2008. "Nessuno aveva ancora illustrato l'incredibile processo di perdita di civiltà di una nazione con una grande tradizione culturale in questo modo: con una assillante insistenza, da una molteplicità di prospettive e con una eccezionale ricchezza di sfumature, senza aver mai perso né il senso dell'essenziale né l'empatia per le vittime, né quel sentimento iniziale di smarrimento che assale lo storico o chiunque si avvicini al tema dell'Olocausto." (dalla Postfazione di Norbert Frei)

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Garibaldi Luciano

 Operazione Walkiria.

 Hitler deve morire

 ares ed.

 

 

Il 20 luglio 1944 la Resistenza antinazista tedesca tentò di uccidere il Führer: l’attentato – com’è noto – fallì, e scatenò una spaventosa repressione con oltre settemila esecuzioni capitali. Il libro getta luce sull’«Operazione Walkiria» con l’ineccepibile eloquenza dei documenti. Ma è anche la ricostruzione appassionata delle vicende dei figli migliori della Germania basata su testimonianze dirette che l’Autore ha raccolto dalla viva voce dei protagonisti del complotto scampati alla vendetta di Hitler.
Von Stauffenberg, giovane ufficiale di antica famiglia nobile sveva, fervente cattolico, legato fin dai tempi del liceo all’opposizione antinazista, era disgustato per la persecuzione degli ebrei. In Nord Africa aveva perduto un occhio, la mano destra e due dita della mano sinistra, per cui era stato richiamato a Berlino con l’incarico di capo di Stato Maggiore dell’Esercito territoriale. Qui egli poté mettere a punto il suo piano, appunto l’«Operazione Walkiria».

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Gastaldi Gina - Mantero Enrico

 l'amore al tempo di guerra

 Joker, 2012

 

 

 

 

 

Un epistolario ordinato, accompagnato da commenti, ricordi, spiegazioni: è quello che ci introduce nella tenera storia d’amore tra due giovani della provincia alessandrina, che vede la guerra come convitata di pietra. Una “piccola storia” che interseca e si intreccia in maniera così stretta con la “grande storia”: quella locale, di una città in periodo di guerra e quella della guerra vera e propria. Tutto questo troviamo in questo racconto che Gina Gastaldi ha voluto dedicare alla suo rapporto d’amore cominciato nel giugno 1940, quando quattordicenne e già lavoratrice conobbe il diciottenne Enrico Mantero. Il loro giovane amore è costretto dall’anno seguente, quando Enrico parte per la guerra arruolato in marina, a diventare amore epistolare. Tra le assegnazioni del giovane marinaio, spicca Cefalonia, isola dello Jonio dove la Divisione “Acqui” e molti altri militari italiani furono trucidati dai tedeschi. Enrico si salvò insieme agli equipaggi della flottiglia Mas che riuscirono ad eludere la sorveglianza tedesca e a mettersi in salvo, per poi iniziare a collaborare con gli alleati anglo-americani. Enrico tornò a Cefalonia con un cacciatorpediniere, per recuperare quei pochi che si erano salvati dall’eccidio, il 12 novembre 1944. Di questo episodio ci ha lasciato una relazione, che viene qui riportata in Appendice, insieme con una testimonianza del cappellano militare don Romualdo Formato che più tardi fu pubblicata dal sacerdote in forma più estesa in un volume di memorie.

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gentili moreno

 l'inferno dentro. confessioni di un collaborazionista.

 editore sonda   2010

 

 

 

