L’albero di Antonia

TITOLO ORIGINALE

Antonia’s Line

REGIA

Marleen Gorris

SCENEGGIATURA

Marleen Gorris

FOTOGRAFIA

Willy Stassen (colori)

MUSICA

Ilona Sekasz

MONTAGGIO

Michiel Reihwein, Win Louwrier

INTERPRETI

Willeke Van Ammelrooy, Els Dottermans, Jan Decleir, Marina De Graaf, Mil Seghers, Michael Pas, Verlee Van Overloop

PRODUZIONE

Hans De Weers

DURATA

93’

ORIGINE

Olanda/Belgio/Gran Bretagna, 1995

REPERIBILITA’

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Biennio-Triennio

PERCORSI

Il valore della diversità

Incontro con l’altro/Diversità/Uomo e Società

 

TRAMA

Siamo nel 1945. Antonia torna nel paese natale in Olanda con la figlia ventenne in tempo per assistere alla morte della madre. Nonostante il piccolo borgo nel quale ha deciso di stabilirsi sia tutt’altro che ospitale nei suoi confronti, bigotto e benpensante com’è, Antonia si adatta a vivere nella vecchia fattoria di famiglia, sfidando la diffidenza generale con i suoi atteggiamenti anticonformisti. Ben presto la sua dimora comincia ad ospitare disadattati e handicappati d’ogni tipo, o semplicemente persone un po’ strambe o invise ai cosiddetti normali. Passano gli anni e la fattoria di Antonia diventa una vera e propria comunità alternativa i cui membri possono esprimere senza freni ed inibizione la loro personalità. 

Ai giorni nostri. Antonia ormai vecchia e stanca si prepara ad accogliere con serenità la morte circondata dall’affetto di tutti i membri della sua famiglia allargata.

 

TRACCIA TEMATICA

Scopo dell’esistenza di Antonia è dare un senso alla vita degli esclusi. L’anormalità è un requisito fondamentale per accedere alla sua bizzarra comunità. Isolati e protetti da un mondo ostile, che non è in grado di integrarli e tantomeno di comprenderli, i diversi della fattoria di Antonia riescono a trovare la loro giusta dimensione e valorizzazione. Ognuno dà ciò che è capace di dare e riceve il necessario per vivere, non ci sono gerarchie e privilegi. Un progetto che sembra riproporre, anche se in chiave evidentemente favolistica, le grandi utopie egualitarie del secondo millennio, dal francescanesimo medioevale alle eresie anabattiste del XVI secolo, dalle fattorie collettive degli indigeni sudamericani agli ideali socialisti del nostro secolo sino alle comuni del sessantotto.

Il tempo che passa, il succedersi delle stagioni e la stessa morte non sono vissuti con ansia e angoscia, ma come necessità ineluttabili da accettare con animo sereno e gioiosa rassegnazione. Quel che conta è che lo spirito d’Antonia si tramandi alle generazioni successive e come gli alberi robusti sia sempre in grado di fruttificare.

 

 VALUTAZIONE CRITICA

Il segreto del successo di L’albero di Antonia (Oscar 1996 come miglior film straniero) va ricercato nella semplicità e immediatezza con cui comunica il proprio messaggio di fratellanza e accoglienza, tanto da farlo sembrare un po’ troppo banale e semplicistico. Nuoce, infatti, una certa ambizione enciclopedica, o più semplicemente da Bignami della diversità (si cerca di farci star dentro, anche solo per una fugace citazione, tutta la tipologia dell’anormalità), e anche un’insistita sottolineatura della filosofia del film (nulla muore, tutto si trasforma).

La pellicola della Gorris riesce tuttavia a sottrarsi ad una ripetitività e piattezza incombente (dopo circa mezzora abbiamo già capito tutto o quasi) grazie alle invenzioni visionarie e surreali (crocifissi e angeli che si animano, morti che risorgono, ecc..) e al tono leggero ed ironico, da realismo magico, che lo pervade.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia   A) Utopie ed esperienze comunitarie ed egualitarie nella storia. B) Le esperienze delle comuni negli anni sessanta e settanta.

Religione   Il Comunismo anabattista e l’esperienza delle comuni agricole dei gesuiti in Sudamerica nel XVIII secolo.