Aguirre, furore di Dio

TITOLO ORIGINALE

Aguirre, der Zorn Gottes

REGIA

Werner Herzog

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Werner Herzog

FOTOGRAFIA

Thomas Mauch, Francisco Joan, Orlando Macchiavello (colore)

MUSICA

Popol Vuh

MONTAGGIO

Beate Mainka-Jellinghaus

INTERPRETI

Klaus Kinski, Helena Rojo, Ruy Guerra, Cecilia Rivera

PRODUZIONE

Werner Herzog Filmproduktion/Hessischer Rundfunk

DURATA

93'

ORIGINE

Germania Occidentale, 1972

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Triennio

PERCORSI

Cinquecento

Cinema e Storia

 

TRAMA

Nel 1560 una spedizione spagnola guidata da Gonzalo Pizarro, fratello del più celebre Francisco, discende la Cordigliera delle Ande per andare alla conquista dell'Eldorado, mitica terra dell'oro di cui si favoleggia senza che nessuno sappia dove si trovi. L'impervio e inospitale territorio costringe Pizarro a fermarsi: una pattuglia esplorativa scenderà lungo il fiume Urubamba alla ricerca di cibo e informazioni, mentre il grosso della spedizione attenderà per qualche giorno il suo ritorno facendo quartiere nella foresta. A capo della pattuglia viene posto Pedro de Ursua, come vicecapo è scelto Lope de Aguirre, assettato di potere e senza scrupoli. Aguirre elimina Pedro e assume il comando della spedizione, trascinando i suoi uomini in un viaggio assurdo e disperato tra popolazioni ostili e un ambiente sempre più inaccessibile. Sarà l'unico a sopravvivere, folle e farneticante, su una zattera trascinata dalla corrente verso non si sa dove.

 

TRACCIA TEMATICA

Aguirre, furore di Dio è un apologo storico che può essere letto a più livelli. Come esemplificazione dell'imperialismo coloniale europeo che con la sua insaziabile avidità ha sconvolto natura e civiltà precolombiane (significativa in proposito la figura dell’ex-signore indio rispettato e temuto dalla sua gente, ora ridotto in una condizione di umiliante schiavitù), servendosi della religione come strumento ideologico di controllo e dominio per distruggere l'identità culturale degli indigeni (eloquente a riguardo la figura del monaco che accompagna la spedizione); come allusione, su un piano simbolico, ad una più generale vocazione (auto)-distruttiva della società industriale contemporanea, che spinta dalla ricerca del profitto infrange equilibri ecologici e antropologici millenari mettendo a repentaglio la stessa esistenza della specie umana sul pianeta (la zattera che va alla deriva alla fine del film potrebbe rappresentare la terra distrutta da una catastrofe ambientale causata dall'irresponsabile cecità di chi governa il mondo); infine come metafora della sete di potere e dello spietato cinismo che l'accompagna, visti come forze capaci di determinare gli eventi e trascinare le masse verso la rovina, sempre uguali a se stessi e trasversali alle epoche e alle società (nel film l'incarnazione di questa sfrenata ambizione è Aguirre, essere letteralmente sovrumano: non a caso è l'unico che sopravvive, inflessibile e immutabile nel perseguire il proprio folle progetto).

Al di là del tipo di lettura che si vuol far prevalere, nel film di Herzog la dimensione storica (pur presente nella concretezza dei riferimenti e della ricostruzione ambientale) sembra lasciare il posto ad una più ampia riflessione metastorica (si ragiona, cioè, sulla storia in generale e sulle forze e i meccanismi che la muovono), ricca di suggestioni e ricadute relative al presente ed anche al futuro.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Aguirre, Furore di Dio è considerato dalla critica come il capolavoro di Herzog e una delle opere migliori del Nuovo Cinema Tedesco. Nel film si evidenzia, soprattutto, la capacità del regista di sottoporre paesaggi ed ambienti naturali ad un trattamento particolare che ce li riconsegna profondamente trasformati in senso visionario e allucinatorio, destituiti di concretezza realistica e avvolti in un atmosfera onirico-surreale che carica le immagini di ambiguità e di enigmatica fascinazione. In altre parole, senza fare ricorso a manipolazioni sceniche, effetti speciali, alterazioni od artifici fotografici e rispettando così l'oggettività della visione, il regista riesce ad approdare al massimo di soggettività (gli stessi personaggi ad un certo punto non sanno più distinguere la realtà dalle loro allucinazioni).

Ad incentivare l'evocazione di un clima da incubo ossessionante e delirante (perché ossessionante e delirante è la patologica ricerca di potere e ricchezza che muove l'agire dei personaggi) contribuiscono, poi, la scelta delle musiche di sottofondo (angoscianti nella loro ipnotica uniformità tonale), la recitazione straniante (gli attori si muovono e parlano con distacco, in modo trattenuto, esibendo quasi la recitazione, come fossero agiti da una forza superiore che guida la loro volontà) e alcune soluzioni narrative anomale (ad esempio gli indios ostili non si vedono mai, o meglio si intravedono in lontananza, più evocati che mostrati).

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia     A) La colonizzazione spagnola dell'America centro-meridionale.

               B) I fratelli Pizarro.

Geografia     La foresta amazzonica.