L'inferno dentro è la storia di italiano e delle colpe commesse durante la sua collaborazione con il nazifascismo a Berlino e a Trieste. Ludwig - questo lo pseudonimo scelto - emigra come medico da Trieste a Berlino agli albori del regime hitleriano per sperimentare e applicare gli studi sulla genetica a fini razziali.Nel 1943, dopo la caduta di Mussolini, rientra in Italia per aderire alla Repubblica di Salò e collaborare con il nazismo nella Risiera di San Sabba a Trieste, unico lager italiano dotato di un forno crematorio utile a sopprimere gli oppositori del regime fascista, fossero questi italiani, stranieri, partigiani, prigionieri politici, omosessuali, zingari o ebrei. Il libro di Gentili ricostruisce così la storia di questo carnefice che riporta alla luce fatti e persone di una guerra ormai lontana, ma ancora troppo vicina per essere dimenticata. Morto da alcuni  anni, mai pentito, ha vissuto sempre a cento metri dalla Risiera di San Sabba. Gentili, affrontando la sfida terribile di calarsi nell'inferno dell'anima di un carnefice, di rendere esplicito il modo in cui la «gente normale» giustifica a se stessa i crimini più atroci, spiega (attraverso l'emblematicità di un caso personale) con paurosa chiarezza l'unicità della Shoah e il suo ambiguo legame con la cultura europea.

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Germinario Francesco

 Costruire la razza nemica

 Editore:  UTET  2010

 

 

 

 

 

Considerato che la sua vicenda storica è stata caratterizzata dagli stermini, dai pogrom alla Shoah, talvolta si è supposto che l'antisemitismo non disponesse di un proprio apparato ideologico, impegnato a fornire una propria lettura della società e della storia. Invece, l'antisemitismo contemporaneo tradisce il riferimento a un apparato ideologico complesso. È nel corso della seconda metà dell'Ottocento, specialmente durante la vicenda dell'Affaire Dreyfus, che l'antisemitismo viene elaborando tutto il proprio apparato culturale e teorico-politico, cui avrebbe poi attinto l'antisemitismo europeo successivo, a cominciare da quello nazista. A elaborare la cultura politica antisemita furono Edouard Drumont, direttore del celebre quotidiano antisemita " La Libre Parole " e una nutrita galleria di pubblicisti, intellettuali, scrittori quasi sempre sottovalutati, se non sconosciuti alla pur consistente bibliografia sull'antisemitismo europeo. L'antisemitismo si presenta come una teoria politica rivoluzionaria, nettamente ostile nei confronti della società borghese liberale. Il suo obiettivo dichiarato è quello di far saltare quest'ultima, giudicata l'epoca della definitiva affermazione di un progetto di tirannide ebraica che percorre come un sottile filo rosso tutte le epoche della storia

 

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GIUNTINI SERGIO
 
SPORT E SHOAH
 
ed Sedizioni (collana Quaderni di sport perlustrato)
 


Si propongono qui all'attenzione casi esemplari. Vissuti individuali. In ciò assecondando la pedagogia alla base dello Yad Vaschem di Gerusalemme, il più importante Museo dell'Olocausto esistente al mondo e Scuola internazionale di studi sulla Shoah. La distruzione di massa, la "soluzione finale" del popolo ebraico pertanto come storia innanzitutto di vite umane. Di uomini e donne in carne ed ossa. Un'umanità, fissata nelle sue molecolari individualità, che posta di fronte al dramma cieco dello sterminio ha dovuto scegliere e confrontarsi con molteplici interrogativi di natura etica. Qualsiasi soggetto, "vittima, carnefice o spettatore" che sia, è sempre infatti, riprendendo uno dei principali assunti della storiografia sulla Shoah, chiamato di suo, nell'intimo della propria coscienza, a decidere e prendersi delle fondamentali responsabilità morali. Optando cioè per la vita o la morte, resistere od obbedire, opporsi o mostrare indifferenza, salvare o tradire. Rendendosi direttamente o indirettamente complice, oppure dimostrandosi, nella sua essenza più pura, autentico essere umano.

