S T U V W A X_Y

 

 

 sami michael

 tempesta tra le palme

 ed. la giuntina 2009

 

«Certe notti si poteva dormire con le finestre aperte. Il freddo intenso era passato e dalle finestre penetravano gli aromi inebrianti della fugace primavera di Baghdad. Nuri era disteso a pancia in su, gli occhi aperti nella stanza buia, intento a respirare il profumo pungente dei fiori d'arancio e l'odore delicato di quelli di palma».

Baghdad: la seconda guerra mondiale è alle porte e gli ebrei vivono con ansia i grandi mutamenti che sconvolgono il mondo. La convivenza con i musulmani e i cristiani della città appare ormai compromessa a causa delle ondate nazionalistiche. Le famiglie ebraiche si rinchiudono terrorizzate nei propri cortili, ma Nuri, il giovane, inquieto protagonista di questo romanzo, non esita a mettere a repentaglio la vita pur di partecipare attivamente agli eventi.

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  sacchi danilo  

 fossoli: transito per auschwitz

 ed. la giuntina 2002

  

Che s'arriva a vedere: inglesi e australiani qua da noi, lì dall'altra parte del fosso! - sospirava il nonno osservando dall'aia i primi prigionieri arrivati nell'estate del '42. Ma negli ultimi mesi di guerra, a notizie di rappresaglie e uccisioni, brontolava cupo: - Quando sarà che butteranno giù questo Campo! - Perché un campo di concentramento può significare da solo, per chi vi abita di fronte, tutto lo sconquasso e il soffrire di una guerra. Questa è una storia del Campo di Fossoli, costruito davanti a casa nostra nel '42. La storia di coloro, soldati e civili, uomini e donne, che hanno sostato tra queste baracche e questo filo spinato prima di proseguire verso Auschwitz e gli altri lager nazisti. Ma è anche la nostra storia, di gente contadina abituata ad un vivere antichissimo nella campagna silenziosa e solitaria, un vivere d'improvviso sconvolto dalla costruzione di un campo di concentramento. Che soprattutto stupiva e cambiava chi era bambino. Come me.

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SAND SHLOMO

 L'INVENZIONE DEL POPOLO EBRAICO

 Editore: Rizzoli Collana: SAGGI STRANIERI 2010

 

 

Che cos'è il popolo ebraico? Secondo Shlomo Sand, la risposta si trova nella storia. Non, però, in quella ufficiale, costruita e avallata da studiosi che hanno abilmente manipolato le fonti per creare una visione unitaria e coerente del passato. Di fatto, miti fondativi dalla storicità dubbia, come l'esilio babilonese, la conquista del paese di Canaan o la monarchia unita di Davide e Salomone, sono diventati le colonne di una ricostruzione della storia degli ebrei presentata come una sorta di percorso ininterrotto che dall'epoca biblica si dipana senza soluzione di continuità fino ai giorni nostri. Nulla di tutto ciò: in realtà, sostiene Sand, gli ebrei discendono da una pletora di convertiti, provenienti dalle più varie nazioni del Medioriente e dell'Europa orientale. Ma la storiografia di stampo nazionalista ha fornito fondamento e giustificazione all'impresa di colonizzazione sionista. Con rigore e vis polemica, Shlomo Sand scuote una delle fondamenta dell'esistenza stessa dello Stato d'Israele e della sua politica identitaria. E senza timore di intaccare certezze consolidate intraprende un viaggio a ritroso nella storia e nella storiografia ebraiche basandosi su fonti e reperti archeologici per ricostruire e affermare una nuova verità. Lo anima la speranza in una società israeliana aperta e multiculturale perché "se il passato della nazione è stato soprattutto un sogno perché non cominciare a sognare un nuovo futuro, prima che il sogno si trasformi in un incubo?". L'idea di un popolo ebraico che, nonostante le persecuzioni e l'esilio, ha attraversato la storia mantenendo la propria fede e la propria identità è alla base del sionismo e della stessa fondazione dello Stato d'Israele. Secondo Shlomo Sand, però, è un mito senza basi storiche. la presenza di comunità ebraiche (sefardite) nell'Africa settentrionale e poi in Spagna, e degli ebrei ashkenaziti nell'Europa centrorientale si deve all'espansione della religione ebraica, a cui si convertirono le tribù berbere e i kazari, che nel Medioevo furono a capo di un vasto impero a cavallo del Volga. Il “popolo ebreo” sono in realtà popolazioni eterogenee che in epoche e luoghi diversi si sono convertite alla stessa fede. La tesi di Sand e le sue implicazioni politiche (accettarla vorrebbe dire rinunciare alla caratterizzazione etnica di Israele) ha scatenato fortissime polemiche all'uscita del libro.

