Ridicule

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Patrice Leconte

SOGGETTO

Remi Waterhouse, Michel Fessler, EricVicault

SCENEGGIATURA

Remi Waterhouse

FOTOGRAFIA

Thierry Arbogast (colori)

MUSICA

Antoine Duhamel

MONTAGGIO

Joelle Hache

INTERPRETI

Charles Berling, Jean Rochefort, Fanny Ardent, Judith Godreche, Bernard Giraudeau

PRODUZIONE

Gilles Legrand, Frédéric Brillion, Philippe Carcassonne per Epithete Production/Cinea

DURATA

102’

ORIGINE

Francia, 1996

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Triennio

PERCORSI

Settecento

Cinema e Storia

 

TRAMA

Francia, XVIII secolo, poco prima della Rivoluzione. Pocéludon de Malavoy, giovane idrografo di provincia, si reca alla corte di Versailles nella speranza di poter sottoporre a re Luigi XVI il suo progetto di bonifica delle paludi della sua regione. A corte viene preso in simpatia dal Marchese de Bellegarde, della cui bellissima figlia, Mathilde, si innamora. La sua spiccata attitudine al motto di spirito gli facilita l’ingresso a corte, nei cui ambienti l’arguzia è particolarmente apprezzata. Pur di farsi ricevere dal sovrano intreccia una relazione con la contessa di Blayac, una cortigiana senza scrupoli, che quando scopre di essere stata abbandonata per Mathilde ordisce la vendetta.

 

TRACCIA TEMATICA

Ridicule è, innanzittutto, un ritratto dell’ambiente di corte di Versailles pochi anni prima della Rivoluzione: la nobiltà che vi dimora appare in tutta la sua arrogante vacuità, una classe moralmente fradicia, oziosa e viziosa, assolutamente insensibile di fronte alle sofferenze del popolo, intenta all’autocelebrazione di una presunta raffinatezza di gusto e di cultura, che si esprime in grottesche elucubrazioni filosofiche (la dimostrazione dell’esistenza di Dio da parte dell’abate di Vilecourt) e giochi di società truccati (la disfida in rime tra Pocéludon e l’abate). L‘apprezzamento per l’arguzia e i motti di spirito è più apparente che reale, vista l’altera permalosità e il borioso spirito di casta che la caratterizza (la cacciata del sordomuto servitore di Mathilde da parte della contessa di Blayac e il dileggio cui è sottoposta l’esibizione dell’abate de l’Epée a corte), ma visto soprattutto la reazione di fronte alla battuta dell’abate di Vilecourt che disvela la natura di puro artificio delle sue dotte esibizioni filosofiche. Lo stesso sovrano Luigi XVI, che si vanta della propria capacità di dilettarsi di facezie, non capisce il gioco di parole di Pocéludon (Il re non è un soggetto).

In antitesi con questa aristocrazia decrepita e ormai condannata dalla storia troviamo la passione scientifica della bella Mathilde e l’ansia di giustizia di Pocéludon, entrambi espressione dello spirito illuminista del secolo e di una nuova concezione del mondo.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Ridicule attua una precisa strategia espressiva che cerca di riprodurre la contrapposizione tra il corrotto ambiente di corte e l’autenticità di passioni e sentimenti della coppia Pocéludon-Mathilde (polarità positiva del film) sul piano del contrasto ambientale: da una parte gli interni asfittici di corte (illuminati dalla fioca luce delle candele o avvolti da un’oppressiva penombra, come i polverosi uffici dei corrotti funzionari o l’oscura dimora del vecchio conte di Blayac moribondo innaffiato dall’orina di un rivale), dall’altra gli ariosi spazi naturali che fanno da sfondo all’innamoramento tra i due giovani (pensiamo al valore catartico del bagno di Pocéludon nello stagno o all’accogliente luminosità degli squarci di bosco che frequentano). Anche l’aspetto fisico partecipa alla delineazione di questo dualismo: la cipria è un patina di ipocrisia che si addice alla messinscena della vita di corte (il corpo della contessa di Blayac è completamente irrorato dalle sue serve), cui si contrappongono il viso pulito dell’angelica Mathilde (la semplicità del suo vestito in contrasto con la sontuosa mise della contessa, quando le fa visita per perorare invano la causa del suo servitore) e di Pocéludon in versione bravo ragazzo.

Questa accurata attenzione rivolta a definire con efficacia e chiarezza in termini scenografici e di costume un’inconciliabile opposizione di idee e mentalità è la cosa migliore del film, mentre piuttosto scontato e banale risultano sia lo sfondo sociale (il riferimento alla miseria dei contadini di La Dombes è affrettato e risolto in modo eccessivamente patetico con la morte del ragazzo amico di Pocéludon), sia l’intreccio narrativo (il modello vorrebbe essere quello del romanzo di formazione sette-ottocentesco), che non riesce mai a coinvolgere ed appassionare, essendo Leconte più impegnato a creare atmosfere e scenari che a raccontare una storia.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia          A) La Francia alla vigilia della Rivoluzione.

B) La vita alla corte di Luigi XVI.

C) L’illuminismo in Francia.

D) La Rivoluzione francese.