L'esca

TITOLO ORIGINALE L'appat
REGIA Bertrand Tavernier
SOGGETTO Dal romanzo omonimo di Morgan Sportes
SCENEGGIATURA Bertrand Tavernier, Colo Tavernier O'Hagan
FOTOGRAFIA Alain Choquart (colori)
MONTAGGIO Luce Grunenwaldt
MUSICA Philippe Haim
INTERPRETI Marie Gillain, Olivier Sitruk, Bruno Putzulu
PRODUZIONE René Cleitman e Frédéric Bourboulon per Hachette 1ére & C.ie.
DURATA 113'
ORIGINE Francia, 1994
REPERIBILITA' Homevideo/Cineteca Pacioli
INDICAZIONE Triennio
PERCORSI

Gioventù violenta

Il disagio/La condizione adolescenziale e giovanile/Uomo e Società

 

TRAMA

Bruno, Nathalie ed Eric sono tre amici che hanno dei problemi. Bruno è di carattere debole e influenzabile, Eric, di famiglia ricca, non riceve più un soldo dai genitori e sogna di trasferirsi in America, la sua fidanzata Nathalie ha i genitori separati e un lavoro di commessa che non la soddisfa. Eric elabora un piano criminoso: Nathalie, grazie alla sua avvenenza, abborderà ricchi signori per farsi condurre a casa loro, dopodiché Eric e Bruno s'introdurranno negli appartamenti per derubare i malcapitati. Alla fine ci scappa il morto e i tre vengono arrestati.

 

TRACCIA TEMATICA

Quel che colpisce innanzitutto in questi tre giovani è la loro totale sottomissione alla più vieta mitologia consumistica: orologi Rolex, penne Mont-Blanc, automobili Maserati, biglietti in business class, etc.., diventano i simboli agognati di una ricchezza che si fa criterio di misura dell'esistente. Ciò che veramente conta è la pura apparenza, l'esibizione del possesso.

Persa la scuola (Nathalie è giunta solo alla seconda liceo e i due suoi amici fanno errori di ortografia e denunciano un'istruzione molto limitata), l'unica cultura con cui i tre protagonisti hanno un rapporto è quella degradata (e degradante) della televisione fatta di quiz e videoclip.

Ciò che risulta completamente assente dagli orizzonti di questi giovani è un minimo barlume di coscienza morale. Nemmeno dopo l'omicidio sembra affiorare in loro un qualche sintomo, seppur vago, di pentimento.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Tavernier evita di fare emergere, nemmeno tra le righe, una sua presa di posizione, in termini di condanna morale, lascia che sia lo spettatore a maturare un giudizio personale. Quella del regista è un'analisi distaccata, ci propone fatti, comportamenti e ambienti che sembrano decisamente aderire alla realtà, se non dell'intero universo giovanile, di una porzione non trascurabile di esso. In questo senso L'esca appare un buon esempio di Cinema d'attualità in grado di esplorare, senza sensazionalismi e morbosità, una dimensione poco edificante del mondo nel quale viviamo.

Interessante lo stile adottato, incentrato sulla povertà dei mezzi (macchina a mano) e sulla secchezza e rapidità dei movimenti, che suggerisce l'idea di una concitazione e di un nervosismo in sintonia con il rapido bruciarsi della giovinezza dei protagonisti.