 

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Carlo Greppi

L'ultimo treno

Racconti del viaggio verso il lager

donzelli 2012

 

 

Tra il 1943 e il 1945 più di trentamila persone – uomini, donne, vecchi e bambini – affollano le stazioni dell’Italia centro-settentrionale e partono verso l’ignoto, stipate su treni merci e carri bestiame. L’appassionante studio di Carlo Greppi ricostruisce proprio questa fase essenziale nell’esperienza dei deportati e nella memoria dei salvati, il viaggio verso il lager, e lo fa ripercorrendo le vicende di decine di comunità viaggianti, attraverso le voci di centoventi sopravvissuti. Lo scorrere angosciato del tempo nei vagoni piombati, dove i nazisti sono solo figure sfocate, riempie le narrazioni dei testimoni e accompagna il racconto dei comportamenti dei fascisti, della forza pubblica, dei ferrovieri e della popolazione civile. Durante il tragitto e lungo le rotaie, infatti, questi naufraghi spaesati incontrano uomini e donne capaci di gesti di grande coraggio,ma anche di codardia e di indifferenza. Il racconto del viaggio diventa così l’istantanea di un abbraccio, di una mano tesa, di una lima nascosta, di un sorriso, ma anche di uno sguardo che si distoglie, di una lacrima, di uno sputo. È il ricordo dell’umanità che si incrina, il canto del cigno della normalità. Viaggiando verso i reticolati d’oltralpe, i deportati fanno amicizia e tentano la fuga, litigano e cantano, ridono e piangono, mentre cercano di catturare le ultime immagini di un mondo che si allontana lentamente e per sempre dietro le loro spalle. E le voci intrecciate dei reduci, che in queste pagine rievocano il profumo della libertà e la dignità che svanisce, si trasformano in un grido ostinato in difesa della condizione umana. Gli scritti dei deportati si rincorrono in un inedito mosaico memoriale, schiudendo ai nostri occhi una geografia della sofferenza, che ci commuove e ci indigna. E che ha molto da dire al nostro presente

 

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Grossman David

 A un cerbiatto somiglia il mio amore

 Editore: Mondadori

 

 

 

Israele, guerra dei sei giorni. Avram, Ora e Ilan, sedicenni, sono ricoverati nel reparto di isolamento di un piccolo ospedale di Gerusalemme. Il conflitto infuria e nelle lunghe e buie ore del coprifuoco i tre ragazzi si uniscono in un'amicizia che si trasformerà, molto tempo dopo, nell'amore e nel matrimonio tra Ora e Ilan. Dopo trentasei anni da quel primo incontro, Ora è una donna separata, madre di due figli, Adam e Ofer. Quest'ultimo, che sta svolgendo il servizio di leva, accetta di partecipare a un'incursione in Cisgiordania nonostante siano ormai i suoi ultimi giorni di ferma. Ora, che aveva progettato una gita a piedi con il figlio per festeggiare la fine del servizio militare, decide di partire lo stesso. Non riesce infatti a vincere un oscuro presentimento che si agita dentro di lei, e d'altra parte non resiste all'idea di trascorrere altre notti con l'incubo di essere svegliata nel cuore della notte, come da protocollo dell'esercito israeliano, e ricevere la notizia di una disgrazia

 

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Grossman Vasilij

Vita e destino

Adelphi 2008

 

  

 

 

 

«Ho appena terminato un grande romanzo a cui ho lavorato per quasi dieci anni...» scriveva nel 1960 Vasilij Grossman, scrittore noto in patria sin dagli anni Trenta (e fra i primi corrispondenti di guerra a entrare, al seguito dell'Armata Rossa, nell'inferno di Treblinka). Non sapeva, Grossman, che in quel momento il manoscritto della sua immensa epopea (che aveva la dichiarata ambizione di essere il Guerra e pace del Novecento) era già all'esame del Comitato centrale. Tant'è che nel febbraio del 1961 due agenti del KGB confischeranno non solo il manoscritto, ma anche le carte carbone e le minute, e perfino i nastri della macchina per scrivere: del «grande romanzo» non deve rimanere traccia. Gli occhiuti burocrati sovietici hanno intuito subito quanto fosse temibile per il regime un libro come Vita e destino: forse più ancora del Dottor živago. Quello che può sembrare solo un vasto, appassionante affresco storico si rivela infatti, ben presto, per ciò che è: una bruciante riflessione sul male. Del male (attraverso le vicende di un gran numero di personaggi in un modo o nell'altro collegati fra loro, e in mezzo ai quali incontriamo vittime e carnefici, eroi e traditori, idealisti e leccapiedi – fino ai due massimi protagonisti storici, Hitler e Stalin) Vasilij Grossman svela con implacabile acutezza la natura, che è menzogna e cancellazione della verità mediante la mistificazione più abietta: quella di ammantarsi di bene, un bene astratto e universale nel cui nome si compie ogni atrocità e ogni bassezza, e che induce a piegare il capo davanti alle sue sublimi esigenze. «Libri come Vita e destino» ha scritto George Steiner «eclissano quasi tutti i romanzi che oggi, in Occidente, vengono presi sul serio».

