La caduta degli dei

TITOLO ORIGINALE

Gotterdamerung

REGIA

Luchino Visconti

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Nicola Badalucco,Enrico Medioli, Luchino Visconti

FOTOGRAFIA

Armando Nannuzzi (colore)

MUSICA

Maurice Jarre

MONTAGGIO

Ruggero Mastroianni

INTERPRETI

Dirk Bogarde, Ingrid Thulin, Helmut Griem, Helmut Berger, Renaud Verley, Umberto Orsini, Charlotte Rampling

PRODUZIONE

Pegaso-Italnoleggio/Praesidens Film/ Eichenberg Film

DURATA

155'

ORIGINE

Italia-Svizzera-Germania occidentale, 1969

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Nazismo

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Febbraio1933. Nella sera in cui brucia il Reichstag a Berlino, la famiglia Essenbeck si riunisce. Il vecchio industriale Joachim von Essenbeck, padrone di grandi acciaierie che forniscono armi all'esercito tedesco, decide a malincuore di nominare l'ufficiale delle SA Kostantin vicepresidente della sua azienda per ingraziarsi i nazisti al potere. Durante la notte Joachim viene ucciso da un colpo di pistola sparato dall'arma di Herbert, expresidente liberale della società: si tratta di una macchinazione messa in atto dall'SS Aschenbach e dal dirigente delle acciaierie Friederich, che aspira a sposare la nuora di Joachim, Sophie, di cui è l'amante, per diventare proprietario unico. E' lui che ha ucciso l'anziano patriarca, perché il controllo delle azioni possa così passare all'erede diretto di Joachim, Martin, mentalmente instabile e dominato dalla madre Sophie. Sarà ancora Friederich, ispirato da Aschenbach, ad eliminare Kostantin durante il massacro delle SA nella Notte dei lunghi coltelli. A questo punto, però, Aschenbach, e tramite lui le SS, puntano sullo psicopatico Martin, facilmente manipolabile, per arrivare al controllo totale delle acciaierie, togliendo di messo Friederich e Sophie, ancora illusi di conquistare il dominio totale sull'azienda.

 

TRACCIA TEMATICA

La caduta degli dei è un grande affresco storico che copre un periodo che va dall'ascesa al potere di Hitler nel 1933 alla Notte dei lunghi coltelli nel 1934, cioè dall'ingresso dei nazisti al governo al consolidamento definitivo del regime totalitario sui cadaveri delle SA, sacrificate a un patto di potere con le alte gerarchie dell'esercito e i poteri forti dello stato.

Attraverso il procedimento tipico del romanzo storico (l’invenzione narrativa che si mescola con la verità storica) Visconti vuole fare emergere l'essenza perversa e malefica del nazismo, valutato non tanto e non solo nella sua dimensione politico-sociale, quanto soprattutto in quella morale e psicologica (o se preferiamo psicopatologica): come una malattia contagiosa ed insinuante il perfido cinismo che permea le trame del subdolo SS Aschenbach s'impossessa di tutti i protagonisti sprofondati in un crudele gioco di vendette e di potere.

Si direbbe che la grande borghesia tedesca (che incarnata nella famiglia Essenbeck, allusione alla dinastia dei Krupp, assume i connotati di una vera e propria aristocrazia industriale dove il comando si trasmette in base all'investitura del patriarca) non solo sia stata politicamente inquinata dal mortale abbraccio con il nazismo, rinnegando i principi della democrazia liberale (simboleggiati nel film dal personaggio di Herbert), ma sia stata anche contaminata nello spirito e trascinata in un vortice di corruzione e decadenza (il tutto ben espresso soprattutto dal personaggio di Martin, che nasconde dietro la spavalda sicurezza della divisa da SS, un rimosso intrigo di perversità sessuale e precarietà mentale).

 

VALUTAZIONE CRITICA

Da sempre attratto dal tema del disfacimento morale dell'aristocrazia (che come discendente di una nobile famiglia lo coinvolge direttamente) Visconti non poteva non provare interesse per la degenerazione dell'élite della società tedesca indotta dall'avvento del nazismo.

Il regista, fedele alla sua inclinazione per i toni melodrammatici di stampo ottocentesco e al suo gusto decadente, incrocia abbondantemente la storia con suggestioni e riferimenti provenienti dal suo ricco immaginario culturale: già il titolo richiama Wagner e il suo mondo mitologico intriso di spirito nibelungico (pensiamo ai corpi nudi delle SA grondanti di sangue), il prevalere di passioni estreme all'insegna della lotta per il potere e del desiderio di vendetta ci riporta agli scespiriani Macbeth e Amleto (la casa degli Essenbeck diventa un tetro castello medioevale dove si consumano turpi intrighi). Lo stesso inizio del film, con i titoli di testa che scorrono sulle immagini degli altiforni delle acciaierie sembra alludere ad un ribollire infernale di odio e malvagità che sta per riversarsi sullo spettatore (o anche, in una stimolante pluralità di significati, alla produzione di acciaio, il controllo della quale scatena la cupidigia dei protagonisti).

Lontano per indole da una rappresentazione in termini realistici degli eventi, Visconti privilegia per questa cupa tragedia del nostro secolo un’impostazione essenzialmente teatrale (l’esibizione d’apertura di Martin e la macabra cerimonia nuziale che chiude il film sottolineano questa tendenza alla messinscena), per la quale i cupi stanzoni di palazzo Essenbeck irrorati da un’innaturale luce rossastra (ancora il richiamo al sangue) costituiscono un ideale scenario.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia         A) L’avvento al potere del nazismo e la Notte dei lunghi coltelli.

B) La famiglia Krupp e l’industria bellica nella Germania di Weimar.