Storia di ragazzi e ragazze

TITOLO ORIGINALE Idem
REGIA Pupi Avati
SOGGETTO E SCENEGGIATURA Pupi Avati
FOTOGRAFIA Pasquale Rachini (bianconero)
MUSICA Riz Ortolani
MONTAGGIO Amedeo Salfa
INTERPRETI Alessandro Haber, Lucrezia Lante della Rovere, Davide Bechini, Valeria Bruni Tedeschi
PRODUZIONE Antonio Avati per la Duea Film e l'Unione Cinematografica in collaborazione con RAIUNO, la Provincia di Bologna e le Terme di Porretta
DURATA 90'
ORIGINE Italia, 1989
REPERIBILITA' Homevideo/Cineteca Pacioli
INDICAZIONE Biennio-Triennio
PERCORSI

Come eravamo

Momenti di gioventù/La condizione adolescenziale e giovanile/Uomo e Società

 

TRAMA

1936, Appennino bolognese. Silvia e Angelo si sono fidanzati e le rispettive famiglie hanno deciso di celebrare l'evento con un pranzo nella cascina di campagna dei genitori di lei, dopo aver superato l'iniziale disappunto per la distanza sociale che divide i due giovani: la ragazza infatti è di origini contadine, mentre il suo fidanzato appartiene alla piccola borghesia urbana. Partecipano all'incontro ben ventisei commensali, imparentati o variamente legati alle due famiglie. Nel corso del pranzo s'intrecciano rudezze e cortesie, imbarazzi e confessioni, tensioni e slanci.

 

TRACCIA TEMATICA

Diversamente da quanto accade oggi, negli anni trenta le differenze di classe avevano un peso notevole, nel senso di inibire addirittura i rapporti personali, influenzando amicizie ed anche scelte matrimoniali. Tutto insomma doveva avvenire all'interno del proprio ceto sociale, la cui riconoscibilità esteriore si giocava su un'identità costruita su un certo modo di vestire e di mangiare e su un certo mondo da frequentare. L'omologazione fatta di jeans e consumi di massa era di là da venire.

I giovani fidanzati del film rappresentano in questo contesto una scelta moderna e trasgressiva, la forza dell'amore che, se autentico, resiste all'assalto delle convenzioni e delle convenienze. La giovinezza diventa un momento irripetibile perché si rivela in grado di attraversare le meschinità dell'umanità restandone immune.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Il regista ha preso spunto dalle memorie legate al fidanzamento dei suoi genitori. Di qui quel tono di bonaria ironia che avvolge la rievocazione, privandola di ogni asprezza o inflessione drammatica e pervadendola di una morbida malinconia. La lontananza temporale (ben sottolineata dal crepuscolare bianconero) e la sacralità degli affetti familiari finiscono per assumere un ruolo assolutorio nei confronti delle tante rudezze e debolezze dei protagonisti.

Una ricostruzione più mitica che realistica, quindi, dove il grottesco e l'elegiaco si alternano per lasciare spazio nel finale ad una magica apertura sulle incantate fantasticherie dell'infanzia con la gara di corsa dei bambini nei campi, momento liberatorio e disintossicante dai tanti problematici impacci del mondo adulto.

Avati si conferma regista in grado di ottenere il massimo dagli attori, costruendo un film corale e polifonico, dove tuttavia trovano spazio straordinari assoli, come quello dell'anziano Domenico o il tenero approccio dello stalliere alla sorella maggiore di Angelo.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia    La vita quotidiana in Italia negli anni trenta.