Comico
Genere finalizzato a causare la risata e il divertimento dello spettatore attraverso il ricorso al cosiddetto gag gestuale e/o verbale. Vengono cioè proposte situazioni e dialoghi assolutamente inconsueti e improbabili nella quotidianità, intesi a sovvertire le normali modalità di comportamento e espressione. L'effetto del gag non è mai drammatico, poiché il danno che esso può provocare è sempre limitato, oltre a volgersi a volte in conseguenze positive, anche se non sempre consapevolmente, e comunque non assume mai connotazioni negative. Il genere comico poi, a differenza della Commedia, cui per certi versi è imparentato, infrange spesso le leggi della verosimiglianza, facendo ricorso a figure quali l'iperbole e la reiterazione e privilegiando il gusto del ridicolo e del paradosso.
Questo genere nasce con il Cinema stesso (il primo film dei Lumière, larroseur arrosé, è un comico) e nei suoi primi anni di vita, all'epoca del muto, il comico gode di grande diffusione e popolarità (pensiamo alle famose comiche finali).
Esso è da sempre collegato ad attori specializzati nel ruolo comico e che nella loro carriera difficilmente hanno interpretato personaggi seri. Citiamo su tutti B. Keaton, C. Chaplin, H. Langdon, S. Laurel e O. Hardy, I fratelli Marx, J. Lewis, M. Brooks in America, J. Tati e L. de Funès in Francia, Totò e R. Benigni in Italia.
Rientra a pieno titolo nel comico la parodia, che propone un capovolgimento in chiave grottesca di generi seri. E' il caso di film come Le folli notti del Dottor Jerryll (J. Lewis, 1963), Frankenstein Junor (M. Brooks, 1974), The Blues Brothers (J. Landis, 1981).