La vita e niente altro

TITOLO ORIGINALE

La vie et rien d'autre

REGIA

Bertrand Tavernier

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Jean Cosmos, Bertrand Tavernier

FOTOGRAFIA

Bruno De Keyzer (colore)

MUSICA

Oswald D'Andrea

MONTAGGIO

Armand Psenny

INTERPRETI

Philippe Noiret, Sabine Azéma

PRODUZIONE

Claude Albouze per Hachett Première

DURATA

134'

ORIGINE

Francia, 1989

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Mettete dei fiori nei vostri cannoni

Antimilitarismo, pacifismo/Uomo e Società

 

Prima Guerra Mondiale

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Ottobre, 1920. Due anni dopo la fine della guerra il comandante Dellaplane dirige una sezione incaricata di dare un nome alle migliaia di soldati francesi dispersi sui campi di battaglia. Nella zona dove lavora convergono numerosi famigliari di militari dispersi, che sperano di aver qualche notizia sui loro cari, mentre le autorità militari francesi stanno riesumando alcune bare per celebrare la cerimonia della scelta del Milite Ignoto. Un giorno arriva Irène, una signora dell'alta borghesia, che cerca il marito disperso con la speranza che possa trovarsi in uno dei tanti ospedali militari in stato di amnesia. Fa la conoscenza di Alice, una giovane maestra che, come lei, vive nell'attesa di poter ricongiungersi con il fidanzato disperso. Dopo un'iniziale tensione, i rapporti tra Irène e Dellaplane si approfondiscono e tra i due nasce qualcosa di molto simile all'amore. La donna vorrebbe che l'ufficiale le confessasse il suo sentimento, ma questo indugia frenato dalla differenza d'età. Intanto Dellaplane scopre che Irène e Alice stanno cercando lo stesso uomo e che la prima non è realmente innamorata del marito, ma è lì per volontà del suocero industriale, che durante la guerra era in affari con i tedeschi. Due anni dopo Dellaplane scrive ad Irène, che nel frattempo si è trasferita in America, confessandole il suo amore ed invitandola a tornare.

 

TRACCIA TEMATICA

In La vita e niente altro ambito pubblico e privato si intrecciano e condizionano reciprocamente. La grande tragedia storica che si è appena conclusa ha lasciato una traccia profondo sui personaggi della storia: Dellaplane, consapevole della mistificazione patriottica che si è consumata (e si consuma, se pensiamo all'operazione Milite Ignoto) sulla pelle dei soldati morti per gli interessi della grande industria (le spregevoli convenienze del suocero di Irène) e per l'ambizione delle gerarchie militari, ritiene che sia suo dovere morale dedicarsi al riconoscimento dei dispersi, in contrasto con la fretta delle autorità di azzerare e rimuovere con una sola tomba ad un soldato senza identità (ma rigorosamente francese) l'orrore di un milione e mezzo di morti; in Irène (il cui nome significa, non a caso, pace) emerge, invece, col tempo un forte desiderio di dimenticare e spera che un nuovo rapporto d'amore con Dellaplane l'aiuti ad uscire dalla sempre meno sopportata condizione di inconsolabile vedova di guerra (non amava un marito che, per altro, la tradiva ed è lì per soddisfare la volontà del suocero di risolvere al più presto per tornaconto affaristico la questione del figlio). E' la non coincidenza dei tempi con cui i due protagonisti riescono a metabolizzare il trauma spaventoso della guerra che rende impossibile il loro rapporto: diventerà, forse, praticabile due anni dopo, quando Dellaplane ha lasciato l'esercito ed è tornato nella sua campagna che non porta più i segni della guerra e della morte. Solo adesso l'uomo sente di aver rielaborato il lutto e di poter veramente pensare soltanto alla vita e a nient'altro.

 

VALUTAZIONE CRITICA

La pellicola di Tavernier è una delle poche nella storia del Cinema d'ispirazione antimilitarista che riesca a parlarci della guerra e del suo orrore dopo che essa è già conclusa e quindi senza mostrarci immagini più o meno sconvolgenti ed agghiaccianti. Il raccapriccio nasce dagli scenari di un paesaggio desolato e livido, che porta ancora chiaramente impressi i segni del conflitto (i cimiteri di guerra, le case distrutte, le armi che affiorano dalla terra, i militari mutilati, i tanti resti ispezionati dai parenti dei caduti) e dallo sgomento che s'impossessa degli animi (l'indignazione e la pietà di Dellaplane, lo svenimento del soldato di fronte al cadavere del commilitone, il rifiuto dei militari coloniali a toccare le bare) e trova la propria eloquente sintesi simbolica nella galleria dalla quale riemergono corpi maciullati e che continua ancora ad uccidere (metafora della difficoltà a liberarsi dalla memoria del massacro che si è appena concluso). Il freddo autunnale, messo in evidenza dalla campagna spoglia e dalla condensa del fiato, suggerisce bene l'idea di una specie di congelarsi dei sentimenti e di un accantonamento delle passioni della vita in nome di un senso di fedeltà e del dovere che rasenta la necrofilia (e questo non riguarda solo Dellaplane ed Irène, ma anche Alice).

Il regista, inoltre, lavora sul sottotono evitando ogni accentuazione retorica (esiste anche una retorica dell'antimilitarismo) e lasciando che siano le immagini e le atmosfere a comunicare un senso di sconcerto e turbamento (pensiamo come già l'incipit del film con il soldato mutilato a cavallo sulla spiaggia ci introduca nella dimensione di un paesaggio contaminato dall'orrore), ma soprattutto riesce con misurata sensibilità e acuta penetrazione psicologica a delineare il dramma umano e morale dei protagonisti.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia          A) La Prima Guerra Mondiale.

B) Il Fronte occidentale.

C) Il Milite Ignoto.