Garage Olimpo

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Marco Bechis

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Marco Bechis, Lara Fremder

FOTOGRAFIA

Ramiro Civita (colore)

MUSICA

Jacques Lederlin

MONTAGGIO

Jacopo Quadri

INTERPRETI

Antonella Costa, Carlos Echevarria, Dominique Sanda, Chiara Caselli

PRODUZIONE

Amedeo Pagani per Classic/Paradis Films Nisarga

DURATA

98’

ORIGINE

Argentina/Italia, 1999

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Colonialismo, decolonizzazione, Terzo Mondo, problemi del sottosviluppo

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Argentina, anni settanta. Il paese sudamericano si trova sotto il ferreo gioco di una dittatura militare di destra che si serve di un’organizzazione paramilitare segreta per far sparire nel nulla i propri oppositori. Maria, una giovane maestra diciottenne, che milita in un gruppo politico che combatte il regime militare è sequestrata da una squadra di questa organizzazione e rinchiusa in una prigione mascherata da Garage. Qui viene sottoposta a sevizie e torture perché riveli i nomi dei compagni, mentre nella prigione clandestina continuano ad affluire in grande quantità oppositori destinati ad essere uccisi e gettati in mare da un aereo.Anche Maria, che, avendo fornito delle informazioni, può godere di un trattamento meno duro rispetto agli altri internati, alla fine verrà fatta sparire allo stesso modo

 

TRACCIA TEMATICA

Dal 1976 al 1983 l’Argentina (insieme ad altri paesi latinoamericani) fu vittima di una crudele dittatura militare che usò gli strumenti di una spietata repressione contro l’opposizione. Tra le funeste conseguenze di questo oscuro periodo di oppressione la più tragica è certamente quella del fenomeno dei desaparecidos, cioè di oppositori politici del regime sequestrati illegalmente e fatti sparire. Della maggior parte di queste 30.000 vittime, non si è saputo più niente. Il ritorno dell’Argentina alla democrazia non ha portato ad un soddisfacente approfondimento dell’accaduto e nemmeno a punire i colpevoli.

Marco Bechis, allora ventenne, ha vissuto in prima persona l’esperienza del sequestro e dell’internamento e questo aggancio autobiografico è stato un prezioso riferimento per la realizzazione del film. Nonostante questo coinvolgimento personale, però, il regista ha cercato di assegnare alla vicenda dei desaparecidos e delle loro sofferenze fisiche e morali, un significato universale e atemporale (tempo fa c’è stato il nazismo, poi le dittature latinoamericane, oggi la guerra di Jugoslavia e domani chissà?), che andasse oltre la contingenza storica dell’Argentina degli anni Settanta (Ho voluto raccontare la storia dei desaparecidos di vent’anni fa come se avvenisse oggi in qualche parte del mondo). Di qui la scarsità di riferimenti cronologici e politici precisi, che permettano di inserire i fatti in un determinato contesto.

Ma Garage Olimpo, con tanto di sadici e crudeli impiegati della tortura che timbrano il cartellino e giocano a ping-pong nelle pause, impone anche una riflessione su quella che Hannan Arendt ha chiamato la banalità del male: cioè le modalità da routine burocratica con cui i carnefici svolgono la loro attività, che ci induce a considerare come la mostruosità sia assai più contigua alla normalità quotidiana di quanto si possa pensare.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Partendo dalla constatazione che riguardo ai luoghi di detenzione e tortura dei prigionieri politici argentini non esiste alcuna documentazione visiva (ufficialmente non sono mai esistiti, a differenza ad esempio dei lager nazisti, e purtroppo sono pochi i prigionieri superstiti e tutti venivano rigorosamente bendati), Bechis ha dovuto reinventarsi un ipotetico microcosmo reclusorio e lo ha fatto accentuandone con efficacia i tratti di spazio cupo e allucinante, assai più vicino ad un girone infernale che ad un carcere normale (per quanto insalubre e degradato esso possa risultare). A questa atmosfera da incubo contrappone intermittenti carrellate aeree di Buenos Aires (ma la città non è mai nominata) brulicante di vita e di traffico, a sottolineare la presenza di un’umanità ignara (ma anche l’indifferenza, se si pensa all’atteggiamento dei governi stranieri all’epoca del regime militare) allo scempio che si sta commettendo nel suo sottosuolo (qui più che mai simbolo della zona più oscura e minacciosa della natura umana).

Si deve, inoltre, riconoscere al regista il merito di non aver indugiato più di tanto sulle immagini relative alle efferate torture inflitte ai prigionieri per avere, invece, privilegiato la dimensione psicologica dell’annullamento della personalità e della dignità cui essi erano sottoposti.

A questa reticenza aliena da facili truculenze si ispira la sequenza finale dell’aereo che sorvola il mare su cui spargerà i corpi degli sventurati, nella quale tutto è suggerito nulla mostrato, e quella dell’attentato al militare che comanda il garage Olimpo, che si interrompe proprio al momento dell’esplosione (quasi a voler togliere una piccola soddisfazione allo spettatore per ricordare che la violenza, anche quando giusta e legittima, è pur sempre qualcosa di cui non bisogna compiacersi).

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia             A) L’Argentina da Péron alla dittatura militare di Videla.

B) I desaparecidos e le Madri di Plaza de Mayo.

C) La Guerra delle Falkland e il ritorno alla democrazia.

D) Gli anni Settanta in Sudamerica: un decennio di dittature militari.