Tempi moderni

TITOLO ORIGINALE

Modern Times

REGIA

Charlie Chaplin

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Charlie Chaplin

FOTOGRAFIA

Rollie Totheroh (bianconero)

MUSICA

Charlie Chaplin

MONTAGGIO

Charlie Chaplin

INTERPRETI

Charlie Chaplin, Paulette Godard

PRODUZIONE

United Artists

DURATA

85'

ORIGINE

USA, 1936

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Biennio-Triennio

PERCORSI

La Grande Depressione/Catena di Montaggio-Classe operaia

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

America, anni trenta. Charlot lavora in una grande fabbrica, dove avvita bulloni alla catena di montaggio. Impazzito a causa del ritmo accelerato della catena, finisce in manicomio. Quando ne esce, viene scambiato per un agitatore politico e finisce in prigione. Uscito anche dalla prigione, incontra una ragazza che vive in una cadente baracca di legno e ne diventa amico. Successivamente si fa assumere come guardiano notturno in un grande magazzino, di nuovo in fabbrica e infine come cameriere in un ristorante. Rimasto di nuovo senza lavoro si incammina fiducioso con la ragazza lungo una strada dritta che si perde all'orizzonte.

 

TRACCIA TEMATICA

Della modernità cui accenna il titolo Chaplin critica la crescente disumanizzazione imposta dall'asservimento dell'operaio alle macchine nella civiltà industriale (ben espresso nella sequenza della catena di montaggio, dove l'operaio è ridotto a puro ingranaggio costretto a ripetere ossessivamente gli stessi gesti) e da una società basata sulla diseguaglianza e l'ingiustizia che calpesta la dignità umana. L'unica alternativa a questo destino di sfruttamento e alienazione va ricercata nella fantasia e nella creatività (il balletto sui pattini sull'orlo dell'abisso e la canzone che improvvisa al ristorante) e, soprattutto, la capacità di saper guardare sempre con rinnovato ottimismo al futuro (lo splendido finale).

Uscito nel 1936 in piena Grande Crisi (e quindi in un periodo di forti tensioni sociali) il film venne osteggiato negli Stati Uniti e nella Germania nazista sotto l'accusa di sovversivismo e comunismo (e questo, nonostante la critica all'industrialismo taylorista potrebbe riguardare anche il contemporaneo Stakanovismo sovietico). Sicuramente acuta l'osservazione di chi ha intravisto, invece, nel film di Chaplin una specie di anticipazione dell'ideologia giovanilistica del movimento hippy degli anni Sessanta, basata sul rifiuto del lavoro salariato e della dipendenza dalla tecnologia.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Film sonoro ma non parlato (se si esclude qualche borbottio indistinto) testimonia della ritrosia di Chaplin ad adattarsi all'avvento del Cinema sonoro sin a tutto il 1936 (si direbbe che il suo rifiuto delle innovazioni della modernità si estenda dal contenuto del film alle scelte formali).

La mancanza delle parole non solo non costituisce un limite, ma accentua la forza espressiva del film, interamente affidato alla gestualità e all'azione come all'epoca del muto, nel senso dell'immediatezza e dell'efficacia comunicativa. Tempi moderni è la prova mirabile di come si possa affrontare una tematica di grande rilievo sociale, come l'alienazione del lavoro di fabbrica e la disoccupazione, con lo strumento dell'umorismo e del grottesco, pervenendo agli stessi esiti di denuncia di tanti drammi sociali a tinte forti o piattamente didascalici.

Il miracolo dell'arte chapliniana non si esaurisce, però, in questa leggerezza di tocco  che caratterizza il suo sguardo sulla realtà del suo tempo, ma raggiunge il culmine nella capacità di innestare sullo sfondo prosaico della civiltà contemporanea momenti di autentica tensione poetica che riescono ancora a commuovere lo spettatore.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia                    A) La catena di montaggio e il taylorismo.

B) La Grande Depressione degli anni Trenta.

C) Lo Stakanovismo in Unione Sovietica.