Ludwig

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Luchino Visconti

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Luchino Visconti, Enrico Medioli con la collaborazione di Suso Cecchi d'Amico

FOTOGRAFIA

Armando Nannuzzi (colore)

MUSICA

Brani di Robert Schumann, Richard Wagner, Jacques Offenbach

MONTAGGIO

Ruggero Mastroianni

INTERPRETI

Helmut Berger, Trevor Howard, Romy Schneider, Silvana Mangano, Helmut Griem, Umberto Orsini, Adriana Asti, Nora Ricci

PRODUZIONE

Mega Film/Cinétel/Dieter Geissler Filmproduktion/Divina Film (prima edizione)/Ohonte Cinamatografica/RAI (edizione critica)

DURATA

173'

ORIGINE

Itali, Francia, Germania Occidentale, 1973

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Teste coronate

Ottocento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Baviera, 1864-1886. Ludwig è incoronato re di Baviera. Amante dell'arte e in particolare della musica, protegge Wagner, cui garantisce generose rendite pur di averlo a corte, e intrattiene una relazione platonica con la cugina Elisabetta, imperatrice d'Austria, mostrandosi restìo così a sposare la sua fidanzata designata Sofia d'Asburgo. Quando scoppia la guerra austro-prussiana del 1866, la Baviera entra nel conflitto a fianco dell'Impero asburgico nonostante l'opposizione di Ludwig, istintivamente contrario ad ogni impresa militare. Intanto il re, persona dal raffinato gusto estetico, dissipa le finanze del suo Stato nella costruzione di sontuosi castelli bizzarramente e lussuosamente adornati, nei quali si rifugia per sfuggire alle responsabilità di governo. Sempre più chiuso nel proprio carattere introverso ed eccentrico, invecchiato, malato, imbruttito, dedito ad orge omosessuali con la servitù, è dichiarato malato di mente da una commissione governativa e messo sotto custodia. Il 13 giugno del 1886 viene trovato morto sulle sponde del lago Starnberg. Le circostanze del decesso non sono mai state chiarite.

 

TRACCIA TEMATICA

Visconti presenta il personaggio di Ludwig II di Baviera come un eroe tardoromantico e decadente che si scontra con una realtà destinata a penalizzare il suo sogno estetizzante di dedicare la vita al culto della bellezza. La ragion di Stato e la dinamica storica (siamo nel secolo delle rivoluzioni borghesi e liberali) si oppongono a questa interpretazione ludwighiana del ruolo del principe come disinteressato protettore delle arti (in questo interprete della vocazione aristocratica al bello, cui si contrappone la vocazione borghese all'utile) ed egli stesso esempio di gusto raffinato e squisito. Il mondo reale, nella ruvida concretezza delle sue necessità pratiche (simboleggiate dai suoi ministri, ma anche dal cinico opportunismo di Wagner) tende a soffocare inesorabilmente il mondo ideale e artificiale dentro cui si è autisticamente rinchiuso Ludwig, la cui utopia di una società esclusivamente improntata a criteri estetici va incontro al fallimento.

Ludwig è un perdente, che la sconfitta fa precipitare nel gorgo della follia e dell'autodistruzione (c'è chi ha acutamente notato come il kitsch di cui si circonda sempre più sia sul piano estetico l’equivalente della pazzia sul piano psicologico). Il suo decadimento fisico trasferisce sul versante dell'immagine esteriore la sua triste parabola esistenziale e la febbricitante dissolutezza morale diventa espressione di un desiderio di annullamento (in questo senso la morte finale, qualunque siano le circostanza che l'hanno provocata, assume il significato di una liberazione).

Visconti guarda con compassionevole partecipazione al dramma del suo personaggio, identificandosi per molti aspetti con la sua personalità, a cominciare da quell’ aristocratico distacco con la realtà contemporanea che contraddistinse sempre il regista.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Già la sequenza dell’incoronazione, totalmente improntata ad un minuzioso formalismo rituale ostentante lusso e sontuosità, splendente involucro che avvolge il vuoto di un potere regale declinante (il processo di unificazione germanica porrà fine di lì a poco alla sovranità dei tanti staterelli tedeschi), ci introduce in una dimensione di anacronismo che sembra racchiudere il senso dell’intero film: il gusto scenografico esasperato e teatrale della corte (e di Ludwig) come antitesi dello spirito del tempo (che è quello del capitalismo moderno della Germania bismarkiana).

Altrettanto funzionale ad esprimere questo contrasto tra ideale e reale risulta la contrapposizione buio-luce che sostanzia il succedersi delle sequenze: la notte assume i caratteri dello spazio deputato all’ambito estetico, all’abbandono lirico, al prevalere della pulsione emotivo-sentimentale (pensiamo all’idilliaca atmosfera notturna che fa da cornice al bacio tra il sovrano ed Elisabetta), il giorno è legato al predominio dell’ambito etico (inteso questo soprattutto come i doveri del trono mal sopportati) e ai dettami della razionalità e del buon senso (vista alla luce diurna l’immensa galleria degli specchi suscita l’irrefrenabile ilarità di Elisabetta).

Ma l’oscurità diventa anche la lugubre cornice del decadimento fisico e morale di Ludwig e dell’implacabile incalzare dell’inchiesta governativa che ne sanziona l’allontanamento dal potere (le testimonianze di ministri e funzionari su un cupo fondale nero). L’opprimente penombra del laghetto artificiale del castello di Linderhof e delle stanze reali pesantemente decorate delle sue improbabili dimore costituiscono il funereo scenario su cui si consuma l’agonia del re di Baviera, sino alle tenebre che lo risucchiano verso il lago nel suo ultimo viaggio verso la morte.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia             A) Storia del Regno di Baviera.

                        B) La figura di Luigi II di Baviera.

    C) La Guerra austro-prussiana del 1866 e il processo di unificazione germanica.

Educazione musicale         Richard Wagner

Storia dell’arte                  I castelli di Ludwig.