Lettere da Iwo Jima

TITOLO ORIGINALE

Letters from Iwo Jima

REGIA

Clint Eastwood

SOGGETTO

Dall’antologia di lettere “Picture Letters from Commander in Chief” di Tadamichi Kuribayashi

SCENEGGIATURA

Iris Yamashita

FOTOGRAFIA

Tom Stern (colori-bianconero)

MONTAGGIO

Joel Cox, Gary Roach

MUSICA

Clint Eastwood, Michael Stevens

INTERPRETI

Ken Watanabe, Kazunari Ninomiya, Tsuyoshi Ihara, Ryo Kase, Shido Nakamura

PRODUZIONE

Clint Eastwood, Robert Lorenz, Steven Spielberg per malpaso/Amblin/DreamWorks/Avon/Warner Bros.

DURATA

140’

ORIGINE

Stati Uniti, 2006

REPERIBILITA'

Homevideo-Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Seconda Guerra Mondiale

Novecento/Cinema e Storia

 

Mettete dei fiori nei vostri cannoni

Antimilitarismo, pacifismo/Individuo e Società

 

TRAMA

Seconda Guerra Mondiale, Fronte del Pacifico, 1945. Sull’isola di Iwo Jima i Giapponesi hanno organizzato una delle ultime roccaforti di resistenza all’avanzata della flotta statunitense ormai dominatrice dei mari. Nella strenua e sanguinosa battaglia di difesa dell’isola si intrecciano  i diversi  caratteri e le contrastanti personalità dei militari giapponesi ormai votati a morte quasi certa.

 

TRACCIA TEMATICA

Costruito in gran parte sulle lettere scritte dai soldati giapponesi ai familiari e mai spedite dall’isola di Iwo Jima e disseppellite molti anni dopo, il film di Eastwood esplora la dimensione umana della guerra più che quella prettamente bellica e storica. Ciò che interessa al regista è esprimere la propria pietosa e complice compartecipazione al dolore ed alla sofferenza di poveri militari su cui incombe un destino di morte. Di qui le aperture sul loro passato, che ci immettono in un quotidiano fatto di semplici  affetti e occupazioni, tese a sottolineare la dignità e rispettabilità di ogni essere umano. Il messaggio antimilitarista, insomma, non è affidato tanto alle atrocità e insensatezze della guerra (pure ben presenti), ma nell’accostare lo spettatore, quasi fino all’identificazione, a persone comuni e normali triturate dall’inferno bellico.

Particolarmente significativo, poi, il fatto che si tratti del primo film americano narrato esclusivamente dal punto di vista dei “nemici“, per tanto tempo ritratti dalla cinematografia bellica statunitense, come esseri mostruosi.

 

VALUTAZIONE CRITICA

La configurazione infernale della guerra trova la propria metaforizzazione negli anfratti scavati nel monte Suribachi, grotte la cui cupezza è incentivata dalle tonalità scure e nerastre conferite alle immagini dall’uso del bianconero (scelta coraggiosa e controcorrente per la sua antispettacolarità). Ne risulta un’ambientazione claustrofobica nella quale i militari si configurano come fantasmi che si aggirano in una dimensione surreale e opprimente.

In quest’atmosfera di incombente (auto)distruzione il film inserisce momenti di intensa e commovente liricità, come il testo della lettera del soldato americano moribondo e lo sguardo che il sopravvissuto antieroe Saigo rivolge verso lo spettatore quasi a riaprire con la sua insperata salvezza uno squarcio di speranza dopo il trionfo della morte. 

Dopo Flags of our Fathers (anch’esso ambientato sulla stessa Iwo Jima, ma dal punto di vista dei soldati americani) Eastwood si conferma come uno dei maggiori registi del filone bellico, capace di spostare l’indagine sulla degradazione degli uomini in guerra oltre il già visto e il già detto addentrandosi nei territori più riposti dell’animo umano.

 

 

Storia                                                 a) La Seconda Guerra Mondiale

                                                           b) La battaglia del Pacifico

Geografia                                          L’isola di Iwo Jima