 

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GIOVANNINO  GUARESCHI

"IL  GRANDE DIARIO"

Giovannino  cronista  del  Lager  ( 1943 - 45 )

(ed. Rizzoli,

 

 Il libro riunisce inediti, appunti, racconti, testimonianze e interviste a compagni di prigionia pubblicati dopo oltre 50 anni anche per rispetto della volontà dei suoi compagni e fa seguito alle sue precedenti memorie: "Diario clandestino", "Racconto di Natale" e "Ritorno alla base"

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 Gutman I., Gutterman B., Pezzetti M. ( a cura)

 Album Auschwitz

 EINAUDI

 

Le fotografie di questo vero e proprio album furono scattate da due SS tra il maggio e il giugno 1944, in occasione della deportazione massiccia a Birkenau degli ebrei d'Ungheria. Molti degli uomini, delle donne e dei bambini ritratti nell'Album furono uccisi nelle ore immediatamente successive agli scatti. Oltre alle circostanze della scoperta dell'album, completamente riprodotto con le indicazioni dei due ufficiali nazisti, i testi raccolti descrivono l'organizzazione del campo e il modo in cui veniva applicata quella "soluzione finale" concepita dai nazisti per condurre a buon fine la loro criminale opera di distruzione. Le foto sono state ritrovate da una detenuta, Lili Jacob, pochi giorni prima della liberazione, che riconobbe se stessa e i fratelli sterminati nel campo. Alcune vennero esibite durante il processo Eichmann a Gerusalemme e in quello di Francoforte, il cosiddetto "Processo Auschwitz".

 

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haenel yannick

 IL TESTIMONE INASCOLTATO

 Traduzione di Francesco Bruno

 Collana:  Narratori della Fenice

 Editore:  Guanda 2010

 

Polonia, 1942. Jan Karski, militare attivo nella Resistenza, viene contattato dai leader di due organizzazioni ebraiche che intendono affidargli il ruolo di portavoce della tragedia del loro popolo e che, per convincerlo, lo fanno entrare clandestinamente nel ghetto di Varsavia. Sconvolto dalla miseria e dalle violenze cui assiste, l’uomo decide di accettare la missione di «messaggero». Nei due anni seguenti, allo scopo di testimoniare l’orrore dello sterminio degli ebrei, Jan Karski intraprende lunghi e rischiosi viaggi attraverso l’Europa in guerra, spingendosi anche oltremare, fino alla Casa Bianca, a colloquio con Roosevelt. Ma la sensazione che riporta dagli incontri con i grandi della Terra è quella di rimanere inascoltato, quando persino di non essere creduto. Decide così di lasciare la propria testimonianza in un libro di memorie e di ritirarsi a vita privata. Ma l’aver toccato con mano fino a quali bassezze si possono spingere gli esseri umani gli fa perdere il sonno e lo immerge in una costante notte bianca. Jan Karski sparisce dalle scene per decenni, finché il regista Claude Lanzmann non lo convince a lasciarsi intervistare per il suo film, Shoah. Yannick Haenel rielabora in forma romanzesca, ma nel pieno rispetto della realtà storica, la figura e l’eccezionale vicenda di questo inascoltato testimone dello sterminio.

