Road-Movie

Genere cinematografico tipicamente americano, impostosi all'inizio degli anni settanta in sintonia con l'esplosione della rivolta giovanile e dell'esigenza di affermare in modo ribelle e anticonformista il rifiuto della società borghese e dell'integrazione in essa. I road-movies raccontano quasi sempre la storia di un viaggio di alcuni giovani, spesso cresciuti alla cultura dell'hippismo e soliti all'uso di droghe leggere, come hascisc e marijuana, senza una meta precisa, perché ciò che importa non è tanto la destinazione, che spesso si rivela un incontro con la morte, ma quello che si lascia alle spalle. Quasi sempre l'itinerario privilegiato del genere va dalla costa atlantica a quella del Pacifico (ripercorrendo così il tragitto classico dei pionieri ottocenteschi che colonizzarono le terre del West, anche se con uno spirito molto diverso) oppure ha come mitico punto d'arrivo il Messico.

I road-movies sono girati quasi completamente in esterni sulle lunghe statali che si perdono all'orizzonte, con qualche pausa in luoghi caratteristici del genere, come pompe di benzina, ristoranti, motel, ecc..

Il capostipite letterario di questo genere potrebbe essere considerato il romanzo On the road di Jack Kerouac e quello cinematografico Easy Rider (D. Hopper, 1969), che per ammissione del regista è ispirato all'italiano Il sorpasso (D. Risi, 1962). Altri titoli importanti sono Punto Zero (R. Sarafian, 1970), Sugarland Express (S. Spielberg, 1975), Fandango (K. Reynolds, 1985), Thelma e Louise (R. Scott, 1991), Verso il sole (M. Cimino, 1997).