Il cielo cade

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Andrea e Antonio Frazzi

SOGGETTO

Dal romanzo omonimo di Lorenza Mazzetti

SCENEGGIATURA

Suso Cecchi d’Amico

FOTOGRAFIA

Franco Di Giacomo (colore)

MUSICA

Luis Bacalov

MONTAGGIO

Amedeo Salfa

INTERPRETI

Isabella Rossellini, Jeroen Krabbè, Veronica Niccolai, Lara Campoli

PRODUZIONE

Parus Film, Viva Cinematografica, Istituto Luce

DURATA

97’

ORIGINE

Italia, 2000

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Biennio-Triennio

PERCORSI

Olocausto

Antisemitismo/Razzismo, intolleranza, immigrazione, società multietnica/Uomo e Società

 

TRAMA

Toscana, 1943-44. Già orfane di madre, Penny e Baby perdono il padre in un incidente d’auto e vengono affidate agli zii, Wilhelm, di origini tedesche, e Katchen, sorella del padre defunto, che vivono in una grande e lussuosa villa nella campagna fiorentina. Qui le due bambine stentano a familiarizzare con le due cugine figlie degli zii e diventano amiche dei coetanei delle famiglie di contadini dei dintorni e con loro giocano nei campi e nei boschi. Intanto scoprono anche il sincero affetto degli zii nei loro confronti e cominciano ad amarli. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 i tedeschi prendono possesso della villa e i bombardamenti lambiscono la tenuta. Scopriamo, intanto, che lo zio Wilhelm è ebreo e che per questo decide di lasciare la villa e di raggiungere i partigiani sulle montagne. Quando i tedeschi scoprono l’identità ebraica di Wilhelm, piombano alla villa alla sua ricerca e non trovandolo si accaniscono sulla moglie e le figlie che vengono uccise. Quando Wilhelm torna a casa non regge al dolore e si uccide. Il giorno del suo funerale coincide con l’arrivo degli alleati.

 

TRACCIA TEMATICA

Il Cielo cade è la storia dell’impatto sconvolgente e traumatico di due bambine con la realtà della guerra e della morte. Attraverso di loro noi spettatori siamo introdotti in una dimensione di incanto e innocenza infantile brutalmente interrotta dall’irrompere della ferocia e dell’odio. Il mondo nel quale Penny e Baby si inseriscono progressivamente e che ci viene filtrato prevalentemente attraverso il loro ingenuo punto di vista subisce una progressiva contaminazione a causa degli eventi bellici che fanno sì che i tedeschi prendano possesso della villa e del paesaggio circostante (il punto di svolta è la scoperta da parte dei bambini della lunga colonna motorizzata che attraversa proprio quel bosco, luogo privilegiato dei loro giochi). Nelle due bambine i segni dell’indottrinamento subìto (la divisa fascista e il risoluto saluto romano con cui si presentano allo zio) e del dolore per la scomparsa del padre si diluiscono quasi sino a scomparire nell’ ambiente protettivo della villa, dove trovano una comunità d’affetti (il sincero amore nei loro confronti degli zii) e una rete di complicità (gli amici popolani) in grado di pilotare senza scosse il loro trapasso all’adolescenza, se non fosse per l’incombente tragedia destinata a crollare su di loro.

La grande villa della famiglia Einstein assume i connotati di uno spazio isolato dalla Storia che preme d’intorno, una specie di isola felice, in cui si consuma l’illusione di poter rimanere al riparo dagli eventi drammatici filtrati dalla radio e in cui ci si dedica al culto e al gusto dell’arte e della buona conversazione (c’è in questo qualcosa che ricorda il ritrarsi aristocratico dal mondo della comunità ebraica di Il Giardino dei Finzi-Contini).

 

VALUTAZIONE CRITICA

Film della memoria del periodo infantile, Il cielo cade corre entro i parametri narrativi e formali ormai consolidati di questa specie di filone cinematografico: la reinterpretazione della realtà attraverso la fantasia infantile (il soldato inglese scambiato per Don Chisciotte, le pratiche per salvare l’anima dello zio, le ipotesi su come nascono i bambini, ecc..), il privilegiamento del momento ludico (con relativa presenza di spazi appositamente deputati, come in questo caso il bosco), la paura di non essere amati e compresi, l’uso della soggettiva ad altezza di bambino e di un impasto di luci e colori che assegna alle immagini una dimensione mitica e irreale che ne sottolinea la lontananza nel tempo (la storia del film sembra essere svolgersi in un’eterna stagione estiva).

Accanto a queste soluzioni piuttosto convenzionali (qualcuna forse fin troppo scontata) si segnala in positivo la capacità di incentrare la cifra dominante del film sulla creazione di un rapporto dialettico (di scontro-confronto e di reciproca interazione) tra i diversi piani su cui si muove la vicenda (la sfera infantile, quella adulta socialmente alta, quella adulta popolana e quella della Storia rappresentata dalla radio, i tedeschi e i partigiani), che stridono e si connettono in continuazione fra di loro, conferendo alla pellicola un andamento sussultorio, tra dimensione individuale e collettiva, che costituisce il suo pregio maggiore (significativo in proposito il bel finale, dove la macchina si sposta in campo lungo dalla gioia per la liberazione alla triste immagine dello sfoltito gruppo di persone che segue i feretri della famiglia Einstein)

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia          A) L’antisemitismo in Europa.

B) Il genocidio degli ebrei nel Terzo Reich.

C) La Seconda Guerra Mondiale.

D) L’Italia in guerra: dal 25 luglio 1943 alla Liberazione.

Geografia     La campagna toscana