La storia vista con gli occhi dei protagonisti e delle vittime

di Marzia Vacchelli

 Lavoro proposto al Liceo "Capirola" di Ghedi.

Premessa

 “Quegli aerei che si avventavano contro le altere torri,

quel volto a capofitto di vite umane contro altre vite…

L’anima di quel cataclisma era l’odio, un rancore antico

che si liberava come una sorta di ebbrezza… Era anche un

inno alla morte cantato nel sangue di migliaia di creature

sacrificali. E quello che per noi era tenebra per altri era luce ed estasi…

La mente vacilla, l’animo è soverchiato, oppresso.

Si preparano, forse sono già venuti tempi in cui sarà richiesto

agli uomini di essere altri da come noi siamo stati. Come?”

                                                               (“Contro le altere torri” di Mario Luzi)

 

L’11 settembre 2001 è l’agghiacciante nascita di una nuova storia di  sterminio, di guerra, di sofferenza, di atrocità . Un’ esplosione di odio agli albori di un nuovo secolo.

Un’esplosione che riporta indietro le lancette della Storia.

 “ Bin Laden è il nuovo Saladino, vuole batter gli Stati Uniti come i suoi avi sconfissero i Crociati- scrive Josef Bodansky, autore di una biografia dell’”Uomo che dichiarò guerra all’America”.

Il XXI secolo comincia così con una “Enduring Freedom” che somiglia alla “Desert Storm” di dieci anni fa. Arabian Light, il miglior greggio del mondo, è la posta in gioco, ciò che muove l’economia globale.

E la realtà quotidiana è sempre la stessa: è fatta di bambini che muoiono di fame e di guerra.

Proprio il Novecento e le sue tragedie ci insegnano che la Storia è sì il frutto delle decisioni della Politica, ma è anche e soprattutto vita vissuta, sangue, lacrime, eroismo, sofferenza, scelta, rimpianto, rimorso.

E’ parso così significativo, per una rappresentazione non rituale della Giornata della Memoria, ripercorrere le pagine più importanti e tragiche del secolo appena trascorso a partire dalle esperienze dei protagonisti indotti e delle vittime, ridando dignità e voce ai singoli per disvelare i meccanismi che regolano l’accadimento storico.

Introduzione

E’ stato individuato un percorso, naturalmente parziale e soggettivo, che muove lungo alcune delle tappe più significative del secolo scorso, per mostrarne il punto di vista di chi questi eventi storici ha realmente vissuto, subendoli oppure essendone coercitivamente protagonista.

Il 900 è il secolo dell’Estremo: le due guerre mondiali, l’orrore di Auschwitz e dei gulag, la scelta di Hiroshima, la guerra fredda, il trionfo e la caduta delle ideologie (di cui il Muro di Berlino è l’esemplificazione più evidente), il problema mediorientale, il terrorismo, la globalizzazione si sono susseguiti sullo schermo della storia in un crescendo sempre più accelerato ed apparentemente incomprensibile.

Tuttavia, ogni accadimento è scomponibile in azioni e reazioni che vedono come soggetti uomini, donne e bambini: se la mediazione informatica oggi ce li allontana e disumanizza rendendoli numeri e oggetti, non dobbiamo dimenticare che dietro ogni notizia c’è l’uomo con i suoi sentimenti ed i suoi comportamenti.

Ecco allora testimonianze scritte, scelte e proposte in una geografia della sofferenza che ci accompagna dalla prima guerra mondiale ai giorni nostri, a mostrare il volto dell’uomo spogliato dalla retorica e mostrato per come è di fronte all’orrore.

I testi proposti suggeriscono una mappa dell’animo umano con mille sfaccettature, dove bene e male spesso si mescolano, dove le categorie assolute lasciano il campo alla solitudine dell’uomo di fronte all’Estremo.

In tempi di guerre sante da un lato e di guerre giuste dall’altro, una lezione non da poco.

Il percorso

La prima guerra mondiale

La prima guerra mondiale è la tragedia della guerra di trincea e dei gas nervini: i popoli dell’Europa si distruggono in una battaglia lunga e indistinta, dove le regole dell’arte militare sono stravolte per lasciare spazio ai duelli all’arma bianca, ai fili spinati, ai bombardamenti che preparano l’assalto spesso inutile, ai liquori prima di uscire dalla trincea verso il nemico. Vincerà colui che per primo porterà sul campo il “progresso” che fa la differenza: i primi carri armati. La prima guerra mondiale è anche il teatro in cui avviene la rivoluzione d’Ottobre: il Comunismo inizia una parabola che si infrangerà dopo 71 anni contro il Muro di Berlino, lasciandosi alle spalle decenni di speranze ed utopie ma soprattutto milioni di morti.

