Il proiezionista

TITOLO ORIGINALE

The Inner Circle

REGIA

Andrej Konchalovsky

SOGGETTO E SSCENEGGIATURA

Andrej Konchalovsky, Anatoli Usov

FOTOGRAFIA

Ennio Guarnieri (colori)

MUSICA

Eduard Artemyev

MONTAGGIO

Henry Richardson

INTERPRETI

Tom Hulce, Lolita Davidovich, Bob Hoskins

PRODUZIONE

Numero Uno International (Roma) e Mosfilm (Mosca)

DURATA

137’

ORIGINE

Italia-Russia, 1992

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Comunismo, Stalinismo, Socialismo reale

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Mosca, 1939-1953. Ivan Sanshin fa di mestiere il proiezionista presso il quartier generale del KGB. Poco dopo il suo matrimonio con Anastasia, viene convocato al Cremlino: sarà il nuovo proiezionista di Stalin e della sua ristretta cerchia. Sanshin, che ha per il dittatore russo una vera venerazione, è particolarmente fiero del suo nuovo incarico che lo mette quotidianamente a contatto con il suo idolo e i più importanti dirigenti dello Stato sovietico e rimprovera severamente la moglie per il suo interessamento nei confronti della piccola Katia, la figlia dei loro vicini imprigionati e probabilmente giustiziati con l’accusa di essere nemici del popolo. Nel 1941 La Germania invade l’URSS e per un po’ Sashin e la moglie si trasferiscono negli Urali al seguito dei vertici dello Stato ed è qui che Anastasia diventa l’amante del capo della polizia politica Beria. Tornato nel frattempo a Mosca, Sashin per anni non ha più notizie della moglie, finchè la donna non gli si ripresenta in cinta. Sashin decide di riaccoglierla, ma Anastasia psicologicamente distrutta si suicida. Anni dopo la fine della guerra Katia, ormai adolescente, si rifà viva presso Sashin, che l’accoglie in nome del grande affetto che per lei nutriva la moglie. Le loro strade si separano il giorno dopo. Nel 1953 si rincontrano in occasione dei funerali di Stalin, dove Katia rischia di essere travolta dalla folla che cerca di rendere omaggio al feretro del dittatore. Sashin la salva e decide che da quel momento in poi si occuperà di lei come di una figlia. La vicenda è ispirata alla storia vera di Aleksander Ganshin, il proiezionista di Stalin.

 

TRACCIA TEMATICA

Tramite il personaggio del proiezionista Sashin il film intende simboleggiare la fanatica devozione di cui fu oggetto Stalin da parte del popolo sovietico nel momento culminante del suo immenso potere (dalla seconda metà degli anni Trenta sino alla sua morte). Come è possibile che un despota che commise crimini efferati abbia potuto godere di un’adorazione dai risvolti idolatrici da parte anche delle sue stesse vittime (pensiamo all’amore nei suoi confronti della piccola Katia, i cui genitori sono stati vittime delle tremende purghe staliniane)? La risposta va ricercata nel sistematico culto della personalità e nella forzata organizzazione del consenso attorno alla figura del dittatore (la propaganda martellante del regime, di cui il Cinema era uno dei principali veicoli, la repressione di ogni voce di dissenso, il terrore di massa, il prestigio acquisito dal capo con la vittoria contro la Germania nazista che aveva invaso il paese, ecc..). Ma il film va oltre e sostiene la tesi (cui dà voce l’anziano professore vicino di casa di Ivan) che l’indole ingenua del popolo russo (ben rappresentata dal buon Ivan) l’abbia sempre indotto a schierarsi con Dio e con Satana e quindi esso abbia adorato Stalin come una divinità senza accorgersi che egli era l’incarnazione del male.

Aldilà delle risposte (condivisibili o meno) che si possono dare del fenomeno dello stalinismo e del consenso di cui godettero i regimi totalitari del Novecento, Il proiezionista offre un efficace quadro degli aspetti più angoscianti di quegli anni, come il carattere di supplenza della religione tradizionale svolto dal culto di Stalin, il paranoico clima di sospetto, l’acritica e delirante fiducia nell’infallibilità del capo, l’incontrollato arbitrio degli apparati di potere, la paura di essere arrestati da un momento all’altro.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Realizzato poco prima del crollo dell’URSS (in era gorbacioviana) il film di Konchalovsky ripropone un tema che fu presente anche in tanto Cinema sovietico degli anni successivi la morte di Stalin (la critica al culto della personalità e più in generale alla figura e alla politica del dittatore), ma lo fa con una radicalità di denuncia estranea a quella pur coraggiosa stagione della cinematografia russa (negli anni cinquanta non esistevano quei margini di libertà che caratterizzeranno l’ultimo periodo del governo di Gorbaciov).

Il regista si muove essenzialmente su due tonalità dominanti: il grottesco e il melodrammatico. Il primo registro domina soprattutto la prima parte del film e alcuni scampoli della seconda (pensiamo all’immaginario dialogo notturno tra Stalin e Sashin), laddove le vicende che capitano a Sanshin sono filtrate da un gusto vagamente deformante e surreale, tra l’incubo e l’estasi (la paura e la gioiosa incredulità si mescolano nel suo animo mentre vive la sua incredibile avventura); il secondo prevale, invece, nella parte conclusiva della pellicola, quando la storia inclina verso il suo tragico epilogo (sono soprattutto il personaggio di Katia e il suicidio della moglie ad introdurre una dimensione accentuatamente patetica). Tra le due opzioni espressive la più incisiva, per la sua originalità e capacità inventiva, risulta decisamente la prima (pensiamo soltanto ad alcune soluzioni: le mucche che si intravedono dalle finestre dello scantinato di Sashin che alludono metaforicamente alle vittime dello stalinismo mandate letteralmente al macello, l’icona del dittatore che quasi sempre appare sullo sfondo dei primi piani del proiezionista nella sua abitazione come presenza incombente e condizionante, l’immagine del protagonista con la maschera a gas a significare l’irrespirabilità del clima che lo circonda, i funerali di Stalin proposti in uno scenario di follia collettiva).

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia          A) La rivoluzione sovietica: da Lenin a Stalin.

                    B) Lo stalinismo

C) Il XX congresso del PCUS e la destalinizzazione

D) Crisi e crollo dell’URSS.