Shlomo Sand è professore ordinario di Storia contemporanea presso l’Università di Tel Aviv. Formatosi in Israele e in Francia, è specializzato in Storia dell’Europa occidentale. L’invenzione del popolo ebraico, la sua opera più discussa, è stata tradotta in inglese, francese, russo e arabo.

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Sarfatti Anna,

Sarfatti Michele

L’albero della memoria. La Shoah raccontata ai bambini”

Mondadori 2013

Samuele Finzi e la sua famiglia vivono a Firenze, dove conducono una vita serena seguendo i precetti della tradizione ebraica. Nel giardino della loro casa c'è un vecchio olivo, nella cui cavità Sami ripone i suoi "tesori". Ma con l'entrata in vigore delle leggi antiebraiche la vita dei Finzi cambia per sempre: i genitori devono abbandonare il lavoro, Sami la scuola e gli amici, gli zii emigrano. Le persecuzioni si fanno più intense e scoppia la guerra Dopo l'8 settembre 1943 i Finzi entrano in clandestinità. Il figlio viene nascosto in collina presso i nonni dell'amica Francesca. I genitori vengono arrestati. I tesori di Sami rimangono nell'olivo... Seguendo le vicissitudini di Sami e della sua famiglia, basate su eventi storici realmente accaduti tra il 1938 e la fine della Seconda guerra mondiale, i bambini possono conoscere che cosa accadde agli ebrei in Italia in quel periodo. L'appendice storico-documentaria aiuta a comprendere il significato della Shoah.

Anna Sarfatti propone alla lettura dei bambini “L’albero della memoria. La Shoah raccontata ai bambini” realizzando una narrazione lieve, poetica, elegante eppure intensa, sincera e carica di verità storica.Scritto con maestria, illustrato da Giulia Orecchia, completato da approfondimenti storici di Michele Sarfatti, questo è un bel libro adatto ai bambini a partire dai 6 anni.

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schneider helga

heike riprende a respirare

salani ed.

Berlino, 1945. Heike, una bimba di dieci anni, vive con la madre nello scantinato della loro casa distrutta dalle bombe. Il padre è disperso, ma Heike sa che tornerà; così non smette di parlarne al suo più grande amico e confidente, il grande melo che cresce nel giardino. Attorno solo rovine: negli edifici, nelle menti e nei cuori delle persone. Tante però sembrano voler tener viva la speranza nel futuro... Non la mamma di Heike, perchè nel suo recentissimo passato c'è una ferita inguaribile. . Dopo "Stelle di cannella" e "L'albero di Goethe", Helga Schneider riapre per il pubblico dei ragazzi le pagine del suo personale passato per raccontarlo, commuovere e far pensare ritornando al tema del suo primo libro, "II rogo di Berlino", e alla dimensione collettiva della tragedia di cui è stata testimone. Una storia delicata  per raccontare la terribile verità : nessuno sopravvive alla guerra, neppure i vivi.

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Segre Anna e Pavoncello Gloria (A cura)

 Judenrampe - Gli ultimi testimoni

 editore Elliot 2010

 

 

Sono ancora nitidi i loro ricordi, 65 anni dopo. Perché l’orrore dei campi di sterminio nazisti non si può dimenticare. Mai. Anna Segre, psicoterapeuta, e Gloria Pavoncello, sociologa, hanno raccolto le testimonianze di dodici sopravvissuti alla Shoah. Tra loro ci sono ebrei catturati in Italia, a Fiume, a Rodi, in Grecia, in Ungheria, in Libia, ci sono oppositori politici e militari costretti alla resa.

