Il caso Moro

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Giuseppe Ferrara

SOGGETTO

Dal romanzo I giorni dell'ira di Robert Katz

SCENEGGIATURA

Robert Katz, Armenia Balducci, Giuseppe Ferrara

FOTOGRAFIA

Camillo Bazzoni (colore)

MUSICA

Pino Donaggio

MONTAGGIO

Roberto Perpignani

INTERPRETI

Gian Maria Volontè

PRODUZIONE

Yarno cinematografica

DURATA

117'

ORIGINE

Italia, 1986

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Momenti di un secolo italiano/Terrorismo, lotta armata

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Il 16 marzo 1978 le Brigate Rosse sequestrano Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, dopo aver sterminato gli uomini della scorta. Trascinato nella cosiddetta prigione del popolo, ricavata in un appartamento di Via Montalcini a Roma, Moro è sottoposto a lunghi interrogatori da parte dei suoi rapitori, intenzionati ad estorcergli clamorosi segreti e rivelazioni. Il fronte politico si divide: la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista (appena entrato a far parte della maggioranza di governo dopo trent'anni di opposizione) sono per la fermezza e per il rifiuto di ogni trattativa, non intendendo pervenire ad un riconoscimento politico delle BR, mentre il Partito Socialista propone la linea della trattativa per ragioni umanitarie. Intanto gli alti gradi militari, i servizi segreti, la CIA, gli inquirenti e la loggia P2 di Licio Gelli si muovono anch'essi con intenti e scopi non sempre chiari e non sempre coincidenti. Dopo 55 giorni di prigionia, nel corso delle quali Moro ha scritto numerose lettere ai compagni di partito e ai familiari, non essendosi resa praticabile nessuna ipotesi di accordo, il presidente della DC viene assassinato il 9 maggio 1978.

 

TRACCIA TEMATICA

Il film di Ferrara ricostruisce i 55 giorni del rapimento di Aldo Moro sul filo di un'interpretazione (relativamente suffragata dalla cronaca dei fatti e dalle rivelazioni degli anni immediatamente successivi) articolata essenzialmente in tre tesi: le Br, vittime delle loro stesse superficiali e schematiche analisi politiche, non ottengono dagli interrogatori di Moro quelle rivelazioni deflagranti che si aspettavano e, comprendendo di essersi messe in un vicolo cieco, cercano perlomeno di guadagnarsi una legittimazione politica costringendo lo Stato a scendere a patti con loro sulla base di una proposta di scambio di prigionieri; i due più grandi partiti italiani dell'epoca, la DC e il PCI, non si discostano dalla linea della fermezza più per calcoli di natura politica che per una sincera convinzione che fosse in gioco la credibilità dello Stato, all'interno della DC, in particolare c'era chi, osteggiando da sempre Moro, coltivava l'inconfessabile desiderio della sua scomparsa; attorno al sequestro Moro si agitano personaggi e interessi oscuri ed ambigui (pensiamo alla loggia massonica della P2 di Licio Gelli) che, giovandosi di agganci e infiltrazioni nelle forze dell'ordine e nei servizi segreti, tramano nell'ombra per scopi mai del tutto chiariti, ma che certamente non vanno nella direzione di orientare le indagini verso la liberazione dello statista (le forze dell'ordine arrivano in almeno due occasione a stretto contatto con i covi delle BR ed inspiegabilmente non tentano di penetrarvi).

Altri aspetti considerati dal film sono la fascinazione che i carcerieri subiscono da parte della personalità dell'uomo Aldo Moro e il travagliato e lacerante dibattito interno all'organizzazione eversiva sulla scelta da prendersi, l'atteggiamento di dignitosa sofferenza della sua famiglia, l'opzione del Partito Socialista Italiano per la trattativa e l'appello del pontefice agli uomini delle BR per la liberazione del presidente.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Girato ad otto anni dai tragici eventi di cui parla, Il caso Moro è un film politico o, come qualcuno suggerisce, un docufilm, visto l'ampio ricorso ad immagini televisive d'epoca, che ricostruisce i 55 giorni del sequestro Moro sulla base degli elementi di conoscenza che in quel momento erano a disposizione e delle cosiddette zone d'ombra che si addensavano ancora numerose sulla vicenda.

Discostandosi, però, dalla tradizione del Cinema politico e d'impegno civile, i cui film hanno sempre cercato di rivelare al pubblico verità nascoste o dimenticate o considerate mistificate dalle versioni ufficiali, Il caso Moro non dice praticamente niente che già non si sapesse e quindi manca quell'impatto polemico-critico o semplicemente conoscitivo che questo tipo di pellicole dovrebbe avere. In questo caso poi la complessità della vicenda rievocata non riesce a trovare nel contenitore di un film di finzione (che per sua natura ha limiti ben precisi) lo spazio necessario perché essa possa essere affrontata in modo esauriente e, infatti, il film di Ferrara non riesce ad approfondire alcuni aspetti importanti, accennandovi in modo fuggevole e approssimativo (tanto da non risultare ben comprensibile ad uno spettatore non particolarmente informato e preparato).

Il caso Moro è certamente un film onesto e dignitoso, se considerato nella sua finalità informativo-didattica, ma la qualità cinematografica è mediocre e il riferimento sembra essere quello delle finte ricostruzioni televisive di fatti reali (tipo Chi l'ha visto? o Il telefono giallo) con l'aggravante di ricorrere a sosia dei leader politici di imbarazzante inadeguatezza e anche di dubbia somiglianza (ad esclusione naturalmente del bravo Gian Maria Volonté, encomiabile nel convincente tentativo di entrare nel personaggio Moro).

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia         A) La situazione politica italiana nel periodo precedente il sequestro Moro.

                    B) Il sequestro Moro.

                    C) Le Brigate Rosse e i gruppi estremisti di sinistra nell'Italia degli anni Sessanta.