Gli ultimi dieci giorni di Hitler
TITOLO ORIGINALE | Hitler: The Last Ten Days |
REGIA |
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SOGGETTO |
Tratto da Gli ultimi giorni della cancelleria di Gerhard Boldt |
SCENEGGIATURA |
Ennio De Concini, Maria Pia Fusco, Wolfgang Reinhardt |
FOTOGRAFIA |
Ennio Guarnieri (colori-bianconero) |
MUSICA |
Mischa Spoliansky |
MONTAGGIO |
Kevin Condor |
INTERPRETI |
Alec Guinness, Adolfo Celi, Gabriele Ferzetti, Joss Ackland. John Bennet, John Barron |
PRODUZIONE |
Wolfgang Reinhardt |
DURATA |
107’ |
ORIGINE |
Gran Bretagna-Italia, 1973 |
REPERIBILITA' |
Homevideo/Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE | Classe quinta |
PERCORSI |
Nazismo/Seconda Guerra Mondiale Novecento/Cinema e Storia |
Il film ci rivela un fuhrer paranoico e delirante, che a rari momenti di lucidità nei quali intravede l’imminenza della sua fine e del crollo della sua costruzione politica alterna crisi visionarie che lo inducono a ritenere ancora possibile una riscossa dell’esercito tedesco. Nevrotico e collerico colpevolizza con sfoghi rabbiosi i generali dello Stato Maggiore e predispone su di un immaginario campo di battaglia truppe e divisioni che ormai non esistono più.
La cerimonia del suo compleanno assume i risvolti di una lugubre farsa da grottesco crepuscolo degli dei, che coinvolge anche la multiforme umanità che lo accompagna verso la fine. Una schiera di cortigiani all’interno della quale si distinguono esempi di fedeltà sincera ed assoluta (la compagna Eva Braun, che subisce docilmente l’impietoso maschilismo del Fuhrer e lo segue sino alla morte; la moglie del ministro Goebbels che non riesce nemmeno a concepire un mondo senza Hitler; l’aviatore Von Greim, che atterra audacemente in una Berlino occupata dai sovietici), di opportunismi fuori tempo massimo (il tradimento di Goering e di Himmler) e di semplici comparse (che anziché ingerire il cianuro appositamente distribuito, alla morte del capo si portano alla bocca quella sigaretta che Hitler aveva sempre proibito loro di fumare).
A fare di Gli ultimi dieci giorni di Hitler un film degno di essere ricordato è la straordinaria interpretazione di Alec Guinness nei panni dell’esaltato dittatore. Lo sguardo febbricitante e allucinato, la gestualità nevrotica e la rabbiosa esagitazione con cui l’attore inglese interpreta il demoniaco capo del nazismo difficilmente si possono dimenticare e sono certamente il frutto di un attento tirocinio di osservazione di filmati d’epoca.
Rigorosamente fedele a quanto è stato documentato sugli ultimi giorni di Hitler dalla ricerca storica, il film di De Concini (uno sceneggiatore alle prese con la sua prima regia) predispone eventi, situazioni ed ambienti (e muove la macchina da presa) con scolastica attendibilità e precisione, negando forse al film quella atmosfera di tragica e cupa grandiosità che ne avrebbe intensificato il pathos drammatico. Gli ultimi giorni di Hitler, insomma, sfrutta poco le risorse del linguaggio cinematografico appiattendosi sulle banali modalità espositive di uno sceneggiato televisivo con finalità didascaliche.
Originale, invece, per l’epoca la scelta di alternare il colore dell’interno del bunker con il bianconero documentaristico dell’esterno che si carica così di forti connotazioni realistiche.
B) La Seconda Guerra Mondiale
C) Biografia di Hitler