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L’uscita in italiano per Guanda del romanzo di Yannick Haenel “Il testimone inascoltato” sembra riaprire le polemiche che già l’anno passato hanno accompagnato l’uscita del libro in Francia e che negli ultimi anni hanno segnato il successo delle “Benevole” di Littell. Almeno a giudicare dall’intervista a Haenel apparsa stamane su Repubblica, il problema non è semplicemente quello del rapporto tra storia e finzione letteraria, ma è quello, ben diverso, della trasmissione della memoria sulla Shoah, una volta esaurita l’era dei testimoni. A chi toccherà adesso tramandare la memoria? non agli storici, afferma Haenel, ma ai romanzieri. Toccherà a loro rappresentare “quella parte di verità che è per sua natura irrapresentabile”. Siamo di fronte ad un conflitto tra storici e romanzieri per l’occupazione di quell’enorme spazio narrativo lasciato dalla Shoah? e come pensano i romanzieri di subentrare agli storici e ai testimoni in questo ruolo, come si disponono ad usare questo esplosivo, la parola è dello stesso Haenel, che è la finzione letteraria? forse il problema sta soprattutto qui, nel come e non nel se. Resta il fatto, comunque, che siamo di fronte ad un altro segnale dell’urgenza di ripensare non tanto la Shoah quanto il nostro modo di farne memoria.

Anna Foa, storica

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Hale Christopher

 I carnefici stranieri di Hitler

 L'Europa complice delle SS

 Traduzione dall'inglese di Roberto Merlini
 Collezione Storica Garzanti 2012

 

L'Europa ha una vergogna segreta, che nessuno aveva avuto il coraggio di studiare e raccontare. Durante la Seconda guerra mondiale, agli ordini di Hitler, nella Wehrmacht e nelle SS non combatterono soltanto cittadini tedeschi, ma anche francesi, inglesi, belgi, danesi, russi, polacchi, lituani, finlandesi, norvegesi, rumeni... E diversi arabi, al seguito del Gran Muftì di Gerusalemme, amico personale del Führer.
Per l'edizione italiana del suo saggio, Christopher Hale ha arricchito il suo studio con un capitolo dedicato agli italiani che tra il 1943 e il 1945 vennero inquadrati nell'esercito tedesco, volonterosi carnefici che contribuirono a insanguinare il nostro paese. Nel formidabile esercito nazista combatterono tedeschi accecati dal nazionalismo di Hitler (che peraltro non era tedesco, bensì austriaco), ma al suo interno furono accolti anche i più feroci antisemiti di tutto il continente, sotto le insegne di un'ideologia razzista che sognava l'instaurazione di un Reich millenario. Furono in molti infatti ad arruolarsi ed ebbero un ruolo chiave nel genocidio degli ebrei e nella lotta contro i partigiani, grazie alla loro conoscenza dei territori occupati. E la loro rete di complicità, prima come massacratori e poi come fuggiaschi, getta la sua ombra fino ai nostri giorni, nell'«internazionale nera» attiva dalla fine della guerra a oggi.

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Sarah Kaminski e Maria Teresa Milano

 Il libro della Shoah

 Ogni bambino ha un nome…

 Introduzione di David Grossman,  Illustrazioni di Valeria De Caterini

 Edizioni Sonda 2009

 

Quanto è successo «laggiù»

Nel punto di contatto tragico tra passato e presente la ferita è ancora aperta e nessuno ha l’autorità morale di coprirla con bende ingannevoli di cerimonie e dichiarazioni. Nessuno ha il diritto di decidere «la data di inizio di rimarginazione» e quindi la fine della responsabilità. Si può, anzi si deve, anche con i più giovani, rielaborare quanto è successo «laggiù», quel «laggiù» che non è solo in Germania, ma anche nell’ambito del comportamento delle persone.

David Grossman

"Il libro della Shoah è un libro unico per l’originalità dei materiali offerti, per la prospettiva pedagogica suggerita e per la competenza e autorevolezza di autori, collaboratori e illustratori.

