Marianna Ucrìa
TITOLO ORIGINALE |
Idem |
REGIA |
|
SOGGETTO |
Dal romanzo omonimo di Dacia Maraini |
SCENEGGIATURA |
Sandro Petraglia, Roberto Faenza |
FOTOGRAFIA |
Tonino Delli Colli (colori) |
MUSICA |
Franco Piersanti |
MONTAGGIO |
Roberto Perpignani |
INTERPRETI |
Emmannuelle Laborit, Roberto Herlitzka, Philippe Noiret, Laura Morante, Bernard Giraudeau |
PRODUZIONE |
Rita e Vittorio Cecchi Gori per C.G.G. Tiger Cinematografica/Arcturus Prod./Fabrica de Images |
DURATA |
108' |
ORIGINE |
Italia/Francia/Portogallo, 1997 |
REPERIBILITA' |
Homevideo/CinetecaPacioli |
INDICAZIONE |
Biennio-Triennio |
PERCORSI |
Donne tutte sole La condizione femminile/Uomo e Società
Cinema e Storia |
TRAMA
Palermo, prima metà del Settecento. Marianna Ucrìa appartiene ad una famiglia nobile. Muta fin dai primi anni di vita, viene data in moglie appena tredicenne allo zio, l'anziano duca Pietro. Unica consolazione di un' esistenza monotona l'incontro con il precettore delle figlie, che stimola in lei il desiderio di conoscenza. Quando le viene svelato il tremendo mistero che sta dietro al suo mutismo, decide di lasciare la Sicilia per visitare l'Europa e acquisire una piena autonomia.
TRACCIA TEMATICA
Marianna Ucrìa è vittima delle arcaiche leggi che regolano la vita dell'aristocrazia siciliana del Settecento e che condannano la donna ad un destino di pesante sottomissione. Il suo mutismo, conseguenza del violento trauma subito in tenera età, è simbolico del rifiuto inconscio di mettersi in comunicazione con un mondo decrepito e ipocrita che la mortifica ed umilia. Solo nella solitudine della lettura e nel contatto con la cultura più viva del suo tempo (il gentiluomo inglese Grass) riesce a trovare una dimensione più consona alla sua personalità. Partendo dalla Sicilia dimostra di essere pervenuta all'autostima necessaria per accedere ad un'autentica liberazione.
Anche gli altri personaggi, pur assumendo un ruolo di oppressori nei confronti di Marianna, risultano vittime, dal lato umano, dello stesso mondo arido e borioso che garantisce loro onori e privilegi. E' il caso del duca zio, che non ha mai rielaborato la ferita del disamore materno (il ricordo della capretta sgozzata), e del nonno che cerca nel postribolo un affetto e un calore che nessuno ha mai saputo dargli.
VALUTAZIONE CRITICA
Il regista più che al percorso umano e morale della protagonista, raccontato in modo un po' banale e superficiale (tutta la dimensione psicanalitica dell'affiorare, tramite il ricordo della cantilena, della violenza subita da bambina è trattata senza un adeguato approfondimento e risolta affrettatamente), sembra interessato ad evocare con didascalico intento storico-antropologico il clima retrogrado che affligge la vicenda, dal macabro gusto necrofilo (la cripta con le mummie degli antenati) all'ottuso oscurantismo clericale, dal crudele sadismo della giustizia (l'esecuzione iniziale che dovrebbe aiutare Marianna bambina a riacquistare la voce) alla riduzione della donna a pura fattrice nell'ansiosa attesa dell'erede maschio.
RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI
Storia A) La Sicilia nel Settecento. B) Il ruolo dell'aristocrazia e del clero nella società siciliana del Settecento.
Filosofia L'illuminismo.