Nel nome del padre

TITOLO ORIGINALE

In the Name of the Father

REGIA

Jim Sheridan

SOGGETTO

Dal romanzo di Gerry Conlon Proved Innocent

SCENEGGIATURA

Terry George, Jim Sheridan

FOTOGRAFIA

Peter Biziou (colore)

MUSICA

Trevor Jones

MONTAGGIO

Gerry Hambling

INTERPRETI

Daniel Day Lewis, Pete Postlethwaite, Emma Thompson

PRODUZIONE

Jim Sheridan, Arthur Lappin

DURATA

132'

ORIGINE

Irlanda-USA, 1994

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Biennio-Triennio

PERCORSI

Questione irlandese

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Il film racconta la storia vera di Gerry e di suo padre Giuseppe. Nel 1974, insieme all'amico Paul Hill, Gerry fu ingiustamente accusato di aver compiuto un attentato in un pub di Guildford che provocò cinque morti. Nel pieno della guerra civile tra cattolici e protestanti nell'Irlanda del Nord e delle leggi antiterrorismo che concedevano ampi poteri alle forze dell'ordine, ai due sospetti vengono estorte false confessioni con sevizie e torture. Il processo si conclude con pesanti condanne detentive, estese anche ad amici e parenti, fra cui il padre di Gerry. Solo 15 anni dopo verranno tutti riconosciuti innocenti e scarcerati.

 

TRACCIA TEMATICA

Il film costituisce una sdegnata denuncia dell'oscena macchinazione giudiziaria che portò nel 1974 alla condanna di un gruppo di innocenti per la sola ragione che erano irlandesi e l'opinione pubblica inglese voleva un capro espiatorio per l'atroce strage di Guildford. La questione irlandese rimane sullo sfondo (gli sfortunati protagonisti di questa vicenda giudiziaria non sono militanti dell'IRA), a Sheridan interessa, soprattutto, cogliere il valore di esemplarità universale (potrebbe ripetersi ovunque, perché l'odio offusca la ragione) della terribile ingiustizia subita da Gerry e dai suoi amici e parenti in uno Stato tradizionalmente indicato come esempio di democrazia.

Un altro tema che la pellicola affronta è quello del rapporto padre-figlio: per il vanesio e psicologicamente labile Gerry il trauma della detenzione si trasforma in una specie di esperienza di formazione che lo porta a recuperare il rapporto con il padre e a percorrere, grazie al forte temperamento e alla tenacia mostrata dal genitore, un profondo processo di crescita e maturazione. Quando esce dal carcere è, ormai, un uomo trasformato.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Nel nome del padre paga un tributo forse inevitabile (e comunque giustificato e comprensibile se consideriamo il fatto che Sheridan è irlandese e quindi direttamente ed emotivamente coinvolto in questa drammatica vicenda) al fatto di porsi in modo esplicito come film di impegno politico e civile, nel senso che ne deriva una semplificazione manichea (la contrapposizione Bene-Male è svolta in termini piuttosto schematici) che sfocia in passaggi di eccessivo didascalismo e di trionfalistica retorica (pensiamo alle manifestazioni di giubilo del finale). La scansione, poi, in capitoli nettamente distinti fra di loro incide negativamente sul ritmo e sulla fluidità narrativa, conferendo alla pellicola un andamento che richiama in parte l'impostazione da film-inchiesta televisivo.

Più interessante nella sua ricchezza di implicazioni, invece, la dimensione affettiva incentrata sul rapporto padre-figlio, ricca di risvolti psicologici ed umani (ed anche simbolici in chiave religiosa: non è certo un caso che il nome del padre sia Giuseppe, quasi a suggerire un parallelo tra la passione del Cristo e la Via Crucis carceraria di Gerry, che approda alla sua rigenerazione morale).

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia                 La questione irlandese

Geografia          L'Irlanda del Nord (Ulster).