 
La copertina del libro

Quando furono catturati erano tutti poco più che ragazzi, di età compresa tra i 12 e i 20 anni. Li hanno rinchiusi chi ad Auschwitz-Birkenau, chi a Mauthausen, Ebensee, Dachau, Buchenwald, Ravensbrück, Bergen Belsen, o a Mittelbau Dora dove lavoravano come forzati alla costruzione dei missili V1 e V2. Hanno visto morire i loro genitori, i loro fratelli o sorelle più piccoli, perché vecchi e bambini non avevano scampo: venivano uccisi subito, al loro arrivo, nelle camere a gas. Hanno perso amici, hanno visto atrocità e crudeltà indicibili: botte senza motivo, fucilazioni, neonati lanciati in aria e usati come bersaglio dai nazisti. Ma il male assoluto non li ha sopraffatti. Sono tornati, vivi, ma feriti per sempre. L’orrore dei campi li raggiunge di notte, quando sono soli con i loro pensieri. C’è chi ha gli incubi, chi come Ida Marcheria, si sveglia, ora come allora alle 4 del mattino, per l’appello.
Anna Segre e Gloria Pavoncello li hanno incontrati e intervistati, ma senza fare domande, senza quella curiosità che talvolta può offendere e ferire. Li hanno semplicemente lasciati parlare, raccogliendo e riportando le parole che uscivano dal loro cuore. Ne è uscito un libro in cui i protagonisti parlano in prima persona, senza filtri o interpretazioni. Testimonianze “vere”, di grande emozione, nelle quali ognuno evidenzia a suo modo aspetti anche diversi dell’orrore vissuto. Un orrore che hanno deciso di raccontare e trasmettere. Perché non si ripeta più. Ad ogni testimone, infine, Anna Segre ha dedicato una poesia, che ne coglie la personalità. Un ritratto in versi che aggiunge intensità e sentimento.

Le autrici: Anna Segre è psicoterapeuta, Gloria Pavoncello è sociologa.

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Simoncelli, Paolo

L'epurazione antifascista all'Accademia dei Lincei.  Cronache di una controversa "ricostituzione"

Biblioteca di Nuova Storia Contemporanea - 41  2009

 

 

Il volume affronta il conto da saldare all’alta cultura ita liana espressasi durante il fascismo nelle due Accademie, d’Italia e dei Lincei. Nei panni dei “contabili”, Benedetto Croce ed altri esponenti del liberalismo e dell’azionismo italiano, gestiscono un’epurazione tutt’altro che imparziale. Tra incongruenze, contraddizioni e ipocrisie profonde, vengono così pubblicamente condannati alla “radiazione” i massimi rappresentanti della cultura italiana in ogni campo del sapere: da Santi Romano a Giorgio Pasquali, da Giancarlo Vallauri a Giuseppe Bruni. Il metro di giudizio per far parte dei Lincei è diventato politico; non più aver offerto alla comunità internazionale indiscussi contributi scientifici, ma come ci si è politicamente comportati durante il fascismo. Il nuovo assetto dell’alta cultura italiana si presenta alla vita del dopoguerra nascondendo quindi deturpazioni e ferite profonde mai prima d’ora conosciute, svelate da un’ampia documentazione inedita che viola la consegna del silenzio politicamente imposta e culturalmente accettata.

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soriga paola

 dove finisce roma

 einaudi 2012

 

 

Succede a volte che uno scrittore, una scrittrice, si allontani dalle storie della sua generazione e dal suo tempo proprio per l'urgenza di narrarlo meglio e renderlo vero, con il respiro di un vento largo che soffia con forza, da lontano.
Cosí, al suo esordio narrativo, Paola Soriga si affida alla figura di una giovanissima staffetta partigiana, nella Roma che sta per essere liberata dall'occupazione tedesca, per dare nuova vita e necessità a un alfabeto di sentimenti che le parole di oggi non sanno piú nominare. E ci regala un romanzo che ha la distanza delle grandi storie e la vicinanza dell'unica, misteriosa, scintillante vita che è la nostra, in ogni tempo e in ogni luogo.

«Ecco dove finisce Roma: dove non ci saremmo aspettati nella piú rosea delle previsioni. Nella penna sorprendente di una donna, giovane all'anagrafe ma dalla scrittura solidissima, nel suo sapersi commuovere, e saper commuovere raccontando le storie giuste, quelle che dal passato della nostra Repubblica portano all'oggi. Viene da dire, leggendo Paola Soriga, che dunque tanto tempo non stava scorrendo invano».

