TITOLO ORIGINALE |
Walking and Talking |
REGIA |
Nicole Holofcener |
SOGGETTO E SCENEGGIATURA | Nicole Holofcener |
FOTOGRAFIA |
Michael Spiller (colori) |
MUSICA |
Billy Bragg |
MONTAGGIO |
Alisa Lepselter |
INTERPRETI |
Catherine Keener, Anna Heche, Liev Schreiber, Todd Field |
PRODUZIONE |
Ted Hope e James Schaumas per Good Machine/Zenith Productions in associazione con Channel Fuor Films, Team, Pandora, Mikado e Electric |
DURATA |
94 |
ORIGINE |
USA, 1996 |
REPERIBILITA |
Homevideo/Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE |
Triennio |
PERCORSI |
Amore e altre catastrofi Lamore/La condizione adolescenziale e giovanile/Uomo e Società |
A questo si aggiungono, per le due protagoniste, i problemi legati ad un sostanziale senso di insicurezza nei rapporti con laltro sesso. Amelia, in particolare, vive con frustrazione e disistima lincapacità a dare continuità alle proprie relazioni amorose e considera come lennesima sconfitta lessere stata abbandonata da Billy, proprio quando questo si stava rivelando assai più sensibile e delicato di quanto avesse immaginato. Laura (cui ironicamente vien fatto svolgere il mestiere di psicanalista), da parte sua, non sente un travolgente trasporto per luomo che ha deciso di sposare e già lesperienza della convivenza con lui mostra qualche segno di stanchezza e logoramento, per non parlare dellattrazione che prova per un suo paziente.
Sia un rapporto fisso, sia la sua mancanza sembrano ugualmente essere fonte di ansia e nevrosi, di dubbi e dissidi interiori, o forse si tratta semplicemente della paura a superare la soglia della giovinezza per immettersi definitivamente nella dimensione adulta.
VALUTAZIONE CRITICA
Parlando e sparlando è un esemplare piuttosto significativo della cosiddetta commedia giovanile degli anni novanta, popolata di ragazzi e ragazze alle prese con problemi di cuore e quantaltro può rendere complicata, ma mai drammatica, la giovinezza. Si discute, si piange, ci si lascia, ci si riprende, a volte ci si lascia di nuovo, alla fine tutto si sistema o quasi. La struttura narrativa è esile e sembra un puro pretesto per proporre un andamento che ricalca le brevi strisce dei comics (alla Linus per intenderci), con sequenze dialogate che si concludono con una battuta e con personaggi che rappresentano precisi tipi esistenziali.
Il film dellesordiente Holofcener segue decisamente questo schema, attestandosi su un piano di dignitosa medietà, privo comè di grandi impennate ed invenzioni, come pure di cadute clamorose. Una considerazione a parte merita tuttavia il finale con Laura in abito bianco: la felice realizzazione di un sogno o la rassegnata accettazione del proprio destino? Unambiguità che (forse inconsapevole) semina un po di inquietudine in un epilogo zuccheroso.