TITOLO ORIGINALE |
Taking Sides |
REGIA |
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SOGGETTO E SCENEGGIATURA |
Ronald Harwood da un suo lavoro teatrale |
FOTOGRAFIA |
Lajos Voltai (colori) |
MUSICA |
Estratti da opere di Beethoven, Bruckner, Schubert sotto la supervisione di Ulrich Trimbson |
MONTAGGIO |
Sylvie Landra |
INTERPRETI |
Harvey Keitel, Stellan Skarsgard, Birgit Minichmayr, Moritz Bleibtreu |
PRODUZIONE |
Yves Pasquier per Little Big Bear Filmproduction |
DURATA |
109’ |
ORIGINE |
Germania/Austria/Gran Bretagna/Francia, 2001 |
REPERIBILITA' |
Homevideo/Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE |
Classe quinta |
PERCORSI |
Novecento/Cinema e Storia |
Berlino, 1946. Il maggiore americano Steve Arnold viene incaricato da un superiore di indagare sul direttore d’orchestra tedesco Wilhelm Furtwangler, sospettato di avere aderito al nazismo durante il Terzo Reich. Arnold sottopone Furtwangler a degli interrogatori spossanti ed umilianti, manifestando tutto il suo disprezzo nei suoi confronti. Seduta dopo seduta le gravi responsabilità del direttore d’orchestra vanno emergendo.
TRACCIA TEMATICA
Tema centrale del film è il rapporto tra arte e politica. Furtwangler ritiene che questi due ambiti debbano rimanere separati e che anche sotto un governo oppressivo e criminale è dovere dell’artista perseguire ed affermare la propria missione estetica, anche se questo può comportate il ricorso a qualche compromesso. Arnold è convinto, invece, che dignità e coscienza dovrebbero indurre l’artista a negare il proprio genio a chi lo utilizza per dare lustro e prestigio ad un regime obbrobrioso come è stato quello nazista. Dalla parte delle ragioni di Furtwangler si schierano non solo i suoi ex-orchestrali (che difendendo il maestro assolvono in qualche modo anche se stessi), ma anche il collaboratore ebreo di Arnold e la sua segretaria, affascinati dalla grandezza del direttore.
Se nel corso della prima parte il film sembra alimentare nello spettatore il medesimo atteggiamento di indulgenza nei confronti dell’apparentemente tormentato e contrito Furtwangler e di conseguenza di antipatia verso la rozza aggressività del suo implacabile inquisitore, nel finale l’incalzante interrogatorio di Arnold che smaschera la meschinità e lo squallido opportunismo che possono allignare anche nell’animo di un artista ci inducono ad una valutazione più severa riguardo ad un uomo di cui forse avevamo sottovalutato le responsabilità morali. La stessa voce fuori campo del maggiore americano che alla fine ci informa dell’assoluzione dell’imputato e della folgorante carriera del suo rivale Von Karajan (anch’egli dipinto come piuttosto compromesso con il nazismo) accentuano questa sensazione di solidarietà del film alla figura dell’accusatore.
A torto o a ragione ha il non trascurabile merito di affrontare un tema delicato sfuggendo al rischio di prendere una posizione netta e inequivocabile, dividendo in modo schematico le ragioni per sostenere così una tesi senza margini di dubbio e ambiguità. C’è, invece, materia per riflettere sulle tante contraddizioni e debolezze della natura umana (e non solo su quelle del pur colpevole Furtwangler, ma anche su quelle di Arnold, che sembra sfogare su di lui un rabbioso livore che forse avrebbero meritato maggiormente altri complici del nazismo ben più colpevoli del direttore d’orchestra e ben più impuniti) e della logica del potere (i sovietici vorrebbero risparmiare il famoso personaggio per servirsene come strumento di propaganda, per non parlare del fallito colpo di Stato degli ufficiali tedeschi contro Hitler, dettato più da considerazioni opportunistiche che da sentimenti antinazisti). Semmai al film si può rivolgere l’appunto di aver forse risolto in modo troppo semplicistico le figure del maggiore Arnold e del suo collega sovietico (la sequenza che li riprende ubriachi a sentenziare non è certo indimenticabile).
Felice è la ricostruzione d’ambiente, giustamente quasi tutta concentrata in interni claustrofobici ed oppressivi che conservano il beffardo ricordo della maestosità d’un tempo (pensiamo al concerto che si svolge tra le rovine dell’imponente teatro dove si apre il film) e la sottolineatura della differenza culturale fra che divide il sanguigno Arnold dal raffinato Furtwangler dettata dall’efficace contrapposizione tra le canzoni alla moda del circolo ufficiali e Beethoven.
Storia A) L’avvento del nazismo in Germania
B) Lo sterminio degli ebrei
C) La Seconda Guerra Mondiale
D) Il processo di Norimberga
Educazione musicale A) Le musiche del film
B) La figura di H. Von Karajan