Est-Ovest, Amore e Libertà

TITOLO ORIGINALE

Est-Ouest

REGIA

Régis Wargnier

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Roustam Ibraguimbekov, Serguei Bodrov, Louis Gardel, Régis Wargnier

FOTOGRAFIA

Laurent Dailland (colore)

MUSICA

Patrick Doyle

MONTAGGIO

Hervé Schneid

INTERPRETI

Sandrine Bonnaire, Oleg Mechikov, Catherine Deneuve

PRODUZIONE

Yves Marmion, UGC YM, in coproduzione con France 3 CINEMA-NTV Profit-Mate Productions-Gala Films LTD, con la partecipazione di: Sofica Sofinergie 5 e Canal +, Le Centre National de la Cinématographie, con il sostegno di Eurimages

DURATA

120'

ORIGINE

Francia, 1999

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Comunismo, stalinismo, socialismo reale

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Nel Giugno del 1946 Stalin lancia un appello a tutti gli immigrati russi perché tornino in URSS. Molti rispondono positivamente. Fra gli altri il medico Alexei Golovine, la moglie Marie e il figlio, provenienti dalla Francia. Una volta toccato il suolo sovietico, però, la maggior parte di loro vengono imprigionati o giustiziati con l'accusa di essere delle spie. Alexei e la sua famiglia sono risparmiati, ma solo a condizione che egli si pieghi alla volontà delle autorità che ne vogliono fare un esempio di figliol prodigo ligio al Partito e allo Stato. Mandati a Kiev, per loro la vita è molto dura, dovendo subire i disagi della coabitazione e di un soffocante controllo da parte della polizia politica. Alla lunga il loro matrimonio non regge alla tremenda prova cui sono sottoposti e, avendo Alexei trovato un'amante a causa della crescente freddezza della moglie nei suoi confronti, si separano. Marie non desidera altro che fuggire e per questo cerca di prendere contatti con le autorità francesi tramite un'attrice di teatro sua connazionale che aveva conosciuto a Kiev durante una tournée. Scoperta dalla polizia viene rinchiusa in un campo di lavoro e liberata sei anni dopo alla morte di Stalin. Intanto Alexei, che nel frattempo è riuscito a collocarsi in una posizione di rilievo nell'apparato del partito, organizza di nascosto la fuga della moglie nel corso di un viaggio a Sofia. Marie e il figlio riescono a tornare in Francia, ma Alexei è costretto a rimanere e a subire una condanna al confino.

 

TRACCIA TEMATICA

Il film offre un efficace quadro del clima di repressione e di asfissiante controllo poliziesco che dominava nella Russia sovietica durante gli anni del terrore stalinista. Il racconto privilegia le terribili vicissitudini di Marie, che in quanto straniera subisce con particolare durezza i rigori del capillare e maniacale controllo cui sono sottoposti tutti i cittadini, ma è l'intera società sovietica di quegli anni ad essere descritta come una grande prigione che conculca la libertà e umilia la dignità. Alexei constata nella fabbrica dove svolge la usa attività di medico come anche la salute dei lavoratori non sia tenuta in minima considerazione (cosa questa particolarmente grave per uno Stato che si proclamava espressione degli interessi della classe operaia) e la sua ascesa sociale dimostra come il servilismo nei confronti del potere garantisca precisi privilegi materiali, che rivelano la presenza di evidenti disparità di condizione economica in una società che si proclamava egualitaria (la bella casa in cui Alexei accoglie la moglie dopo la sua liberazione dal campo).

Sullo sfondo di questa ricostruzione storica si staglia il dramma del rapporto fra Marie e Alexei e del suo tormentato andamento. Se Marie non rinuncia mai all'idea della fuga, trovando in questa speranza una ragione di vita che le dà la forza di tirare avanti tra mille difficoltà, Alexei vive tutto il peso del senso di colpa che gli deriva dall'aver trascinato la famiglia in questa situazione. Quello che da parte sua sembra un opportunistico e compromissorio adattamento alle circostanze risulta alla fine per quello che è: un pesante sacrificio della propria dignità per rendere possibile il ritorno della moglie in Francia, una grande prova d'amore che pagherà a duro prezzo.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Wargnier conferma di essere un regista non eccelso, ma indubbiamente in grado di rendere con vigorosa e articolata sintesi il senso di un periodo storico e l'atmosfera di una società, riuscendo a saldare in un appassionante intreccio narrativo dimensione collettiva e pubblica. I suoi pregi maggiori vanno ricercati nella cura per i particolari e i dettagli (assai precisa e minuziosa la sua ricostruzione ambientale della Russia di quegli anni), nell'attenzione per le psicologie (che cerca di rendere in modo credibile e con acuta sensibilità) e nella capacità di far convivere senza sbalzi eccessivi il registro melodrammatico e la suspense da thriller con l'affresco storico di grande portata.

Se qualche personaggio e qualche situazione risentono di un certa convenzionalità (questo vale per i personaggi minori, spesso ritratti secondo canoni piuttosto stereotipati, e per alcuni passaggi narrativi troppo affrettati, come l'arrivo degli immigrati al porto di Odessa e la relazione tra Alexei ed Olga), il regista comunica con incisività il cupo clima d'oppressione che avvolge la società russa di quegli anni attraverso i gelidi scenari degli esterni di Kiev raggelati da un inverno che sembra non voler mai finire, la fredda enfasi geometrica dei palazzi ufficiali e il desolante squallore dell'appartamento assegnato alla famiglia di Alexei.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia          A) Lo stalinismo

B) La destalinizzazione

C) Gorbaciov e la fine dell'URSS.