Il lungo giorno finisce

TITOLO ORIGINALE The Long Day Closes
REGIA Terence Davis
SOGGETTO E SCENEGGIATURA Terence Davis
FOTOGRAFIA Michael Coulter (colori)
MUSICA Le canzoni d'epoca di cui è riccamente dotato il testo
MONTAGGIO William Diver
INTERPRETI Marjori Yates, Leigh McCormack
PRODUZIONE British Film Institut e Film Four International
DURATA
ORIGINE Gran Bretagna, 1992
REPERIBILITA' Homevideo/Cineteca Pacioli
INDICAZIONE Triennio
PERCORSI

Come eravamo

Momenti di gioventù/La condizione adolescenziale e giovanile/Uomo e Società

 

TRAMA

Liverpool, metà anni cinquanta. Bud ha undici anni, vive con la madre, un fratello e una sorella, è cattolico e partecipa alle funzioni sacre, frequenta una scuola dai metodi antiquati e repressivi e soprattutto ha la passione del Cinema, dove si reca appena possibile. Tra momenti di solitudine, feste di famiglia e di quartiere, canzoni collettive, sogni ad occhi aperti, film e messe trascorre la sua adolescenza.

 

TRACCIA TEMATICA

Il film allinea una serie di ricordi visivi e sonori che alternandosi e intrecciandosi costruiscono un mosaico da cui emergono gli elementi fondamentali di cui si compone l'adolescenza del protagonista: la figura materna (il padre è morto da tempo), tenera e protettiva, circonfusa d'un alone di sacralità (i riferimenti alla statua della chiesa che raffigura la Pietà e la stessa esibita cattolicità, con la sua centralità del culto mariano, vanno in questa direzione), il microcosmo della famiglia e degli amici e vicini di quartiere, una comunità che esprime affetti e solidarietà, le canzoni (del momento o tramandate di generazione in generazione), come patrimonio evocativo di memorie ed emozioni e fattore aggregante dei momenti collettivi, la fede cattolica (siamo nella Gran Bretagna a maggioranza protestante) che fornisce un'identità forte e in contraddizione con quest'ultima l'affiorante omosessualità, vissuta con un turbato senso di colpa, un'istituzione scolastica ottusamente autoritaria e avvertita come lontana, le derisioni dei compagni che approfondiscono il suo senso di solitudine e di diversità, la pioggia continua e monotona che accentua la claustrofilia (il senso di sicurezza che si prova all'interno di un'abitazione), la passione per il Cinema.

Ad insinuare nel film una struggente nota di malinconia c'è il ricorso alla parola-chiave erosione, continuamente evocata ed espressa dalle immagini iniziali che si soffermano sul quartiere di Bud ormai abbandonato e fatiscente, una sottolineatura dell'amara consapevolezza del tempo che scorre inesorabilmente.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Se è vero che noi non abbiamo del passato un ricordo preciso ed esauriente, ma un accavallarsi, spesso disordinato e inesplicabile, di immagini, persone, luoghi e suoni, senza sapere sino in fondo perché ci sono cose che affiorano dal tempo perduto ed altre destinate a rimanere per sempre sepolte, Davis cerca di dare forma cinematografica a questo magma, sistemando ciò che la memoria ha selezionato in un'organizzazione visivo-sonora tanto complessa e articolata, quanto compatta ed unitaria.

Il lungo giorno finisce tiene cioè in felice equilibrio diverse dimensioni che nel testo cinematografico si scambiano e si intrecciano in un gioco di continui scivolamenti da un codice ad un altro: la dimensione visiva che tende apertamente all'immobilità pittorica (la figura morta dei titoli di testa preannuncia questa scelta figurativa), regalandoci immagini di grande intensità e concentrazione (Bud e la madre fissi come in un ritratto), la dimensione sonora, incentrata sulle canzoni e la loro forza evocativa, che spesso finisce per acquisire una sua autonomia, riducendo le immagini a supporto della musica (in un capovolgimento del tradizionale rapporto musica-immagini vigente nel Cinema), la dimensione della citazione cinematografica (anch'essa puramente sonora), che dissemina nel film numerosi riferimenti ai testi verbali (non vediamo mai le immagini) di famose pellicole degli anni cinquanta, la dimensione visionaria-allucinatoria, che materializza le paure e le ossessioni di Bud (terrificante e ai limiti del blasfemo la sequenza della crocifissione del muratore).

Queste diverse istanze a volte prevalgono sulle altre, acquisendo una momentanea centralità, a volte convivono, come nella splendida carrellata  riassuntiva che vede scorrere dall'alto i momenti e i luoghi fondamentali dell'adolescenza di Bud, in un suggestivo sovrapporsi di musica, parola e immagini.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Lingua inglese   La vita quotidiana nella Gran Bretagna degli anni cinquanta.