 I due racconti inediti di Lia Levi e Uri Orlev riescono a parlare alle menti e ai cuori di ogni lettore, per ridare «volto» e «storia individuale» al milione e mezzo di bambini ebrei, slavi, zingari…, ai quali le persecuzioni naziste hanno strappato l’infanzia. Negli ultimi anni in Italia, con la crescita di iniziative legate al Giorno della Memoria, si sono sviluppati anche gli studi dei vari aspetti della Shoah, con l’obiettivo di salvaguardarne la memoria e sempre più di coglierne le peculiarità: i bambini nella Shoah è una di queste. Il delicato tema dell’infanzia è stato così affrontato da numerosi storici che hanno colto il bambino non solo come vittima, bensì come una storia e un’identità specifiche. Il libro della Shoah propone un’originale raccolta di materiale narrativo, storico, artistico, musicale e didattico finora inedito in Italia, rielaborato con sensibilità e competenza dalle autrici, sul tema specifico della Shoah vissuta dai bambini. Oltre ai racconti inediti di Lia Levi, Sulla luna nera un grido, e di Uri Orlev Il sottomarino, il volume vede la collaborazione di autorevoli studiosi come Marco Brunazzi, Alberto Cavaglion, rav Roberto Della Rocca, Anna Foa e Brunetto Salvarani, ed è arricchito dalle illustrazioni e le opere d’arte di Marc Chagall, Emanuele Luzzati, Nerone (Sergio Terzi) e Valeria De Caterini. La ricostruzione, attraverso testi e immagini, del vissuto dei «bambini nella Shoah» e la presentazione e analisi di materiale inedito in Italia sui ghetti di Łódź e Terezín, nonché la rievocazione di fatti, ricordi, testimonianze, canzoni e vita quotidiana, offrono al lettore la concretezza del vissuto di allora, l’occasione per interpretare l’oggi e lo spunto per costruire il domani. Con una guida finale per la lettura creativa del volume e un punto di partenza per la conoscenza della Shoah e dei valori universali correlati: la convivenza tra i «diversi», l’educazione del futuro cittadino la conoscenza e l’accettazione dell’«altro». Questo libro bussa alla porta dei bambini e dei ragazzi ma si rivolge anche a genitori e addetti ai lavori come insegnanti, educatori e bibliotecari, chi frequenta i più giovani e dialoga con loro attraverso i linguaggi della conoscenza e dell’affetto.

Sarah Kaminski, docente di ebraico moderno presso l’Università di Torino e traduttrice, si è specializzata in didattica della Shoah presso la prestigiosa Scuola di Yad Vashem (Gerusalemme). Collabora attivamente con istituti storici e associazioni culturali ed è consulente della rivista di studi ebraici «Keshet».

Maria Teresa Milano, dottore di Ricerca in Ebraistica e musicista, affianca all’attività artistica quella didattica. Ha seguito un corso di perfezionamento su «Musica e Shoah» (Prof. David Bloch, Tel Aviv University). Ha curato l’edizione italiana di H. Krasa, Brundibar, Boosey&Hawkes, Berlino 2008, operina composta a Terezín.

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Alessandra Kersevan                                         

 Lager Italiani

 Pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili jugoslavi 1941-1943

 Nutrimenti - aprile 2008

Dopo l’aggressione nazifascista alla Jugoslavia, fra il 1941 e l’8 settembre del 1943, il regime fascista e l’esercito italiano misero in atto un sistema di campi di concentramento in cui furono internati decine di migliaia di jugoslavi: donne, uomini, vecchi, bambini, rastrellati nei villaggi bruciati con i lanciafiamme. Lo scopo di Mussolini e del generale Roatta, l’ideatore di questo sistema concentrazionario, era quello di eliminare qualsiasi appoggio della popolazione alla resistenza jugoslava e di eseguire una vera e propria pulizia etnica, sostituendo le popolazioni locali con italiani.

Arbe – Rab, Gonars, Visco, Monigo, Renicci, Cairo Montenotte, Colfiorito, Fraschette di Alatri sono alcuni dei nomi dei campi in cui furono deportati sloveni, croati, serbi, montenegrini e in cui morirono di fame e malattie migliaia di internati. Una tragedia rimossa dalla memoria nazionale e raccontata in questo libro anche grazie ad una importante documentazione in gran parte inedita fatta di foto, lettere, testimonianze dei sopravvissuti.