Valeria Parrella

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Stojka Ceija

 forse sogno di vivere. una bambina rom a bergen-belsen

giuntina 2007

 

Reduce dalla deportazione ad Auschwitz e Ravensbrück perché Rom, l’undicenne Ceija Stojka giunse nel campo di concentramento di Bergen-Belsen al principio del 1945. Vi sarebbe rimasta – insieme alla madre e ad altri parenti – fino all’aprile dello stesso anno, quando il lager venne liberato dai soldati dell’esercito britannico. Di lì a poco poté intraprendere il lungo viaggio per tornare nella sua città, Vienna. Dopo oltre mezzo secolo, l’ormai settantenne Ceija Stojka ricorda i mesi trascorsi a Bergen-Belsen. Descrive senza enfasi la spaventosa quotidianità – l’onnipresenza della morte, il tormento della fame, le violenze subite, la ferma volontà di sopravvivere – e ce ne restituisce un’immagine vivida. Pur avendo visto di quali crudeltà gli esseri umani sono capaci, le parole di Ceija Stojka non tradiscono odio né amarezza. Da esse traspare piuttosto un ostinato interrogarsi su un aspetto: come hanno potuto, tanti uomini, mettersi così ciecamente nelle mani di un altro uomo, di un regime sanguinario? Il suo racconto non fornisce risposte al riguardo ma trae esplicitamente origine da una impellente necessità: ricordare per combattere la sopraffazione e l’oblio, poiché ciò che è stato può ripetersi.

Ceija Stojka, morta a Vienna a fine gennaio 2013, scrittrice e pittrice, nata in una famiglia rom, i Lovara-Roma, trascorse la sua infanzia in tre campi di concentramento, ad Auschwitz- Birkenau, Ravensbruech e Bergen- Belsen."Ho preso la penna per scrivere, perchè avevo bisogno di aprirmi, per gridare", disse nel 2004 in una conferenza stampa. Ceija Stojka realizzò anche numerosi dipinti, tra i quali Le tenebre di Bergen-Belsen, dove ha descritto la vita all'interno del campo.

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storchi massimo

 IL SANGUE DEI VINCITORI

 SAGGIO SUI CRIMINI FASCISTI E I PROCESSI DEL DOPOGUERRA
 (1945-1946)

 Editore:
ALIBERTI

 

Rastrellamenti, deportazioni, fucilazioni, torture. I venti mesi di sangue della Repubblica di Salò lasciarono una striscia di dolore e rancore che trovò come primo drammatico esito la giustizia sommaria dei giorni della liberazione e poi i processi istruiti a carico dei maggiori criminali fascisti. Utilizzando per la prima volta gli atti della Corte di Assise Straordinaria di Reggio Emilia si ripercorrono i drammatici giorni della feroce repressione antipartigiana e il tentativo fallito di dare giustizia alle centinaia di vittime della repressione dei corpi armati di Salò, al servizio dell'occupante tedesco.

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Tachdjian Alice  (a cura)

 Pietre sul Cuore Diario di Varvar, una bambina scampata al genocidio degli armeni

 
 Sperling & Kupfer Editori -  2006

 

Varvar, la protagonista di questo libro, è tra i pochi superstiti dello sterminio degli armeni pianificato dal governo nazionalista turco al tempo della prima guerra mondiale.
All'epoca aveva sei anni e, salvata da un soldato, passò attraverso stenti e peripezie d'ogni genere prima di approdare in Francia, dove visse la difficile esistenza degli esuli, ma anche i primi momenti di felicità.
Il suo diario, scritto in armeno su quaderni di scuola e ritrovato dalla figlia Alice dopo la sua morte, viene qui proposto quale straordinario documento su una pagina di storia troppo a lungo dimenticata e insieme toccante, vivida testimonianza di che cosa significhi essere un sopravvissuto, un individuo senza diritti, cresciuto cercando le proprie radici nel terreno rarefatto della memoria.

