Black Hawk Down
TITOLO ORIGINALE |
Idem |
REGIA |
Ridley Scott |
SOGGETTO |
Dal libro di Mark Bowden Falco Nero |
SCENEGGIATURA |
Ken Nolan |
FOTOGRAFIA |
Slawomir Idziak (colori) |
MUSICA |
Hans Zimmer |
MONTAGGIO |
Pietro Scalia |
INTERPRETI |
Josh Hartnett, Ewan McGregor, Tom Sizemore, Eric Bana, William Fochtner, Ewen Brenner, Sam Shepard, Kim Coates |
PRODUZIONE |
Jerry Bruckheimer per Jerry Bruckheimer Films/Scott Free |
DURATA |
143’ |
ORIGINE |
Stati Uniti, 2001 |
REPERIBILITA' |
Homevideo/Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE |
Triennio |
PERCORSI |
Colonialismo, decolonizzazione, Terzo Mondo, problemi del sottosviluppo Novecento/Cinema e Storia |
Somalia, 1993. Ormai da più d’un anno le truppe statunitensi sono presenti in Somalia nel quadro della missione militare Restore Hope sotto l’egida delle Nazioni Unite con lo scopo di pacificare un territorio squassato da una feroce guerra civile. Nell’ottobre del 1993 il comando americano ordina ad un reparto dell’esercito di recarsi in un quartiere di Mogadiscio per arrestare alcuni uomini del comandante Aidid. La task-force compie la missione con successo, ma quando si appresta a rientrare alla base è vittima di un attacco della popolazione che con forze soverchianti costringe i soldati statunitensi ad una sanguinosa battaglia per le strade della capitale somala.
E’ consuetudine del Cinema
bellico americano
trasformare delle brucianti sconfitte (e quella della battaglia di Mogadiscio fu
una de queste, tanto da costringere gli Stati Uniti a ritirare il loro
contingente dalla Somalia) in celebrazioni del valore, dell’eroismo e del
senso di umanità (Non abbandonare nessuno diventa l’ossessiva parola
d’ordine) dei soldati americani e di conseguenza in un’apologia
dell’interventismo militare statunitense nel mondo. Black Hawk
Down rientra in questa categoria e sarebbe difficile rinvenire in esso
qualcosa che aiuti lo spettatore a comprendere le ragioni dell’intervento
americano in quel lontano paese africano e della diffusa ostilità alla presenza
straniera da parte della popolazione. L’episodio bellico raccontato è
sostanzialmente destoricizzato e decontestualizzato e lo spazio urbano di
Mogadiscio si metaforizza in senso infernale e i suoi abitanti in demoni
assetati di sangue.
Accanto a questa lettura che intravede nel film una decisa componente di
retorica militarista e di razzismo neocoloniale se ne è affiancata
anche un’altra che sottolinea l’emergere, dalla sovrabbondante e assordante
sequenza di sangue e morte, di una sottolineatura dell’insensatezza della
guerra.
Quella di Mogadiscio è la più lunga battaglia urbana della storia del Cinema (2 ore su 143 minuti) e sicuramente si impone con un impatto sonoro-visivo di tale potenza da coinvolgere-sconvolgere lo spettatore che ne viene avvolto e quasi frastornato.
Storia A) Storia della Somalia
B) Il colonialismo italiano in Somalia
C) Restore Hope e l’interventismo americano nel mondo
Geografia La Somalia