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Köstner Christina - Voigt Klaus (a cura di )

 Rinasceva una piccola speranza’ – L’esilio austriaco in Italia (1938-1945)”

 forum edizioni 2010

 

 

I curatori Christina Köstner e Klaus Voigt assieme alla storica Alessandra Minerbi e al direttore del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, Michele Sarfatti, presentano un libro che offre un quadro chiaro e complessivo dell’esilio austriaco in Italia dal 1938 alla fine della seconda guerra mondiale:

Il volume “’Rinasceva una piccola speranza’ – L’esilio austriaco in Italia (1938-1945)”, uscito da Forum Editrice Univers...itaria Udinese, raccoglie saggi di ricercatori austriaci, tedeschi e italiani che indagano la storia, piena di contraddizioni, di migliaia di uomini e donne, per la maggior parte ebrei, perseguitati in Austria dal regime nazista che, negli anni ’30 e ’40 del secolo scorso, si rifugiarono in varie regioni d’Italia.

Sono, inoltre, riportate le testimonianze di alcuni esuli attraverso stralci di diari e ricordi che riflettono impressioni ed esperienze di vita ma anche la tragedia delle vittime dell’Olocausto. Una particolare attenzione è rivolta alle condizioni di vita di scrittori e artisti. Alla politica razziale del governo fascista italiano si contrappose la generosità della popolazione, in particolare del ceto meno abbiente, e del basso clero che infusero fiducia e resero meno difficile la vita dei profughi. Nonostante questo l’Italia fu considerata Paese di transito verso altre mete ritenute più sicure.

In collaborazione con il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, Milano.

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krauss nicole

la grande casa

trad. di federica oddera

guanda 2011

 

 

Quattro storie si intrecciano sul finire degli anni ’90, ognuna col suo carico di dolore, di segreti, di affetti. Quattro vicende diverse, apparentemente slegate, accomunate da un unico elemento: un’ingombrante scrivania, provvista di un’alzata e di tanti cassetti, che diventa il simbolo della memoria e del dolore, della difficoltà di vivere accanto a chi ha affrontato una delle più grandi tragedie dell’età contemporanea e ancora deve fare i conti con questa pesante eredità. Da New York a Londra, a Gerusalemme, alla Budapest degli anni ’40, un mosaico di storie diverse, che colpisce il lettore e lo trascina nei meandri oscuri della storia del Novecento e delle ferite ancora aperte nel cuore degli uomini che l’hanno vissuta. Quattro voci sole tessono l’arazzo struggente del libro. I personaggi si alternano nel racconto e parlano con rara capacità introspettiva dei dubbi tra cui si muovono, delle insicurezze, delle fantasie. Perno del plot un’enorme scrivania con 19 cassetti. I 4 attori della trama, man mano, ne vengono in possesso, la usano e la perdono. Un oggetto ingombrante (come la memoria) e centrale.

Nadia è una sconosciuta scrittrice newyorkese che si è lentamente ritratta dalla vita per comporre i suoi romanzi e alla fine si chiede a cosa servano. Più in là ecco un professore inglese che si interroga su un terribile segreto che la compagna di sempre, anche lei autrice di nicchia, tedesca sopravvissuta alla Shoah, non gli ha mai rivelato. Poi appare un israeliano alle prese in tarda età con un figlio scrittore e giudice, introverso, infelice, incomunicabile. E infine una giovane americana innamorata del rampollo di un padre potente e ingombrante, mercante d’arte, a metà tra Gerusalemme e altre sue ricche magioni che stipa e svuota dei mobili di cui va a caccia per restituirli ai superstiti delle famiglie dimezzate dal nazismo: così potranno ricomporre le amate stanze della gioventù. Quattro voci tanto sole e lontane quanto unite dall’ansia di vivere e da un’invenzione audace che le tiene insieme.