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 Testa Daniela

 NEL VENTRE  DI BABELE: IL LINGUAGGIO DEI LAGER NAZISTI

 Spring Edizioni Srl  81100

 

 Come si comunicava ad Auschwitz e negli altri Lager nazisti? Questo saggio storico, nato come tesi di laurea, analizza la difficoltà di comunicazione all'interno dei Lager nazisti durante la seconda guerra mondiale. Da Auschwitz a Dachau, ovunque nacquero gerghi e nuovi linguaggi causati dalla commistione tra le lingue presenti nei campi di concentramento, dove si creò una vera "Babele" linguistica. Così, dopo un breve percorso storico che aiuta il lettore a calarsi nell'atmosfera di quel tempo, si prosegue, partendo da un testimone per eccellenza come Primo Levi,  attraverso testimonianze e analisi di documenti, con un tema inusuale che mostra la guerra sotto un profilo diverso. Il saggio si conclude poi con un'appendice fotografica che raccoglie soprattutto immagini dal Lager di Auschwitz e   con le interviste ai tre superstiti ebrei, tuttora residenti a Roma, Piero Terracina, Carla Cohn e Joseph Varon che, attraverso aneddoti e riflessioni, raccontano la loro esperienza nei campi di sterminio. Significativa anche l'immagine di copertina del testo che riporta un disegno a matita del pittore Andrea Sparaco, dal titolo "Parole, Silenzio, Memoria!" Nonostante questo notevole sforzo di ricostruire il linguaggio di Auschwitz, la stessa autrice, citando il giornalista Francesco Piccolo, scrive: "Bisognerebbe inventare per Auschwitz quel silenzio che non siamo ancora riusciti ad inventare. All'invenzione dell'orrore bisognerebbe rispondere con l'invenzione di una facoltà umana che consiste nella memoria indelebile senza più bisogno di alimentarla anno dopo anno. Bisognerebbe inventare quel silenzio assordante che sia uguale e contrario al silenzio che hanno trovato i soldati che hanno liberato i sopravvissuti: un silenzio che parla ininterrottamente, che riempie di vuoto consistente le televisioni e di bianco consistente i libri e i giornali".

Daniela Testa, studentessa di Lingue si è laureata presso l'Università l'Orientale di Napoli con un saggio dal titolo "Le fondamenta di Babele. Primo Levi e le lingue del Lager".  Pubblicista Iscritta all'Albo dei Giornalisti della Regione Campania, è corrispondente esterna della redazione Casertana de Il Mattino.

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Tibaldo Lorenzo

 Il viandante della libertà. Jacopo Lombardini (1892-1945).

 Claudiana 2011

 

 

Nato in una famiglia di minatori di tradizioni repubblicane e antifascista convinto, Jacopo Lombardini (Gragnana, 1892-Mauthausen, 1945) ha dedicato la sua vita alla causa della libertà, rappresentando la parte migliore della storia dell'Italia, quella democratica e repubblicana che si esprime nella Costituzione. Alimentate dalla fede evangelica, cui Lombardini si converte nel 1924, le sue idee - che trovano la loro radice in Mazzini, Garibaldi e nell'epopea risorgimentale - si riaffermano in seguito nella lotta partigiana contro il nazifascismo. Una coerenza di scelte di vita che lo porta alla morte nel campo di sterminio di Mauthausen, dove viene gasato il 24 aprile 1945, alla vigilia della Liberazione.

 

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 tussi laura

 il dovere di ricordare. dalla shoah all'attualità dell'intercultura

 aracne 2010

 

Oltre agli ebrei, il sistema nazifascista ha schiavizzato e assassinato milioni di persone, tra cui zingari, disabili fisici e mentali, polacchi, prigionieri di guerra, sovietici, sindacalisti, avversari politici, obiettori di coscienza, omosessuali e ancora altre tipologie di persone diverse e colpevoli solo di esistere in quanto tali. E importante trasmettere la conoscenza degli eventi alle nuove generazioni partendo dal dialogo e da percorsi di memoria individuale e collettiva, dalla conoscenza di sé e degli altri, dei propri compagni di classe e degli insegnanti nell'ambito della comunità educante. Come sostiene Moni Ovadia, la "bella utopia" è un mondo dove non esistono patrie e nazioni, frontiere e burocrazie, limiti e confini, ma comunità educanti aperte all'accoglienza, al dialogo, al cambiamento rivoluzionario, al progresso costruttivo, senza stereotipi e pregiudizi, nel rispetto delle culture altre, nella coesistenza pacifica che agevola il confronto tra diversità interculturali e differenze di genere e intergenerazionali.

