Invictus
TITOLO ORIGINALE |
Idem |
REGIA |
Clint Eastwood |
SOGGETTO |
Dal libro “Ama il tuo nemico. Nelson Mandela e la partita di Rugby che ha fatto nascere una Nazione” di John Carlin |
SCENEGGIATURA |
Anthony Peckham |
FOTOGRAFIA |
Tom Stern (colori) |
MONTAGGIO |
Joel Cox, Gary D. Roach |
MUSICA |
Kyle Eastwood, Michael Stevens |
INTERPRETI |
Morgan Freeman, Matt Damon |
PRODUZIONE |
Clint Eastwood, Robert Lorenz, Lori McCreary, Mace Neufeld per Malpaso Productions/Revelations Entertainment/Mace Neufeld Productions |
DURATA |
133’ |
ORIGINE |
Stati Uniti, 2009 |
REPERIBILITA' |
Homevideo-Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE |
Biennio-Triennio |
PERCORSI |
Apartheid Razzismo contro i neri/Razzismo, intolleranza, immigrazione, società multietnica/Uomo e società
Rugby
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Sudafrica. Nelson Mandela, dopo mezzo secolo di lotta contro il regime razzista del suo paese, è eletto Presidente. L’ apartheid è finito, ma la nazione resta ancora profondamente divisa tra la comunità bianca e quella nera. Il campionato del mondo di rugby del 1995 potrebbe essere un’occasione per sanare questa frattura.
Rancori, odio e spirito di vendetta erano i sentimenti diffusi nella comunità nera sudafricana all’indomani della conquista della libertà e della fine del regime di segregazione razziale vigente da più d’un secolo nello Stato africano, dove una minoranza bianca dominava con metodi brutali la maggioranza di colore. Nelson Mandela ha da subito puntato su una strategia di riconciliazione tra i due gruppi etnici con l’obiettivo di realizzare un autentico superamento delle divisioni del passato.
Il rugby, sport nazionale sudafricano, da sempre riservato all’élite bianca, tanto che la comunità nera parteggiava per le nazioni avversarie negli incontri internazionali, si trasforma per il Presidente in un’ opportunità per realizzare un significativo momento di unità nazionale, facendo sì che tutto un popolo si identifichi nella squadra del proprio paese.
L’immenso carisma di Mandela si esercita su questo obiettivo motivando il capitano e i giocatori di una compagine data sfavorita dai pronostici e trasmettendo entusiasmo alla popolazione di colore. Il tifo sportivo, che spesso costituisce un elemento di divisione e aspra contrapposizione, diventa, grazie all’intuizione del leader sudafricano, un fattore di unità e affratellamento di tutto un popolo.
Dopo Gran Torino Eastwood prosegue la sua esplorazione sul tema dell’incontro interetnico e lo fa esibendo le sue doti migliori: la solidità narrativa e la sensibilità psicologica nella costruzione dei personaggi. Invictus ripropone con grande maestria il tracciato tradizionale del cinema sportivo americano (l’outsider che contro ogni previsione trionfa grazie alla sua tenacia e voglia di affermazione), scandendo un crescendo narrativo che partendo da un ritmo lento e un tono sommesso acquista via via una forte capacità di coinvolgimento sino all’apice incalzante ed emozionantissimo della partita conclusiva. Ma l’essenza più personale ed autentica del cinema eastwoodiano si manifesta nel tratteggio di personaggi perfettamente disegnati nella loro dimensione umana e sociale e ancora una volta (è caratteristica degli ultimi film del regista) incentrati sul rapporto di natura filiale tra un anziano ed un giovane, che in un percorso di progressivo avvicinamento (dopo il quale nulla sarà più come prima) approdano ad un profondo arricchimento Il cineasta americano ci consegna ancora una volta un’esaltante lezione di cinema, recuperando e valorizzando all’estremo i due cardini fondamentali della cinematografia americana classica cui ha sempre guardato: azione e cuore.
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