Bagdad Café
TITOLO ORIGINALE |
Out of Rosenheim |
REGIA |
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SOGGETTO E SCENEGGIATURA |
Percy Adlon, Eleonore Adlon |
FOTOGRAFIA |
Bernd Heinis (colori) |
MUSICA |
Bob Telson |
MONTAGGIO |
Norbert Herzner |
INTERPRETI |
Marianne Sagenbrecht, CCH Pounder, Jack Palance |
PRODUZIONE |
Pelemene Film, Monaco, in collaborazione con Project Filmproduktion, Monaco |
DURATA |
108' |
ORIGINE |
Germania Federale, 1987 |
REPERIBILITA' |
Homevideo/Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE |
Biennio-Triennio |
PERCORSI |
Sorellanza La condizione femminile/Uomo e Società |
TRAMA
Dopo l'ennesimo litigio con il marito, Jasmin Munchgstettner, una tedesca in vacanza negli Stati Uniti, si rifugia in un cadente motel nel deserto tra Disneyland e Las Vegas, gestito da Brenda, una donna di colore, aggressiva e nevrotica, e popolato da un fauna umana decisamente bizzarra. Accolta inizialmente dalla diffidenza di Brenda, Jasmin conquista a poco a poco, con la sua umanità e fantasia, tutta la sua famiglia e alla fine Brenda stessa, con cui organizza spettacoli di varietà per i camionisti di passaggio.
TRACCIA TEMATICA
Che cosa può accomunare una florida e bonaria cittadina tedesca con un'ossuta e scontrosa barista nera? Apparentemente proprio niente, ma se il motel si chiama Bagdad e la nuova arrivata Jasmin (nomi che richiamano Le mille e una notte, e quindi propongono un riferimento, cui si accenna anche nel sottotitolo, ad una dimensione fiabesca), allora può anche accadere che il posto più squallido e sperduto d'America si trasformi in un laboratorio artistico e in una comunità armonica che produce felicità e intesa fra le persone e che tra due donne così diverse nasca un legame profondo e autentico. Jasmin introduce al motel Bagdad un bisogno di affetto e comunicazione che contagia l'umanità depressa ed emarginata che lo abita, stimolandone creatività e vitalità.
La solitudine delle due protagoniste, che nasce da una più o meno forzata rinuncia alla presenza maschile, diventa una risorsa da cui partire per ristrutturare la loro esistenza. E' significativo che la diffidenza di Brenda si sciolga di fronte alla tristezza di Jasmin per il suo frustrato bisogno di maternità e che l'inizio della loro intesa si riconosca proprio in questa specificità femminile.
VALUTAZIONE CRITICA
Bagdad Café tende a capovolgere il significato di spazio illimitato, simbolo di libertà, che il deserto tradizionalmente assume nel Cinema americano (pensiamo al road-movie, di cui questo film costituisce l'esatto contrario: per Jasmin non conta il movimento, ma il bisogno di fissarsi in un gruppo stabile), trasformandolo in luogo ristretto e oppressivo che deprime i rapporti umani (i filtri colorati che ce lo propongono in campo lungo tendono ad uniformarne l'immagine nel senso di uno schiacciamento soffocante). Il motel assume così una valenza claustofilica, diventa un interno protettivo, che anziché isolare aggrega, un contenitore che restituisce a cose e persone il loro colore autentico, un polo centripeto che attira e compatta l'umanità dispersa che transita nei suoi paraggi.
La regia riesce a tradurre bene in scelte di linguaggio disorientanti nella loro anomalia il senso di inquieto spaesamento delle due protagoniste prima della svolta nei loro rapporti (le inquadrature inclinate che incorniciano le liti di Jasmin con il marito e le entrate e uscite irregolari in e dal campo di Brenda nevrotizzata nel piazzale del motel).
RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI
Geografia L'ambiente del deserto del Nevada negli Stati Uniti d'America.
Educazione musicale La musica J. S. Bach.