L'eau froide

TITOLO ORIGINALE Idem
REGIA Olivier Assayas
SOGGETTO E SCENEGGIATURA Olivier Assayas
FOTOGRAFIA Denis Lenoir (colori)
MUSICA Canzoni di Leonard Cohen, Bob Dylan, Uriah Heep, Donovan ecc..
MONTAGGIO Luc Barnier
INTERPRETI Virginie Ledoyen, Cyprien Fouquet
PRODUZIONE George Benayoun e Paul Rozenberg, IMA Films
DURATA 92'
ORIGINE Francia, 1994
REPERIBILITA' Cineteca Pacioli
INDICAZIONE Triennio
PERCORSI

L'età acerba

Il disagio/La condizione adolescenziale e giovanile/Uomo e Società

 

TRAMA

1972. Gilles e Christine sono due adolescenti figli di coppie separate. Il primo ruba nei supermercati, traffica in dinamite e viene espulso dalla scuola, la seconda va e viene da una casa di cura e disprezza il padre cui è stata affidata. Tra i due ragazzi nasce un rapporto di solidale complicità a metà tra amicizia e amore. Quando Christine fugge dalla casa di cura dove è stata ricoverata per l'ennesima volta, raggiunge un gruppo di amici impegnato in una festa notturna presso un casolare abbandonato. Qui arriva anche  Gilles e insieme decidono di andare da  un'amica di Christine nel sud della Francia.

 

TRACCIA TEMATICA

Amara riflessione su un radicale blocco di comunicazione tra adolescenti e adulti, inserito nello sfondo degli anni settanta, quelli della rivolta antiautoritaria e della crisi dei valori tradizionali e sfociati, cadute le speranze di rinnovamento sociale, nel tunnel della tossicodipendenza e dell'emarginazione.

Ogni possibilità di dialogo tra genitori e figli appare irrimediabilmente compromesso: i primi, incapaci di esprimere affetto e comprensione, brillano per il loro assenteismo, i secondi sono chiusi autisticamente in una disperata solitudine, che si manifesta con gesti distruttivi e autolesionisti.

La famiglia è ormai precipitata in un'agonia terminale e anche le altre istituzioni risultano assolutamente incapaci di fornire qualche alternativa, anzi rispondono con assurda brutalità (la scuola) o fredda indifferenza (la polizia).

I giovani si rifugiano in un isolamento che esclude ogni contatto con il mondo (il convegno notturno presso il casolare abbandonato) e celebra attraverso un ritualismo paganeggiante (i fuochi osservati con incantato rapimento) la propria autosufficiente estraneità a ogni ipotesi di integrazione nella società.

Christine, che nella sua follia sembra vedere più lucidamente degli altri, intravede nella fuga l'unica possibilità di salvezza e celebra nelle gelide acque di un ruscello la cerimonia iniziatica di un battesimo che allude ad una nuova nascita. Poi sparisce. Per andare dove?

 

VALUTAZIONE CRITICA

Assayas colloca la macchina da presa a ridosso del volto dei giovani protagonisti, con primissimi piani prolungati che vanno ad esplorare l'affiorare di un sentimento d'angoscia e inquietudine in un candore che cela malamente i segni di una fanciullesca ingenuità ed esprimono, nella loro insistenza, che esclude spesso lo sfondo nel quale agiscono i ragazzi, la solitudine della loro condizione.

Le tonalità di luce e di colore, fredde e livide, sottolineano a dovere il gelo di un'atmosfera invernale che simboleggia il congelarsi dei sentimenti e dei rapporti umani e le carrellate che attraversano la festa notturna sembrano suggerire il senso di un movimento nel vuoto, ripetitivo e sterile.

Il regista evita ogni intromissione e valutazione, optando per un'osservazione cruda e impietosa, ma discreta e rispettosa del dramma che si va consumando, e consegnandoci un film aspro e disturbante, capace come pochi di parlarci con i silenzi e con gli sguardi.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia    Gli anni settanta dalla militanza politica al riflusso.