Il viaggio della sposa
TITOLO ORIGINALE | Idem |
REGIA | Sergio Rubini |
SOGGETTO | Umberto Marino, Sergio Rubini |
SCENEGGIATURA | Umberto Marino, Filippo Ascione, Raffaele Nigro, Sergio Rubini |
FOTOGRAFIA | Italo Petraccione (colori) |
MONTAGGIO | Angelo Nicolini |
MUSICA | Germano Mazzocchetti |
INTERPRETI | Sergio Rubini, Giovanna Mezzogiorno, Umberto Orsini |
PRODUZIONE | Vittorio e Rita Cecchi Gori, Luciano Luna per Tiger Cinematografica/Thunder Film |
DURATA | 104' |
ORIGINE | Italia, 1997 |
REPERIBILITA' | Homevideo/Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE | Biennio-Triennio |
PERCORSI | L'amore impossibile Incontro con l'altro/Diversità/Uomo e Società
Cinema e Storia |
TRAMA
Nella Puglia della prima metà del Seicento, Porzia Maria Colonna lascia il convento nel quale ha vissuto per raggiungere il suo promesso sposo, un potente signore feudale. Il viaggio si presenta molto pericoloso e infatti i briganti che infestano la zona sterminano l'intera scorta. Si salva solo Porzia insieme allo stalliere Bartolo, un popolano rozzo ed ignorante, ma ansioso di apprendere. Dopo i primi litigi e tante avventure e disavventure tra i due sboccia l'amore.TRACCIA TEMATICA I due protagonisti si completano a vicenda: Porzia è colta, ma assolutamente incapace di fronteggiare la minima emergenza, Bartolo è ignorante, ma dotato di grande esperienza e senso pratico. Alla fine la conoscenza reciproca determina un miglioramento d'entrambi.
Il film propone un quadro fosco e inquietante del Seicento come età di miseria, pestilenze, soprusi e di abissali differenze sociali. In un contesto così cupo il personaggio di Bartolo incarna l'unica possibilità di redenzione: quello della cultura e della conoscenza.
VALUTAZIONE CRITICA Rubini ci ripropone, ambientandola secoli prima, la stessa situazione della sua prova d'esordio La stazione: l'incontro tra un giovane semplice e incolto, ma autentico e immediato e una ragazza bene destinata ad un matrimonio infelice, che è poi lo schema classico della commedia cinematografica hollywoodiana, qui però privato del lieto fine.
I meriti del film vanno ricercati, più che nell'intreccio , piuttosto scontato, nel brioso ritmo narrativo, nella creazione di un impasto dialettale, forse poco credibile filologicamente, ma certamente efficace nell'esprimere la lingua degli umili e infine nella ricostruzione ambientale, lontana da ogni manierismo calligrafico e attenta a restituire tramite l'attenzione al particolare un Seicento antropologicamente concreto e attendibile.
RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI Storia Il Seicento: un secolo di crisi e decadenza?