La bruttina stagionata
TITOLO ORIGINALE |
Idem |
REGIA |
Anna Di Francisca |
SOGGETTO |
Dal romanzo omonimo di Carmen Covito |
SCENEGGIATURA |
Anna Di Francesca, Patrizia Pistagnesi, Giovanni Robbiano |
FOTOGRAFIA |
Luigi Verga (colori) |
MUSICA |
Pasquale Filasto |
MONTAGGIO |
Simona Paggi |
INTERPRETI |
Carla Signoris, Edi Angelillo, Milena Vukotic, Fabrizio Gifuni |
PRODUZIONE |
Gabriella Buontempo per Goodtime Enterprise |
DURATA |
90' |
ORIGINE |
Italia, 1996 |
REPERIBILITA' |
Homevideo/Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE |
Triennio |
PERCORSI |
Donne tutte sole La condizione femminile/Uomo e Società |
TRAMA
Marilina, una donna sui quarant'anni, si guadagna da vivere scrivendo tesi di laurea. Non si può dire che sia brutta, ma mortifica la propria femminilità dietro un aspetto anonimo e dimesso. Oppressa da una madre che non accetta di invecchiare con dignità e poco sostenuta da un'amica vanesia che passa da un'avventura all'altra, Marilina sogna di avere una storia d'amore. L'incontro con più uomini che si dimostrano attratti da lei, le farà acquisire fiducia in se stessa.
TRACCIA TEMATICA
La morale del film si potrebbe riassumere così: goffaggine ed età in amore possono rivelarsi pure opinioni, anzi timidezza ed impaccio a volte si trasformano in magnetico sex-appeal, aprendo la strada ad una disinibita gestione della propria vita sentimentale e sessuale. La bellezza diventa così uno stato d'animo più che uno stato fisico, meglio quindi risparmiarsi costose e defatiganti cure di bellezza, che promettono improbabili ringiovanimenti, per cercare di raggiungere serenità interiore e sicurezza nei propri mezzi.
La brutta Marilina, che alla fine, come in una fiaba, si trasforma nella bella Marilyn (Monroe), ribaltando in positivo il significato involontariamente ironico del suo nome, supera il ruolo di eterna zitella in attesa del principe azzurro (categoria in via di estinzione, a giudicare dalla fauna maschile che popola il film) e considera la solitudine non più come una condizione indesiderata da subire, ma una risorsa per accedere a un più libero e maturo rapporto con gli altri.
VALUTAZIONE CRITICA
La bruttina stagionata sceglie il registro da commedia dai toni grotteschi e dal gusto caricaturale, con il risultato negativo di risolvere un tema (il superamento delle proprie frustrazioni da parte di una zitella frustrata) che avrebbe meritato una più attenta riflessione in un collage di scenette a sipario (tipo strisce da comics per adulti o sketch da sit-com televisiva), che talora risultano anche divertenti, ma alleggeriscono talmente la sceneggiatura da farla svaporare per troppa superficialità e approssimazione. Per dirla in altre parole il film non riesce a dare il minimo di spessore umano ai personaggi riducendoli tutti a macchiette di vizi e difetti contemporanei (come le maschere della commedia dell'arte) e finisce per togliere anche credibilità psicologica alla metamorfosi della protagonista (che per altro sembra decisamente troppo poco brutta e stagionata per reggere l'assunto del film).
Da salvare il talento comico di Fabrizio Ginufi nel ruolo del mammone Nicky e l'atmosfera vagamente surreale che la regia riesce a ricavare da luoghi reali (pensiamo al condominio dove abita Marilina, al salone di bellezza e agli spazi urbani).