Laura Tussi è docente, ricercatrice e giornalista. Si occupa di tematiche sociopedagogiche, psicologiche e storico-culturali. Ha conseguito la sua quinta laurea specialistica nel 2009 in formazione degli adulti e consulenza pedagogica e ricerca educativa nell’ambito delle scienze della formazione e dell’educazione. Collabora con diverse riviste di settore e telematiche come www.icpratidesio.it, www.politicamentecorretto.com, www.peacelink.it e www.ildialogo.org. Ha pubblicato: Sacro (ed. EMI, 2009); Memorie e Olocausto (ed. Aracne, 2009); Il disagio insegnante (ed. Aracne, 2009).

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Venezia Shlomo

 Sonderkommando Auschwitz

 Rizzoli ed.

 

"Tutto mi riporta al campo. Qualunque cosa faccia, qualunque cosa veda, il mio spirito torna sempre nello stesso posto... Non si esce mai, per davvero, dal Crematorio." Sono parole di Shlomo Venezia, ebreo di Salonicco, di nazionalità italiana; è uno dei pochi sopravvissuti del Sonderkommando di Auschwitz-Birkenau, una squadra speciale selezionata tra i deportati con l'incarico di far funzionare la spietata macchina di sterminio nazista. Gli uomini del Sonderkommando accompagnavano i gruppi di prigionieri alle camere a gas, li aiutavano a svestirsi, tagliavano i capelli ai cadaveri, estraevano i denti d'oro, recuperavano oggetti e indumenti negli spogliatoi, ma soprattutto si occupavano di trasportare nei forni i corpi delle vittime.. Per decenni l'autore ha preferito mantenere il silenzio, ma il riaffiorare di quelle idee che avevano generato lo sterminio nazista ha fatto sì che dal 1992 abbia incominciato a parlare, e quei racconti sono la base della lunga intervista che è all'origine di questo libro.

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Vercelli Claudio

Triangoli viola. Le persecuzioni e la deportazione dei testimoni di Geova nei Lager nazisti

Carocci 2011

 

 

Conosciuti nei Lager come "triangoli viola" per via del segno di riconoscimento che era loro imposto, i testimoni di Geova condivisero con gli altri prigionieri la tragedia della detenzione nei luoghi di annientamento. Confessione cristiana presente nel continente europeo già alla fine dell'Ottocento e diffusasi in Germania con l'inizio del secolo successivo, i testimoni di Geova furono duramente perseguitati negli anni del Terzo Reich. Benché costituissero una minoranza religiosa estranea alla politica il loro pervicace rifiuto di accettare le imposizioni del regime hitleriano ne determinò il destino di vittime della violenza degli apparati repressivi nazisti, fino alla deportazione nei campi di concentramento. La loro storia, oltre a testimoniare della forza dei convincimenti interiori, è parte della più generale vicenda delle opposizioni e delle resistenze civili che accompagnarono gli anni cupi del totalitarismo nazionalsocialista.

