Un'arida stagione bianca
TITOLO ORIGINALE |
A Dry White Season |
REGIA |
|
SOGGETTO |
Dall'omonimo romanzo di André Brink |
SCENEGGIATURA |
Colin Welland, Euzhan Palcy |
FOTOGRAFIA |
Kelvin Pike (colori) |
MUSICA |
Dave Grusin |
MONTAGGIO |
Sam O’Steen, Glen Cunningham |
INTERPRETI |
Donald Sutherland, Janet Suzman, Susan Sarandon, Marlon Brando |
PRODUZIONE |
Paula Weinstein per Metro Goldwyn Mayer |
DURATA |
110' |
ORIGINE |
USA, 1989 |
REPERIBILITA' |
Homevideo/CinetecaPacioli |
INDICAZIONE |
Biennio-Triennio |
PERCORSI |
Apartheid Razzismo contro i neri/Razzismo, intolleranza, immigrazione, società multietnica/Uomo e Società |
TRAMA
Sudafrica, 1976. Ben DuToit è un professore di storia di mezza età, che conduce un'esistenza serena circondato da solidi affetti familiari. La morte del figlio del suo giardiniere di colore e poi del giardiniere stesso e di sua moglie, tutti causati dalla polizia sudafricana, gli fanno aprire gli occhi sulla vera natura del regime. Abbandonato dalla famiglia e dalla comunità bianca, insieme all'amico nero Stanley ed alla giornalista inglese Melanie si batte per smascherare i crimini polizieschi, abbandonato dalla famiglia e dalla comunità bianca.
TRACCIA TEMATICA
Il film ha come sfondo storico reale l'eccidio di Soweto del 1976, quando centinaia di neri rinchiusi nel ghetto di Johannesburg furono massacrate dalla polizia sudafricana.
Il professor Ben DuToit, in stridente contrasto con la sua professione di docente di storia, ha ignorato (o rimosso) per anni la brutale essenza razzista del regime bianco del Sudafrica, che gli garantiva benessere e privilegi. I fatti di Soweto determinano da parte sua la scoperta del volto criminale dell'apartheid e la conseguente rivolta morale. Non si tratta di una folgorazione improvvisa, ma di una graduale presa di coscienza, inversamente proporzionale al venir meno di ogni speranza di ottenere giustizia affidandosi ai tribunali e alle leggi statali. Il suo testamento ideale è ben espresso dalla frase che consegna all'aguzzino Stolz: nessuno è libero se non sono liberi tutti gli altri.
L'ostilità di cui è fatto oggetto in famiglia fa capire bene il legame esistente fra l'apartheid e la paura da parte dei bianchi di perdere il loro status, evidenziando le radici sociali ed economiche del regime razzista sudafricano.
VALUTAZIONE CRITICA
Un'arida stagione bianca rappresenta uno degli esempi più significativi dell'interesse nei confronti della questione sudafricana mostrata dal Cinema americano negli anni ottanta, quando ormai si avvicinava la fine dell'apartheid. L'ipoteca hollywoodiana risulta evidente proprio nell'intento di coniugare l'impegno politico di denuncia con una struttura narrativa di robusto impianto spettacolare (evidente il richiamo al thriller e al giudiziario), congegnata nel senso di alimentare la tensione e il coinvolgimento emotivo dello spettatore, determinandone contemporaneamente sia informazione e conoscenza, sia indignazione e identificazione con i personaggi positivi. Esemplare di questo tipo di operazione (che guarda anche all'aspetto commerciale) è l'inserimento di grossi nomi del firmamento hollywoodiano nel cast, come Marlon Brando e Susan Sarandon (piuttosto superflua, per altro, nell'economia narrativa).
Pur riconoscendo l'onestà degli intenti, c'è da domandarsi, con una punta di amarezza, se la cinematografia occidentale sarà mai capace di parlare del razzismo contro i neri senza ricorrere alla mediazione eroica di personaggi bianchi.
Dal punto di vista linguistico il film punta con efficacia sulla figura della gradazione (figura retorica nella quale il discorso aumenta gradatamente di forza ed intensità) e in subordine su quella della contrapposizione (si pensi all'iniziale confronto fra lo squallore del ghetto nero e la rasserenante amenità del college bianco).
RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI
Storia A) Storia della Repubblica Sudafricana: dall'Impero Britannico a Nelson Mandela.
B) Il sistema dell'apartheid.
C) La strage di Soweto del 1976.
Geografia Il Sudafrica.