Frances
TITOLO ORIGINALE |
Idem |
REGIA |
Graeme Clifford |
SOGGETTO E SCENEGGIATURA |
Eric Bergren, Christopher Devore, Nicholas Kazan |
FOTOGRAFIA |
Laszlo Kovacs (colori) |
MUSICA |
John Barry |
MONTAGGIO |
John Wright |
INTERPRETI |
Jessica Lange, Kim Stanley, Sam Shepard, Bart Burns |
PRODUZIONE |
Jonathan Sanger per Brooksfilms |
DURATA |
140' |
ORIGINE |
USA, 1982 |
REPERIBILITA' |
Homevideo/Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE |
Triennio |
PERCORSI |
Umiliate e offese La condizione femminile/Uomo e Società |
TRAMA
Il film racconta la storia di un'attrice realmente esistita, Frances Farmer. Promettente interprete teatrale, orientata politicamente a sinistra, ansiosa di misurarsi con testi impegnati socialmente, approda a Hollywood, a contatto con un ambiente che disprezza e che non la valorizza. Per Frances inizia un'esistenza travagliata e infelice, segnata dall'alcool e dalla droga. Finisce in prigione, poi in una clinica psichiatrica, infine in un manicomio-lager. Alla fine viene lobotomizzata e si trasforma in quella persona mansueta e accondiscendente che nella vita non era mai stata.
TRACCIA TEMATICA
Frances è una donna dalla personalità indipendente e dall'indole anticonformista, insofferente nei confronti dell'ipocrisia e del perbenismo bigotto che la circonda (fin da ragazza entra in conflitto con la comunità della sua città sbandierando il proprio ateismo). La sua aspirazione è diventare un'attrice di teatro a contatto con gli ambienti della intellettualità progressista newyorchese.
Malamente frustrata in questo desiderio, finisce inghiottita dallo stritolante meccanismo dell'industria cinematografica hollywoodiana, implacabile contro chi non s'adegua alle proprie leggi e ai propri riti. Per la ribelle Frances si apre il baratro dell'emarginazione e della criminalizzazione.
La famiglia svolge un decisivo ruolo di complicità nel processo di distruzione di Frances. La madre, in particolare, oppone al bisogno d'affetto della figlia il proprio egoistico sogno di successo mondano per interposta persona.
La lobotomia diventa il simbolo dell'appiattimento delle coscienze praticata da una società (quella statunitense degli anni quaranta e cinquanta) formalmente libera, ma in realtà intollerante nei confronti di ogni diversità.
VALUTAZIONE CRITICA
I titoli di testa scorrono su immagini di Frances adolescente che già coltiva il proprio spirito indipendente e vive un armonico rapporto con la natura e la famiglia (le vigorose bracciate in mare, il rifugio sull'albero, la lettura alla madre del suo diario), un preludio rasserenante destinato ad essere ben presto contraddetto dalla sequenza successiva (i suoi concittadini inveiscono contro di lei). Il senso del film è già tutto racchiuso in questo sintetico inizio.
Frances è completamente schierato dalla parte della protagonista e quindi intriso di sdegno nei confronti di ambienti e persone che si oppongono alla sua esuberante ansia di indipendenza. Le istituzioni della società americana vengono sottoposte a critica spietata (le immagini dei presidenti Washington e Roosevelt appaiono sarcasticamente sullo sfondo mentre il giudice emette la sua sentenza contro Frances, il sistema psichiatrico è finalizzato alla distruzione della persona, la famiglia è raffigurata come una prigione soffocante, ecc..). Più che intento a delineare ed approfondire la complessa personalità di Frances (che il film tende a schiacciare su un piano di ribellismo fine a se stesso), la pellicola di Clifford risulta, insomma, più impegnata sul piano della denuncia delle ingiustizie compiute nei suoi confronti. Un proponimento comprensibile ed onesto, ma che conferisce al film un tono un po' uniforme e ripetitivo.
RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI
Storia Gli Stati Uniti dalla grande depressione alla fine della seconda guerra mondiale.
Scienze Elettroshock e lobotomia.