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Vercelli Claudio

Breve storia dello stato di Israele, 1948-2008  
 
Editore Carocci,


La comprensione delle dinamiche politiche, sociali, economiche e culturali che sono parte attiva nell'evoluzione del Medio Oriente contemporaneo richiede lo studio della storia di quanti ne sono protagonisti. Lo Stato d'Israele ha costituito, fin dalle sua nascita, un soggetto di primaria rilevanza nella definizione dei mutevoli equilibri del quadro regionale. Tuttavia, scarsa è la conoscenza che si ha delle vicende che sono alla sua origine, nel 1948, e dei successivi sviluppi, fino ai giorni nostri. La fisionomia culturale propria del paese, la sua mutevole composizione sociale, la storia politica ma anche l'evoluzione dell'economia nazionale sono frequentemente omesse nella formulazione di un giudizio sul suo ruolo, soprattutto in rapporto al perdurante confronto con i palestinesi. Intenzione di queste pagine è quindi quella di focalizzare l'attenzione dei lettori sulle peculiarità dello Stato e sulle specificità della società israeliana, offrendo alcune sintetiche chiavi di lettura a beneficio di quanti vogliano meglio coglierne il suo ruolo partendo dalla definizione della sua natura storica.
Claudio Vercelli è ricercatore di storia contemporanea presso l'Istituto di studi storici Gaetano Salvemini di Torino, dove coordina il progetto Usi della storia, usi della memoria. E' inoltre redattore di Shalom. Mensile ebraico di informazione e cultura. Da molti anni svolge attività di studio, di ricerca e di didattica sul Medioriente e sullo Stato d'Israele. Autore di numerosi saggi, comparsi in opere collettanee e riviste scientifiche, concentra in particolar modo la sua attenzione sulla storia degli ebrei nell'età contemporanea. Sul conflitto israelo-palestinese ha recentemente pubblicato il volume Israele e Palestina: una terra per due (Torino 2005) e Il conflitto israelo palestinese tra passato e presente (Vercelli 2006). Con la Giuntina ha già pubblicato Tanti Olocausti. La deportazione e l'internamento nei campi nazisti.

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vivarelli Roberto

 Fascismo e storia d'Italia

 Il mulino

 I saggi raccolti in questo volume nascono tutti da una medesima preoccupazione, che è quella di capire che cosa il fascismo sia stato e quale posto esso occupi nella nostra storia nazionale. A questi temi, del resto, Vivarelli ha dedicato la massima parte della sua opera di storico, mettendo anche in gioco qualche anno fa, in una sofferta testimonianza, le radici autobiografiche del suo impegno scientifico. Nelle pagine che qui si presentano l'attenzione si concentra su due nodi centrali: la cultura del fascismo e la guerra civile 1943-45, con le relative, accese controversie storiografiche alle quali l'autore prende parte con forte vigore polemico. L'ampio saggio introduttivo riflette, tra bilancio storiografico e autobiografia intellettuale, sulle insufficienze dei conti che il nostro paese ha fatto con il proprio passato fascista.

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Voghera Luzzatto Laura

 Fumo e profumo. Prose, poesie.

 Con una scelta di poesie di Zelda tradotte  dall'ebraico

 Editore: La Giuntina

Una raccolta di poesie distinta da una singolare caratteristica: il ricorso, dettato dall'anima, non da scelte editoriali, a un'alternanza di poesia, prosa e traduzioni che in realtà costituiscono un'unica "confessione". Ciò che subito abbaglia (anche il buio abbaglia) il lettore di questo libro, in cui le versioni dalla poetessa israeliana Zelda e dal poeta ebreo medievale Eliezer bar Judah di Worms, e le pagine in prosa che danno il titolo al volume, si fondono con la parte poetica creando un'atmosfera di dolcezza, profumata ora di malinconia, ora di angoscia. Ed è proprio il profumo - a cui la scrittrice dedica una profonda riflessione - a suscitare nel lettore un sentimento di condivisione, non solo estetica ma psicologica, e anche una timidezza per essere entrato così profondamente nel cuore dell'autrice.

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Voghera Luzzatto L.; Sega M. T. segre r. ( a cura )

 Ritorno a scuola. L'educazione dei bambini e dei ragazzi ebrei a Venezia tra leggi razziali e dopoguerra

 Nuova Dimensione  2012

La storia della scuola ebraica di Venezia e le vicende umane dei bambini e delle maestre sono oggi raccontate nel libro-catalogo “Ritorno a scuola” l’educazione dei bambini e dei ragazzi ebrei a Venezia tra leggi razziali e dopoguerra, opera curata da Laura Voghera Luzzatto, Maria Teresa Sega e Renata Segre.

 

Il volume racconta attraverso disegni, immagini e parole le storie di coloro, che, ancora bambini, furono emarginati, cacciati dalle scuole pubbliche in seguito alla promulgazione delle leggi razziali negli anni Trenta: un excursus storico che dal 1938 al 1943 racconta le espulsione, l’istituzione della Scuola ebraica e il ritorno a scuola dopo la fine della guerra.

