L'uomo senza volto

TITOLO ORIGINALE The Man Without a Face
REGIA Mel Gibson
SOGGETTO Dal romanzo di Isabelle Holland
SCENEGGIATURA Malcom MacRury
FOTOGRAFIA Don McAlpine (colori)
MUSICA James Horner
MONTAGGIO Tony Gibbs
INTERPRETI Mel Gibson, Nick Stahl
PRODUZIONE Bruce Davey per Warner Bros.
DURATA 116'
ORIGINE USA, 1993
REPERIBILITA' Homevideo/Cineteca Pacioli
INDICAZIONE Biennio-Triennio
PERCORSI

Dietro la maschera

Handicap/Diversità/Uomo e Società

 

TRAMA

Maine, 1968. Chuck, un ragazzino dodicenne, vive con la madre e le due sorellastre e sogna di superare l'esame d'ammissione all'accademia militare. Avendo bisogno di lezioni private si rivolge a McLeod, un ex-insegnante rimosso dall'insegnamento per un incidente automobilistico che ha causato la morte di un suo allievo e dal quale egli stesso è uscito con il volto orrendamente deturpato. McLeod è un misantropo che si è isolato in una villa sulla costa e quando gli si presenta l'impacciato Chuck lo tratta in modo molto brusco. Col tempo però tra i due nasce un sentimento d'amicizia sempre più solido e profondo, destinato a durare a distanza negli anni successivi quando McLeod, ingiustamente accusato di abusi sessuali mai commessi, non potrà più frequentare Chuck.

 

TRACCIA TEMATICA

E' tipico della mentalità comune abbinare alla deformità fisica l'idea della perversione morale, se poi la persona in questione conduce un'esistenza appartata la morbosa curiosità della gente lavora con più accanimento. La denuncia che il film conduce di questa deleteria psicosi collettiva è netta.

Chuck vive nel rimpianto di una figura paterna assente e per questo mitizzata: è quindi comprensibile che accetti il ruolo di McLeod come sostituto del padre, l'uomo senza volto diventa per il ragazzo l'artefice di una maturazione e consapevolezza che lo traghetta verso l'adolescenza, lontano dall'infanzia e dalle paure tipiche di quest'età.

Per McLeod infine l'incontro con il ragazzo costituisce l'occasione per uscire dall'isolamento e riscoprire la propria vocazione all'insegnamento.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Esordio alla regia del divo Mel Gibson (che si nega come attor bello rendendosi ripugnante), L'uomo senza volto è un film dignitoso, che offre il meglio nel tratteggiare l'aprirsi alla comunicazione con l'altro del protagonista, la cui fuoriuscita dall'autismo iniziale è descritta con sobria misura e gradualità.

Meno felice la delineazione dei personaggi di contorno, tutti più o meno risolti nel senso della caricatura un po' forzata (a suggerire l'idea che i veri mostri sono loro) e l'ambientazione d'epoca (il 68 e il Vietnam) che, se non fosse per qualche accenno, si tende a dimenticare, tanto risulta sostanzialmente ininfluente.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia    Il sessantotto e la guerra del Vietnam.