I colori della vittoria

TITOLO ORIGINALE

Primary Colors

REGIA

Mike Nichols

SOGGETTO

Dall’omonimo romanzo di Anonimo (in realtà Joe Klein)

SCENEGGIATURA

Elaine May

FOTOGRAFIA

Michael Ballhaus (colori)

MUSICA

Ry Cooder

MONTAGGIO

Arthur Schmidt

INTERPRETI

John Travolta, Emma Thompson, Adrian Lester, Kathy Bates

PRODUZIONE

Mike Nichols per Icarus/Universal/Mutual Film Company

DURATA

143’

ORIGINE

USA, 1998

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

For President

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Jack Stanton, governatore di uno Stato del sud degli Stati Uniti, è candidato alla presidenza della Repubblica per i democratici. La sua è un’immagine vincente, di un progressista difensore dei diritti civili e degli strati più poveri della società e per questo si aggrega al suo carrozzone elettorale Henry Burton, un giovane idealista di colore, nipote di un leader dei diritti civili di trent’anni prima.Ben presto Burton scopre che la figura del candidato Stanton è tutt’altro che immacolata e che il suo idolo, oltre ad essere un impenitente donnaiolo, è anche un politico spregiudicato disposto a ricorrere ad ogni mezzo pur di farsi eleggere. Ne fa le spese Libby, una veterana dello staff del candidato, che di fronte al crollo delle sue illusioni si suicida.

 

TRACCIA TEMATICA

L’immediato riferimento che il film suggerisce è quello alle vicissitudini affrontate dal Presidente Bill Clinton quando è esploso il caso della sua relazione con Monica Lewinski e in effetti, nonostante la pellicola sia stata girata qualche anno prima rispetto all’esplosione dello scandalo, è difficile sfuggire a questa sensazione. I colori della vittoria, invece, va oltre questa prima (anche se più che legittima) constatazione: esso, infatti, costituisce un tardo esemplare di quel genere cinematografico, tipicamente statunitense, dedicato alla riflessione sulla natura corruttiva del potere e la denuncia degli eccessi e degenerazioni dell’agire politico.

Da una parte si collocano la fedeltà ai principi e una visione dell’agire politico non disgiunto dal rigore morale (il giovane Burton e la più vissuta Libby), dall’altra il cinismo immemore degli ideali di un tempo di chi è disposto a tutto pur di soddisfare la propria ambizione personale (i coniugi Stanton).

Di fronte all’amara constatazione di questo disastro etico al puro Burton non rimane che scegliere tra l’abbandonare il proprio impegno o accettare di rimanere sul campo a fianco del suo candidato (che comunque rimane il meno peggio) sulla base della convinzione che la politica impone la necessità di rinunciare alla propria integrità morale e di accettare ogni genere di compromesso.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Tipico esempio di film politico americano o meglio sarebbe dire anche metapolitico, nel senso che non è tanto il riferimento a fatti reali ciò che lo caratterizza, ma il suo ragionare sui guasti della politica in generale e su quale debba essere e l’atteggiamento giusto di fronte ad essi, I colori della vittoria è incentrato soprattutto sui dialoghi, incalzanti e vivaci, e sull’analisi psicologica dei protagonisti, i cui caratteri e le cui personalità vengono delineati con efficacia. Di particolare forza la sequenza dell’incontro di Stanton e Burton con il governatore Picker ormai incastrato dalle clamorose rivelazioni sul suo passato e lo sfogo amarissimo di Libby sul crollo dei suoi sogni giovanili, forse il momento retoricamente e umanamente più alto del film.

Manca, invece, la capacità di dare il giusto equilibrio narrativo alle varie parti della vicenda (la pellicola è decisamente troppo lunga) e di graduare con sapienza i colpi di scena (forse ce ne sono un po’ troppi), eccedendo spesso in un’accumularsi di situazioni, fatti e informazioni che rischia di congestionare l’andamento della storia.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia           La presidenza di B. Clinton

Diritto          Il sistema elettorale degli USA.