Magnificat

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Pupi Avati

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Pupi Avati

FOTOGRAFIA

Cesare Bastelli (colori)

MUSICA

Riz Ortolani

MONTAGGIO

Amedeo Salfa

INTERPRETI

Arnaldo Ninchi, Massimo Bellinzoni, Luigi Diliberti, Marcello Cesena, Dalia Lahav, Lorella Morlotti, Vincenzo Crocitti, Massimo Sacchielli, Brizio Montanaro

PRODUZIONE

Duea Film

DURATA

95'

ORIGINE

Italia, 1993

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Triennio

PERCORSI

Medioevo

Cinema e Storia

 

TRAMA

Settimana santa del 926, Italia, Appennino centrale. Il boia Folco trova nel giovane Baino il suo nuovo aiutante, che inizia l' apprendistato assistendo a due terribili esecuzioni.Una ragazza che si reca al convento dove diventerà suora di clausura si porta dietro la bara per quando sarà morta.Una concubina spera di partorire un maschio che le assicuri la successione al trono, ma avrà una femmina. Il signore di Malfole va a morire accanto alla tomba della moglie. Un feudatario esercita solo simbolicamente lo jus primae noctis. Un fraticello gira da un convento all'altro prendendo nota dei defunti, per poi morire in solitudine.

 

TRACCIA TEMATICA

In Magnificat alla grande Storia dei re e dei potenti si sostituisce la microstoria costruita su tanti tasselli di quotidianità che nel loro insieme vanno a costituire un affresco della società altomedioevale cinematograficamente piuttosto inedito. Avati rievoca una civiltà remota, dominata da un contraddittorio intreccio di religiosità e superstizione, di misticismo e violenza, popolata da un'umanità di sentimenti semplici ed elementari, serenamente rassegnata al dolore e alla sofferenza, adusa al contempo alla crudeltà e alla solennità del ritualismo simbolico, che convive con assoluta disinvoltura con la permanente presenza della morte (senza l'angosciosa rimozione di noi contemporanei).

Sullo sfondo di questo arcaico scenario antropologico riproposto in base alla lezione della storiografia della scuola braudeliana (attenta alla dimensione del vivere quotidiano e non al grande evento) si inserisce la suggestione tipicamente avatiana del magico e del mistero (l'inatteso prodigio finale) e l'elegia mesta sulla solitudine umana (la morte del fraticello), ma soprattutto s'impone il tema (anch'esso centrale nella poetica del regista) dell'impatto della giovinezza (e dell'innocenza) con la cruda realtà del mondo (l'assistente del boia Baino e la fanciulla avviata al convento).

 

VALUTAZIONE CRITICA

Avati rivisita il Medioevo sottoponendolo al filtro della propria sensibilità poetico-espressiva, improntata ad un tocco tenero e delicato e sempre rispettosa della specificità della nutrita tipologia dei personaggi (quasi sempre dolenti, marginali, solitari, bizzarri). L'umanità, apparentemente così distante da noi per consuetudine e mentalità, di Magnificat ci viene così restituita in una dimensione umana e morale che ce l'avvicina, generando un senso di compassionevole partecipazione alle sofferenze di cui è vittima.

La verità storica (pure presente) si trasfigura, così, nelle scelte stilistiche con cui Avati ritrae quel periodo oscuro: la centralità del paesaggio rurale, dolce e severo insieme, che fa da sfondo a quasi tutti gli episodi, il gusto pittorico (il riferimento è all'elementarità dell'arte figurativa del primo Medioevo) che ispira la composizione interna delle inquadrature, il dilatarsi temporale delle immagini (specie dei primi piani) quasi a voler carpire da esse un qualche significato nuovo, l'atmosfera di magica sospensione che avvolge più di una situazione, la narrazione minimalista ed ellittica, il trapelare attraverso uno sguardo apparentemente impassibile e distaccato rivolto alla realtà di un atteggiamento di affetto e simpatia.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia                 L'Italia nell'Altomedioevo.

Religione             A) La religiosità medioevale.

                             B) Gli ordini monastici.