Giovanni Falcone

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Giuseppe Ferrara

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Armonia Balducci, Giuseppe Ferrara

FOTOGRAFIA

Claudio Cirillo (colori)

MUSICA

Pino Donaggio

MONTAGGIO

Ruggero Mastroianni

INTERPRETI

Michele Placido, Giancarlo Giannini, Anna Bonaiuto, Massimo Bonetti, Giovanni Musy

PRODUZIONE

Giovanni Di Clemente per la Clemi Cinematografica

DURATA

127’

ORIGINE

Italia, 1993

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Mafia

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Sicilia, anni Ottanta-Novanta. Nel mezzo di una lotta spietata e sanguinosa tra bande criminali per il controllo del territorio, la mafia attacca con inaudita virulenza lo Stato, assassinando il capitano Dalla Chiesa e il giudice Chinnici. Falcone, che con i suoi fidi collaboratori Borsellino e Cassarà dirige il pool antimafia, conduce serrate indagini per sgominare la mafia e, soprattutto, per svelarne i legami con la sfera politica. Dopo il maxiprocesso reso possibile dalle rivelazioni del pentito Buscetta, il pool antimafia viene smantellato e a capo del tribunale palermitano è destinato il giudice Meli, mentre Falcone viene trasferito a Roma per dirigere la Direzione generale per gli affari penali. Solo apparentemente è una promozione, in realtà si tratta di un modo per liberarsi della sua presenza in Sicilia, dove dà ormai fastidio ai poteri e agli interessi forti. Qualche tempo dopo il giudice è vittima di un attentato a Capaci. Borsellino sarà ucciso meno di due mesi dopo.

 

TRACCIA TEMATICA

La principale preoccupazione del film, oltre alla ricostruzione di più di dieci anni di cruenta guerra fra mafia e Stato e del tenace impegno in essa profusa dal giudice Falcone, è sicuramente l’insistenza con cui sottolinea la ferma convinzione di quest’ultimo dell’esistenza di un cosiddetto terzo livello della mafia, cioè di una piena complicità e collusione di settori delle istituzioni e della politica con l’organizzazione criminale, con conseguente impossibilità degli organi giudiziari a portare a fondo la lotta contro il vertice mafioso (la cosiddetta cupola). Il personaggio (probabilmente immaginario) che si aggira nel palazzo di giustizia palermitano, evitato dagli uomini del pool che sospettano sia una talpa e che appare nei momenti cruciali e più tragici (sua è l’ultima frase del film sul luogo dell’assassinio di Borsellino), incarna simbolicamente questa infiltrazione mafiosa nel cuore delle Stato.

Le indagini del pool sono così destinate a fermarsi alle soglie di questo livello (il disvelamento del quale spaventa anche spregiudicati e scafati pentiti come Buscetta) e ciò determina in Falcone l’amara consapevolezza che anche i più grandi successi contro la mafia (come il grande maxiprocesso) saranno insufficienti per sconfiggere un fenomeno che gode di così potenti sostegni. Il giudice intuisce come il suo trasferimento a Roma risponda al disegno di allontanarlo da Palermo e rendere così inoffensivo il pool: in altre parole egli comprende che lo si sta lasciando solo e che ciò costituisce la premessa della sua fine (il presentimento della quale, rappresentato dalla ritornante immagine della morte nel film Il settimo sigillo, non lo abbandona mai).

 

VALUTAZIONE CRITICA

Ferrara è sicuramente un campione di tempestività nel riproporre in chiave cinematografica le grandi tragedie nazionali dell’Italia dell’ultimo ventennio. Uscito soltanto un anno dopo la nera estate del 1992, che vide gli assassini mafiosi di Falcone e Borsellino, il film raccoglie la cronaca di dieci anni di indagini condotte dal pool antimafia di Palermo.

Un’enorme quantità di nomi, personaggi, dati ed eventi (il decennio Ottanta è stato uno dei più neri nella storia della Sicilia, dove si è scatenata una terrificante offensiva contro lo Stato) confluisce e si ammassa in due ore di pellicola con il rischio di disorientare uno spettatore impreparato e di appannare la chiarezza dell’esposizione. La regia cerca di mettere tutto, o quasi, nel film, compreso la dimensione privata e le ossessioni del protagonista (quanto mai di cattivo gusto l’insistita citazione bergmaniana), provocando una specie d’overdose da colpi di scena e effettismo che finisce per attenuare la tensione e la partecipazione alla drammaticità degli accadimenti. Si direbbe che il cronachismo di stampo giornalistico (con quel tanto di gusto esasperato per il sensazionalismo che lo caratterizza) prevalga sulle esigenze della narrazione (più che raccontare una storia il film sembra proporci una pura successione di fatti).

Non mancano, tuttavia, in Giovanni Falcone momenti di indubbia intensità, come l’omicidio di Cassarà davanti alla disperazione della moglie e all’impassibilità dei vicini, ed efficaci prove attoriali (dai misurati Michele Placido a Giancarlo Giannini, attraverso il bravo Gianni Musy, che interpreta Buscetta).

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia         A) Le origini della mafia.

B) La mafia negli anni Ottanta e le figure dei giudici Falcone e Borsellino.

C) L’Italia degli anni Ottanta e di tangentopoli.