La Scuola ebraica di Venezia riprese a funzionare in Ghetto vecchio a poche settimane dalla Liberazione, in una situazione di grave difficoltà: gli ebrei veneziani sopravvissuti alla Shoah erano appena usciti da un anno e mezzo di clandestinità, segnata da privazioni e persecuzioni, che aveva lasciato in loro un forte sentimento di diffidenza. La Comunità ebraica affrontò da subito il problema di raccogliere i bambini privati della loro infanzia, che avevano vissuto nascosti, spesso lontani dai genitori, senza poter frequentare la scuola, fornendo loro, oltre a un pasto caldo, il recupero degli anni scolastici perduti.
L'attività didattica e creativa dei bambini della Scuola, funzionante fino alla fine degli anni Cinquanta, è testimoniata in questo libro da fotografie, quaderni, disegni e giornalini realizzati dagli alunni e conservati dalle maestre Alba Finzi e Lia Finzi, che vi hanno insegnato tra il 1946 e il 1953.

Alba e Lia Finzi espulse da scuola in applicazione delle Leggi razziali hanno frequentato le scuole ebraiche veneziane negli anni Trenta e Quaranta. Il 1 dicembre 1943, per sfuggire alla deportazione, fuggirono in Svizzera col padre; la madre, cattolica, rimasta a Venezia perché non in grado di affrontare il viaggio, morì pochi giorni dopo. Rientrate a Venezia nel 1945, Alba si iscrisse alla facoltà di medicina di Padova mentre Lia, più giovane di cinque anni, scelse l'indirizzo magistrale. Entrambe insegneranno nel dopoguerra alla scuola ebraica, con passione e dedizione, salvando le sorti educative di quei bambini che anche nel dopoguerra erano costretti a diffidare della società in cui vivevano, la stessa società che solo pochi anni prima gli avrebbe voluti cancellare dalla coscienza.

 

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 Wachsberger Clara e Silvia (A cura)

 Arminio Wachsberger  l'interprete 

 

 Proedi editore  2010

 Dalle leggi razziali alla Shoah, storia di un italiano sopravvissuto alla bufera.

 

In occasione del 67° Anniversario della Razzia del 16 ottobre 1943, viene presentato il libro "L'interprete. Dalle leggi razziali alla Shoah, storia di un italiano sopravvissuto alla bufera" di Arminio Wachsberger, a cura di Clara e Silvia Wachsberger. Le parole di Arminio Wachsberger ci “accompagnano” attraverso la tragedia della Shoah vissuta dagli ebrei d’Europa: dalla privazione dei diritti fondamentali alla cattura, dalla deportazione allo sterminio.
Il titolo di questo libro ha due significati: il primo letterale, perché Wachsberger, per una serie di coincidenze, si trova a fare da interprete a Joseph Mengele “l’angelo della morte”, direttore sanitario del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, diventando così uno dei principali testimoni del meccanismo dello sterminio. Il secondo è, per così dire, etico perché Arminio è diventato interprete, a beneficio di tutti noi, di un linguaggio distorto che può essere tradotto solo da chi è passato in mezzo all’inferno sapendo mantenere la propria umanità.
Oggi le figlie di Arminio, Clara e Silvia, hanno deciso di raccogliere su carta la testimonianza del padre e i nipoti hanno voluto amplificarne la memoria nel film Fratelli d’Italia?, nella speranza che simili terribili prove non debbano più toccare nessuno e che le parole di Arminio Wachsberger possano essere un esempio per la formazione più civile e più umana delle giovani generazioni.

 

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MARKUS ZUSAK
STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI
Frassinelli
 
Titolo originale La bambina che salvava i libri

 

È il 1939 nella Germania nazista. Tutto il Paese è col fiato sospeso. La Morte non ha mai avuto tanto da fare, ed è solo l'inizio. Il giorno del funerale del suo fratellino, Liesel Meminger raccoglie un oggetto seminascosto nella neve, qualcosa di sconosciuto e confortante al tempo stesso, un libriccino abbandonato lì, forse, o dimenticato dai custodi del minuscolo cimitero. Liesel non ci pensa due volte, le pare un segno, la prova tangibile di un ricordo per il futuro: lo ruba e lo porta con sé.…
Dal libro è stato tratto un  un film di grande successo per la regia di  Brian Percival con Geoffrey Rush, Emily Watson, Sophie Nélisse, Ben Schnetzer.