Il mestiere delle armi
TITOLO ORIGINALE |
Idem |
REGIA |
Ermanno Olmi |
SOGGETTO E SCENEGGIATURA |
Ermanno Olmi |
FOTOGRAFIA |
Fabio Olmi(colori) |
MONTAGGIO |
Paolo Cottignola |
MUSICA |
Fabio Vacchi |
INTERPRETI |
Hristo Jivkov, Sergio Grammatico, Dimitar Ratchkov, Fabio Giubbani, Sasa Vulicevic, Dessy Tanekedjieva, Sandra Ceccarelli |
PRODUZIONE |
Luigi Musini, Roberto Cicutto per Cinema Undici/Rai Cinema/Studio Canal/Taurusproduktion |
DURATA |
105’ |
ORIGINE |
Italia-Francia-Germania, 2000 |
REPERIBILITA' |
Homevideo/Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE |
Triennio |
PERCORSI |
Cinema e storia |
Novembre, 1926. Giovanni de’ Medici chiamato Giovanni dalle bande nere è il più famoso capitano di ventura italiano. Al servizio di Papa Clemente VII° ha il compito di fermare, prima che attraversi il Po, l’esercito di mercenari tedeschi al servizio dell’Imperatore Carlo V° e guidato dal generale Frundsberg. Giovanni affronta il suo avversario tedesco in battaglia, ma, tradito dai suoi stessi alleati, i signori di Mantova e di Ferrara, viene gravemente ferito da un colpo sparato da un falconetto affustato su ruote, nuova arma da fuoco messa a disposizione del Frundsberg, e si ritira a Mantova per trascorrere i suoi ultimi giorni prima di morire per cancrena alla gamba quattro giorni dopo lo scontro.
Alle soglie dell’età moderna Giovanni de’ Medici simboleggia un insieme di virtù umane e militari , quali il coraggio, l’onestà e la fedeltà all’eticità della propria professione, che appartengono ad un mondo cavalleresco-guerresco che l’avvento delle armi da fuoco e di una spregiudicata concezione della politica (evocata dalle citazioni del Machiavelli e che contempla la disinvolta pratica del tradimento) sta ormai facendo tramontare.
Nella struggente agonia di Giovanni riaffiorano i ricordi della sua vita, legati ai momenti dell’infanzia e ai suoi amori: s’impone un’umile dimensione di rievocazione di affetti autentici, rivissuti con la pudica distanza di chi ormai sente vicina la morte e richiama a sé gli attimi più significativi della propria esistenza (che non possono essere certamente quelli legati all’attività guerresca).
Ciò che al regista veramente interessa è l’emergere dal tessuto cupo e desolante della Storia di un substrato di sentimenti e valori di assoluta e immediata umanità, che si coniughi con la sua profonda sensibilità morale e cristiana.
Olmi si cala totalmente nell’epoca rinascimentale che intende rievocare prestando estrema attenzione all’esattezza filologica della ricostruzione (le armature sono state rifatte su disegni d’epoca), rinunciando ad ogni artificio scenografico ed optando per un’ambientazione in luoghi autentici. Ne esce una messinscena di austera essenzialità, lontana da ogni tentazione spettacolare ed estetizzante (quale può indurre un film storico in costume), in sintonia con la parsimonia con cui tratteggia il protagonista Giovanni, più icona affascinante di un ideale paradigma di giovinezza offesa dalla brutalità dei tempi e della guerra, che personaggio articolato e complesso a tutto tondo. Fondamentale, poi, il ruolo che assume il paesaggio padano, freddo, congelato, notturno, perfettamente intonato con la mesta e sofferta vicenda che il film ci racconta.
Regista degli umili e degli ultimi, Olmi non si smentisce nemmeno in questa opera di grande impegno produttivo e tematico, nella quale sembra seguire la lezione manzoniana di ricercare aldilà di un’ esteriore verità storica, una ben più profonda verità interiore e morale, quella che si trova nell’animo umano di fronte al dolore e alla morte.
Storia a) Il Cinquecento in Italia
b) Giovanni de’ Medici e le compagnie di Ventura
Letteratura italiana a) Nicolò Machiavelli
b) Pietro l’Aretino
Storia dell’arte Mantova , città d’arte