Quarto comandamento

TITOLO ORIGINALE

La passion Béatrice

REGIA

Bertrand Tavernier

SOGGETTO

Bertrand Tavernier

SCENEGGIATURA

Colo Tavernier O'Hagan

FOTOGRAFIA

Bruno De Keyzer (colori)

MUSICA

Ron Carter

MONTAGGIO

Armand Psenny

INTERPRETI

Bernard-Pierre Donnadieu, Julie Delpy, Nils Tavernier, Monique Chaumette

PRODUZIONE

Adolphe Viezzi per Cléa Productions, AMLF, TF 1 Films Production, Les Films de la Tour, Little Bear (Parigi) e Scena Film (Roma) con la partecipazione del Centre National de la Cinématographie e il concorso delle società Sofica Image Investissement e Sofica

DURATA

131'

ORIGINE

Francia, 1987

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta, V.M. 18

PERCORSI

Umiliate e offese

La condizione femminile/Uomo e Società

 

Medioevo

Cinema e Storia

 

TRAMA

Francia meridionale, XIV secolo, durante la guerra dei Cento Anni. Il piccolo Francois uccide l'amante della madre con il pugnale che il padre gli aveva lasciato prima di partire per la guerra affinchè egli difendesse l'onore della famiglia. Quando anni dopo Francois va alla guerra, viene fatto prigioniero dagli inglesi insieme al figlio e sua figlia sedicenne Béatrice, che vive al castello insieme alla madre che fu adultera anni prima, è costretta a vendere quasi tutto il patrimonio familiare per riscattare il padre e il fratello. Tornato a casa, Francois si dimostra un essere perfido e abbruttito, che umilia il figlio, violenta la figlia e saccheggia i villaggi dei dintorni. Béatrice, rimasta incinta , decide di uccidere il padre e fa voto di recarsi a Gerusalemme.

 

TRACCIA TEMATICA

Pur raccontando una vicenda immaginaria il film evidenzia alcuni aspetti fondamentali della civiltà medioevale (qui ritratta sullo sfondo di un secolo di crisi: il Trecento della guerra dei Cento Anni, della peste, della crisi economica, ecc..): la concezione primitiva e barbarica dell'onore familiare (l'uccisione da parte di Francois bambino dell'amante della madre), il dominio patriarcale del capo-famiglia (i familiari sono considerati proprietà di cui disporre a piacimento), un'idea animalesca della sessualità (il figlio Arnaud viene costretto dal padre ad accoppiarsi con prostitute per dimostrare la propria virilità), la violenza del più forte sul più debole (i poveri contadini del feudo che subiscono le ruberie di Francois), il dominio maschilista (la condizione delle donne è di totale sottomissione all'uomo), l'imporsi del potere economico di una borghesia emergente (i commercianti che approfittano del bisogno di denaro dei Cortemare).

I personaggi sembrano comportarsi in base all'accettazione di un destino predeterminato e cogente che annulla il libero arbitrio (la consapevolezza con cui Francois accetta il ruolo di vittima predestinata della figlia e quella con cui questa assume la responsabilità di carnefice) e li schiaccia sotto il peso di un contesto storico segnato inesorabilmente dalla sopraffazione e dalla deprivazione (della personalità e libertà individuali).

Il personaggio di Béatrice assume, inoltre, ambigue risonanze religiose e profetiche (il titolo originale del film è La passione di Beatrice e il riferimento a Gerusalemme e l'immagine finale della Vergine sembrano proporre un ardito parallelismo con il sacrificio salvifico di Cristo) configurandosi il suo parricidio come un simbolico superamento del Medioevo in nome di una nuova visione del mondo (il Rinascimento?, l'Illuminismo?, la società moderna?), più umana e rispettosa dei diritti individuali.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Quarto comandamento propone una ricostruzione dell'ambiente medioevale di grande precisione e autenticità (il grande storico medioevale Jacques Le Goff ha lodato la fedeltà delle scenografie e dei costumi all'epoca storica considerata), orientata in direzione di offrire un'immagine di quegli anni contrastante con i sontuosi scenari di tanti kolossal hollywoodiani sul Medioevo.Il Trecento di Tavernier appare privato di ogni fascinazione spettacolar-romantica e di ogni intonazione eroico-epica, immerso com'è in interni spogli e disadorni, che comunicano con efficacia i disagi e gli stenti materiali dei tempi e ben si coniugano con il dissesto psicologico e morale dominante, e in esterni prevalentemente plumbei e raggelati. I costumi colorati su tonalità scure accentuano la cupa atmosfera di degrado che avvolge il film, la musica dissonante e antiretorica risulta ansiogena, i racconti di guerra sottolineano grotteschi episodi di viltà anziché nobili imprese guerresche.

Su questo sfondo storiograficamente realistico si innestano le allusioni simboliche che, unitamente allo stile asciutto e scarno con cui è condotta la narrazione, tendono a rendere astratto e concettuale il film, raffreddando la tensione affiorante da una storia drammatica e determinando nello spettatore un atteggiamento di straniamento (si riduce il tasso di partecipazione emotiva derivante all'identificazione con i personaggi e lo si induce a riflettere su ciò che sta vedendo: un meccanismo esattamente opposto al coinvolgimento totale del Cinema spettacolare hollywoodiano).

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia          A) Il Trecento

B) La guerra dei Cento Anni.

C) La vita quotidiana nel Trecento e la storiografia di Jacques Le Goff.