 

Vengono proposti testi tratti da:

Erich Maria Remarque             Niente di nuovo sul fronte occidentale

Ernst Jünger                             Nelle tempeste d’acciaio

Emilio Lussu                            Un anno sull’altipiano

John Reed                                 Dieci giorni che sconvolsero il mondo

 

La seconda guerra mondiale

Pista uno. Ghetti e campi di concentramento: non solo vittime e carnefici

Noi tutti conosciamo la tragica realtà dei ghetti e dei campi di concentramento. Tuttavia, la riflessione di alcuni autori ci impone di uscire dalle convenzionalità e di studiare e riflettere su come, all’interno di luoghi “chiusi”, territorialmente definiti e senza prospettive definite o definibili, il comportamento delle vittime si scompone in percorsi diversificati che vanno dalla lotta alla rassegnazione, certo, ma che si colorano talvolta anche di complicità e si muovono in un ambito che, genialmente, Primo Levi definisce la “zona grigia”. In questa zona assumono particolare interesse le testimonianze di coloro che, vittime, hanno assunto o dovuto assumere un comportamento attivo contro le vittime definibile (la polizia ebraica dei ghetti, i “saggi” ebraici che selezionano che mandare sui treni per conto dei tedeschi): le diverse reazioni e comportamenti si scompongono in uno spettro che spazia dalla complicità alla redenzione. Peraltro, anche i carnefici hanno talvolta un atteggiamento schizofrenico, che accomuna e rende contestuali la bestialità del massacro e la dolcezza del proprio ambito familiare, l’inumanità dell’eccidio e la sensibilità commossa dell’arte.

 

Vengono proposti testi tratti da:

Rudolf Höss                            Comandante di Auschwitz

Elisa Springer                          Il silenzio dei vivi

Carlo Saletti                             La voce dei sommersi

Vercors                                    Le parole

Primo Levi                               I sommersi e i salvati

Calel Perechodnik                    Sono un assassino?

Jacob Presser                           La notte dei Girondini

 

Pista due - La guerra dei poveri

Come ha vissuto la guerra la gente comune? Come ha reagito il ragazzo italiano scaraventato tra le montagne albanesi e tra le steppe russe? Cosa ha significato davvero l’8 settembre? Come di diventa partigiani? E le donne, come hanno reagito? Mille domande, che cercano una risposta che dia la misura di ciò che significa un conflitto armato al di fuori e al di là del fronte, delle divise, delle armi e delle regole; di come si sceglie quando la Storia impone una scelta che comporta; di come si “vive” una guerra; di come l’eroismo spesso non sia altro che una semplice e logica conseguenza ad una scelta di “resistenza” magari umile ma vera; di come la coscienza dell’uomo comune speso non si ritrovi nella verità della Storia ufficiale.

 

Vengono proposti testi tratti da:

Nuto Revelli                            La guerra dei poveri

Renata Viganò                         L’Agnese va a morire

Nuto Revelli                            Il prete giusto

 

Pista tre - Hiroshima

La bomba atomica costituisce un evento che rappresenta, tra le altre cose, il prototipo del concetto di “guerra giusta” oggi così invocato. La scelta americana di allora fu quella di uccidere deliberatamente centinaia di migliaia di innocenti (perché le vittime furono essenzialmente vecchi, donne e bambini) perché morissero meno soldati americani, ovvero i giusti che portano la libertà, perché la guerra finisse più in fretta. Uccidere una seconda volta per essere credibili, fu una conseguenza logica ed una scelta deliberata, non un “errore” imputabile ad un pilota o a ad un computer. Al di là delle valutazioni etiche e politiche possibili relativamente a quella scelta, ci interessa qui una angolazione particolare: il punto di vista di uno degli uomini che era sull’aereo che sganciò la prima bomba atomica. Eatherly, così si chiamava, unico fra i compagni mostrò sofferenza e smarrimento per ciò che aveva fatto, e fu per questo considerato pazzo.

 

Vengono proposti brani tratti da:

Anders e Eatherly                                Il pilota di Hiroshima

 

La guerra fredda, l’Est e l’Occidente.

Viene scelta un’angolazione prospettica irrituale, che riguarda da una parte il mondo oltre la Cortina di ferro, che abbiamo lasciato ai tempi della Rivoluzione d’Ottobre e che ritroviamo alla fine del suo percorso, descritto dall’orrore del gulag e dalla insensatezza del suo maggior simbolo, il Muro di Berlino; dall’altra la voce delle vittime dell’Occidente, della globalizzazione, della logica del profitto che non conosce regole se non quella dell’interesse.

Si lascia lo spazio alle voci delle vittime, dei protagonisti inconsapevoli di una guerra invisibile e non dichiarata che ha dilaniato il mondo portandolo sull’orlo dell’abisso e dell’autodistruzione.

 

Vengono proposti testi tratti da:

Aleksander Solgenitzin             Una giornata di Ivan Denisovic

Peter Schneider                         Il saltatore del Muro

Fausto Marinetti                        Lettere dalla Periferia della Storia

 

I Balcani

Il dopo Muro è stato caratterizzato dalla tragedia balcanica, una tragedia che non mostra ancora la sua fine. La polverizzazione politica, etnica e statuale della ex Jugoslavia è storia dell’oggi, che ci propone la necessità di risposte che vadano oltre i bombardamenti o l’invio di forze di intermediazione. Sarajevo e la sua tragedia sono un simbolo che va ricomposto, studiato, conosciuto. La Gerusalemme dei Balcani, in cui convivevano pacificamente musulmani, cattolici, ortodossi ed ebrei, diviene ad un tratto una tragica babele di scontri e duelli, di religioni ed etnie contrapposte, di stupri, violenze e azioni (come l’inseminazione coatta delle donne) che rimandano ad Auschwitz. Fermiamoci ad ascoltare la voce delle vittime, a capire cosa abbiamo perso forse per sempre. E’ successo pochi anni fa, e sta succedendo ancora, a pochi chilometri da noi.

Vengono proposti testi tratti da:

Dzevad Karahasan                              Il centro del mondo

Scotti e Licciardi                                 Non si trova cioccolata