Un angelo alla mia tavola

TITOLO ORIGINALE

An Angel at My Table

REGIA

Jane Campion

SOGGETTO

Dall'autobiografia di Janet Frame

SCENEGGIATURA

Laura Jones

FOTOGRAFIA

Stuart Dryburgh (colori)

MUSICA

Don McGlashan

MONTAGGIO

Veronica Haussler

INTERPRETI

Kerry Fox, Iris Churn, K.J. Wilson

PRODUZIONE

Hibiscus Films Prod. Co.

DURATA

156'

ORIGINE

Nuova Zelanda-Australia, 1990

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Triennio

PERCORSI

Donne tutte sole

La condizione femminile/Uomo e Società

 

TRAMA

Il film è l'autobiografia della poetessa neozelandese Janet Frame (1925). Figlia di contadini, cresce in una famiglia numerosa e colpita dalle disgrazie. Seguendo la sua vocazione letteraria va all'università, ma qui è vittima della depressione che la porta ad un tentativo di suicidio. Ricoverata in manicomio, subisce ben 200 elettroshock e rischia di essere lobotomizzata. Intanto le sue pubblicazioni hanno successo ed ottiene una borsa di studio per l'Europa, dove vive una stagione d'amore con un poeta americano. Richiamata in patria dalla morte del padre, si dedica completamente, ormai famosa, alla letteratura.

 

TRACCIA TEMATICA

A partire dall'infanzia sino all'età adulta Janet Frame appare segnata da una marcata inconciliabilità con le persone che la circondano e da un complesso di inferiorità che le rende difficile fronteggiare le situazioni più normali. Solitaria ed introversa, sensibile e sognatrice, stenta a mettersi in comunicazione con gli altri e trova nella letteratura l'unico sfogo alle sua inquietudine interiore. Janet matura la convinzione di una propria sostanziale inadeguatezza ad affrontare la vita, con conseguente approccio ansiogeno alla sessualità.

La risposta psichiatrica ai disturbi che la bloccano simboleggia l'assoluta incapacità della società di farsi carico in modo positivo del disagio e della diversità che si manifesta al suo interno. Privilegiando lo strumento della repressione e dell'annullamento (elettroshock), l'istituzione medica sanziona con il marchio della follia quanto non rientra negli schemi del conformismo vigente.

Alla fine Janet, dopo aver allargato l'orizzonte delle proprie esperienze (il viaggio in Europa, il primo legame sentimentale, l'apprezzamento degli ambienti intellettuali) approda al pieno riconoscimento di se stessa e della propria vocazione letteraria, accettando con serena consapevolezza la condizione di solitudine che spesso si abbina alla creazione artistica (la bella immagine finale di Janet sulla roulotte che scrive mentre intorno il mondo dorme).

 

VALUTAZIONE CRITICA

La versione cinematografica di Un angelo alla mia tavola (titolo di un libro di Janet Frame) è frutto della riduzione di circa 50' minuti dell'originaria edizione in 3 puntate per la televisione neozelandese.

Più che costruire la biografia della poetessa in base ad una struttura narrativa a sviluppo tradizionale (sequenze strettamente collegate da un rapporto causa-effetto), la Campion preferisce lavorare sull'accumulo di momenti di vita piuttosto scollegati, ma che nella loro relativa autonomia contribuiscono efficacemente a delineare il mondo interiore della protagonista. La regista, più che mostrare o dimostrare, vuole suggerire ed alludere, lo spettatore dovrà riempire gli spazi lasciati vuoti dalla narrazione. Ne consegue un film ricco di ellissi e privo di eccessi e sottolineature drammatiche, che affida gran parte del suo fascino all'intensità delle espressioni che i volti delle tre attrici che interpretano Janet in fasi diverse della sua esistenza riescono a raggiungere ed alla capacità di caricare di risonanze magiche e suggestioni figurative lo splendido paesaggio della campagna neozelandese, affidandosi al quale la tormentata protagonista sembra riconciliarsi con il mondo e con la vita.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Lingua straniera: inglese     L'opera letteraria di Janet Frame.

Geografia     La Nuova Zelanda.

Scienze     La schizofrenia e l'elettroshock.